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TELECOM NON PUO’ INTERCETTARE

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(WSI) –
Guido Rossi all’attacco: «Lo dico una volta per tutte, Telecom Italia non c’entra nulla con l’inchiesta sul settore security della compagnia». E per chi si ostinasse ancora a sostenerlo, il presidente del gruppo di telecomunicazioni ha già preparato la diffida. Un provvedimento destinato «ai mezzi di stampa che fanno confusione legando il nome dell’azienda alle intercettazioni, che deve finalmente finire. Telecom Italia non può intercettare, legalmente o illegalmente».

L’avvertimento un po’ a sorpresa di Rossi è arrivato subito dopo l’audizione al Copaco di ieri pomeriggio. Davanti al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, i responsabili del gruppo telefonico hanno fatto luce sul recente caso di dossieraggio illegale.

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Ma le parole di Rossi sono sembrate una risposta a stretto giro alle dichiarazioni fatte poco prima dal premier in aula. In mattinata infatti Romano Prodi, intervenendo al Senato sul caso Telecom, ha gettato ancora una volta ombre sull’azienda di Marco Tronchetti Provera, lasciando intendere che ci sia un coinvolgimento diretto dei vertici nel capitolo intercettazioni. Capitolo che, secondo Prodi, «tocca da vicino la principale azienda di telecomunicazioni».

Un caso «ben più triste e ben più complesso», rispetto ai progetti di riassetto del gruppo e alle ipotesi di cessione di alcuni settori, tra cui quello della telefonia mobile. Il presidente del Consiglio ha poi dichiarato che «la magistratura e il Garante per la privacy stanno facendo il loro lavoro, il governo non interviene». Non la pensa così Rossi. Al comitato parlamentare, il numero uno di Telecom ha detto di aver «spiegato con tranquillità che il problema delle intercettazioni con Telecom Italia non c’entra».

Parole che saranno riprese, in sostanza, nella diffida che Rossi ha affidato ai legali del gruppo e che sta per piombare sul tavolo di tutti i direttori di giornali, radio e televisioni. Destinatari dell’atto saranno anche tutte le princiapli istituzioni italiane. Obiettivo è fare chiarezza ed evitare che si parli ancora di un coinvolgimento diretto di Telecom nell’inchiesta che la Procura milanese sta portando avanti.

E, secondo quanto ha appreso Finanza & Mercati, la diffida si appoggerà proprio sulle 344 pagine scritte dai magistrati di Milano per motivare le 20 ordinanze di custodia cautelare emesse, tra gli altri, nei confronti di Giuliano Tavaroli. Secondo Rossi, Tavaroli, e con lui tutta la divisione sicurezza del gruppo, non riferiva ai vertici aziendali, ma direttamente alla magistratura e a tutti gli organi inquirenti. Non solo. L’atto della Procura firmato dal gip Paola Belsito – questa la tesi dei legali del gruppo – non accosta mai la Telecom alla vicenda intercettazioni. Anzi. Il gruppo risulterebbe addirittura come parte lesa.

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