Società

TASSE:
UNA SOLA ALIQUOTA?

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“Un’idea che faceva parte del programma di Forza Italia nel 1994 si sta imponendo all’attenzione dell’opinione pubblica con grande forza. Intendo fare riferimento – scrive su Libero il ministro della Difesa Antonio Martino – alla rivoluzionaria proposta di basare l’intero sistema tributario su una sola aliquota: in inglese flat tax, in italiano sistema ad aliquota unica o proporzionale”.

“Se ne è occupato in passato The Economist (14 aprile), che vi ha dedicato l’editoriale di apertura, e negli ultimi giorni Steve Forbes su The Wall Street Journal (15 agosto), Oscar Giannino su il Riformista (17 agosto) e ultimamente Il Sole – 24 Ore (21 agosto). Quest’ultimo riprende uno studio pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni (una think thank di ispirazione solidamente liberale) che fornisce un quadro generale delle esperienze dei Paesi che hanno adottato la flat tax.

Vediamo. “Il sistema – elenca Martino – è stato già adottato da: Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Serbia, Slovacchia, Ucraina, Romania e Georgia; è seriamente preso in considerazione da: Croazia, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, e Grecia; viene sostenuto da tempo ed ha buone probabilità di essere preso in considerazione dagli Stati Uniti d’America. Non si tratta più quindi del sogno visionario di pochi liberali isolati, come quando ne parlammo per la prima volta, ma di una realtà di un numero crescente di Paesi, di una esperienza consolidata e collaudata che merita quindi di essere considerata con rispetto e non con lo scherno che la accolse quando Forza Italia ne fece uno dei suoi punti programmatici nel 1994.

I vantaggi del sistema sono enormi. Anzitutto la sua semplicità: con una sola aliquota e la chiusura di tutte le “scappatoie” fiscali, chiunque è in grado di assolvere da sé i propri doveri col fisco e di capire esattamente come il meccanismo funzioni”. “Perderebbero clienti i “mandarini”, i grandi esperti che riescono ad orientarsi in un insieme farraginoso, contorto e contraddittorio di norme tributarie, ma tutti gli altri ne ricaverebbero un enorme beneficio. In secondo luogo, grazie alla chiusura delle scappatoie tributarie, con un’unica aliquota bassa si riuscirebbe a fare incassare lo stesso o addirittura un maggiore gettito all’erario. Tanto per dare un’idea, le aliquote dei Paesi che hanno già adottato la flat tax vanno dal 12% della Georgia al 33% della Lituania. L’aliquota presa in considerazione dalla Grecia è del 13%, quella proposta da Forbes negli Usa il 17%.

Aliquote infinitamente minori, quindi, delle attuali, ma che, con paradosso solo apparente, rendono enormemente più allo Stato delle attuali aliquote da confisca. Le ragioni dell’enorme successo della flat tax sono più d’una, ma la principale è che aliquote basse scoraggiano l’elusione e stimolano il lavoro, il risparmio, l’assunzione di rischio e l’investimento”.

“Il successo dell’idea e la sua enorme diffusione hanno una sola causa: la proposta funziona egregiamente ed ovunque. Sento già un’obiezione: la flat tax violerebbe il dettato della nostra Costituzione che impone la progressività del sistema tributario. Non è così. La progressività può ottenersi o grazie ad aliquote crescenti al crescere del reddito, com’é adesso, o grazie al gioco delle detrazioni personali, come sarebbe con l’adozione di un’aliquota unica.

Quest’ultima, quindi, garantirebbe anche quella progressività che ci è imposta dalla Costituzione ma senza gli enormi svantaggi dell’attuale sistema. Sembra che Angela Merkel, candidata della Cdu a guidare il governo della Germania federale, abbia fra i suoi consiglieri economici un fautore dell’aliquota unica. Può darsi, quindi, che al lungo elenco surriferito di Paesi che hanno adottato l’aliquota unica si aggiungerà anche la Germania. C’é solo da sperare che l’Italia, primo Paese occidentale in cui quel sistema abbia costituito oggetto del programma elettorale di un partito politico, non sia l’ultima ad adottarlo in concreto”, conclude Martino.