Società

TASSI: PEGGIO E’ PASSATO MA BCE SI PREPARA AL 7° TAGLIO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

– FRANCOFORTE – Da Washington e da Bruxelles i segnali dell’establishment politico si vogliono ottimisti. La caduta della produzione sembra in rallentamento e il peggio è passato. Domani tuttavia la Banca centrale europea dovrebbe tagliare nuovamente il costo del denaro e introdurre misure non convenzionali per aiutare i mercati e l’economia.

Il tasso di riferimento dovrebbe scendere dall’1,25 all’1 per cento: si tratterebbe del settimo allentamento in poco più di sei mesi per un totale di 325 punti base. La scelta non sorprende: le ultime previsioni economiche fanno temere la peggiore recessione dagli anni Trenta.

Nelle loro previsioni di marzo, gli economisti della Bce prevedono un calo del Pil del 2,7 per cento. Ma proprio nei giorni scorsi sia la Commissione Europea che il governo tedesco hanno ridotto drasticamente le loro stime per il 2009: le autorità comunitarie si aspettano una contrazione dell’attività del 4% nella zona euro, l’Esecutivo del 6% in Germania.

Il timore di molti osservatori è che la stima della Bce possa essere stata superata dagli eventi, anche se la proiezione è in realtà una forchetta piuttosto ampia che va da -3,2% a -2,2. Al di là della nuova riduzione del costo del denaro, il consiglio direttivo dovrebbe annunciare anche nuove misure per aiutare mercati ed economia.

Il tema è stato discusso dai banchieri per settimane. Come ha spiegato in un recente discorso a Ginevra Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, l’istituto non vuole prendere decisioni dalle quali è difficile tornare indietro. Molti banchieri sostengono che le scelte inglesi o americane di allentamento quantitativo sono rischiose. L’ipotesi più accreditata è che la Bce annunci un allungamento delle operazioni di rifinanziamento. Attualmente, l’istituto effettua pronti contro termine della durata di sei mesi e ad ammontare indefinito. La durata potrebbe essere portata a un anno o addirittura a due anni. L’obiettivo è di offrire alle banche massime garanzie sul fronte della liquidità.

Il consiglio direttivo potrebbe inoltre permettere alla Banca europea degli investimenti (Bei) di partecipare anch’essa ai pronti contro termine della Bce, in modo da facilitare il suo rifinanziamento. Da un punto di vista politico questa decisione potrebbe essere vista come un passo in avanti nella collaborazione tra le istituzioni europee.

Infine, i banchieri dovranno decidere se e come acquistare obbligazioni sul mercato. Il tema è controverso nel consiglio direttivo. Non basta: c’è chi pensa che la Bce debba concentrarsi sull’acquisto delle sole obbligazioni private e chi invece non esclude l’acquisto di titoli pubblici.

A Francoforte l’acquisto di obbligazioni statali non piace, meglio piuttosto quelle private, tanto che uno dei tanti piani messi a punto dalla Bce prevede l’acquisto sul mercato per un periodo di sei mesi di obbligazioni bancarie garantite e di società non finanziarie con maturità relativamente brevi. Molti banchieri nazionali hanno invece l’opinione contraria.

Il tema è argomento difficile, ma secondo alcuni osservatori ormai urgente. I prezzi alla produzione nella zona euro sono scesi del 3,1% annuo in marzo, un record negli ultimi 22 anni, tanto che ieri il governatore austriaco Ewald Nowotny ha spiegato che «nel futuro prevedibile i rischi sono di deflazione, non di inflazione».

Copyright © Il Sole 24 Ore. Riproduzione vietata. All rights reserve