* Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance.
La Cina ha aumentato di 0,27% sia i tassi ad un anno sui prestiti in yuan (da 5,31% a 5,58%) sia i tassi sui depositi in yuan ad un anno (da 1,98 a 2,25%). Si tratta della prima decisione di rialzo dei tassi dal luglio del 1995 con riferimento al tasso sui prestiti e dal 1993 con riferimento invece al tasso sui depositi.
Il rialzo dei tassi è giunto del tutto inatteso in termini di timing. Alcune dichiarazioni da parte di banchieri centrali cinesi avevano lasciato intendere la possibilità di un rialzo dei tassi laddove il tasso tendenziale dei prezzi al consumo si fosse posizionato al di sopra del tasso di riferimento sui prestiti. A luglio ed agosto il cpi tendenziale si era posizionato al 5,3% per poi scendere al 5,2% a settembre, allontanando il timing atteso del rialzo.
L’odierna decisione della banca centrale cinese si inquadra nel tentativo di riportare l’esplosiva crescita cinese su livelli sostenibili e soprattutto non aventi impatti inflativi di rilievo. Il governo dal canto suo ha già proceduto ad adottare alcuni provvedimenti amministrativi al fine di frenare gli investimenti in alcuni settori come quello delle costruzioni, dell’acciaio e dell’auto. Ricordiamo che il Pil cinese del terzo trimestre si è attestato al 9,1% a/a dal 9,6 del trimestre precedente.
L’atteso calo della crescita cinese in seguito alla decisione odierna potrebbe comportare una riduzione della domanda cinese di materie prime, elemento quest’ultimo rilevante visto che la Cina è diventato il principale consumatore al mondo di diverse categorie di commodities. Il calo del prezzo delle materie prime potrebbe però risultare benefico per i produttori, soprattutto quelli Usa, che hanno dovuto sopportare il recente rally delle commodities (l’indice CRB ha segnato proprio ieri il livello massimo degli ultimi 23 anni) senza poterlo però riversare sui consumatori finali in assenza di un effettivo pricing power.
Il miglioramento delle prospettive sul fronte corporate per le ragioni esposte, aiuta a comprendere la prima reazione verificatasi sul mercato forex, che ha prodotto un generale rafforzamento del Dollaro.
In generale il potenziale miglioramento delle prospettive sulla crescita indotto da un ridimensionamento dei prezzi delle commodities, potrebbe a sua volta rendere la Fed più celere nel processo di rialzo dei tassi.
In tale ottica si spiega la penalizzazione dei bond con riferimento principalmente ai Treasuries dove lo spread sul comparto a 10 anni è passato da 20 a 25 bps. Più dibattuto l’effetto sul mercato equity dove, a fronte della possibilità di prospettive più rosee sui margini aziendali vi è anche l’effetto contrario generato dalla possibilità di assistere ad un’accelerazione della politica monetaria restrittiva della Fed.
In tal modo abbiamo cercato di sintetizzare e spiegare le prime reazioni registrate sui mercati finanziarie partendo dalle eventuali modifiche del quadro macro generato dalla decisione della banca centrale cinese. Teniamo però a precisare che l’impatto è stato più marcato in quanto si tratta di una notizia inattesa nel timing e relativamente nuova, in quanto come detto, si tratta della prima decisione in tal senso da parte della Cina nel corso degli ultimi 9 anni.
Il dibattito tra gli analisti è destinato ad accendersi nei prossimi giorni. In particolare occorrerà verificare se la decisione odierna sui tassi possa o meno essere letta come una mossa che prelude alla rivalutazione dello Yuan di cui si è molto discusso nelle ultime settimane.