(9Colonne) – Roma, 27 lug – Tra giugno 2006 e maggio 2007, primo periodo di applicazione della legge Bersani, non vi è stata alcuna differenziazione fra l’andamento dei prezzi delle principali forme di raccolta e di impiego verso il settore delle famiglie. È questa la conclusione di una nota ufficiale dell’Abi, basata sui dati pubblicati dall’Eurosistema (Bce-Banca d’Italia). Viene analizzata l’evoluzione dei tassi delle principali forme di raccolta e di impiego nel segmento famiglie, per il periodo compreso tra giugno 2006 (mese precedente all’introduzione della normativa che regolamenta la variazione dei tassi d’interesse) e maggio 2007 (ultimo dato disponibile), periodo nel quale i tassi di politica monetaria della Bce sono aumentati di 100 basis point. La nota esamina la reazione dei tassi bancari, rispetto alle decisioni di politica monetaria, prevalentemente nell’ambito del mercato dei conti correnti, dei mutui e del credito al consumo. Alla luce dei dati analizzati, Abi “non ritiene condivisibili, né trovano riscontro oggettivo, le stime circolate negli scorsi giorni secondo cui nel periodo preso a riferimento le banche avrebbero praticato politiche di tasso nei confronti della clientela in contrasto con le norme contenute nella legge Bersani e tali da aver generato un maggior margine di 5,3 miliardi di euro (cifra che sarebbe pari addirittura a quasi il 15% del margine d’interesse complessivamente registrato nel 2006 dall’intero settore bancario italiano)”. L’analisi della dinamica dei tassi d’interesse applicati su uno dei principali prodotti bancari offerto alle famiglie italiane, il conto corrente, “indica come l’aggiustamento attuato, in seguito alla variazione della politica monetaria della Bce, sia stato pressoché identico per i tassi attivi e i passivi. Con il risultato che il differenziale tra questi tassi è diminuito di 3 basis point: infatti mentre il tasso applicato sugli scoperti di conto corrente è aumentato di 29 basis point, quello sui depositi è cresciuto di 32. Ciò significa che la clientela bancaria non ha subito alcuna penalizzazione in conseguenza dell’incremento dei tassi di policy”. Anche lo spread applicato nel segmento dei finanziamenti per l’acquisto di abitazioni – sostiene l’Abi – non ha subito cambiamenti di rilievo, attestandosi tra le diverse di tipologie di mutui offerti sul mercato in un margine che va da -0,08 a 0,03 punti percentuali. Per esempio: lo spread tra il tasso sui mutui a tasso variabile e l’Euribor a 3 mesi è andato diminuendo di 8 basis point, e quello sui mutui la cui durata originaria del tasso è superiore ai 10 anni e l’Irs a 10 anni (parametro di riferimento utilizzato per determinare il tasso di interesse) ha registrato un incremento di 3 basis point.
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