TAGLIARE LE PROVINCE? INTANTO MOLTIPLICHIAMOLE

di Redazione Wall Street Italia
31 Maggio 2007 09:47

(9Colonne) – Roma, 31 mag – “Altro che tagli, le Province crescono”, si legge nella nuova inchiesta che La Stampa dedica ai costi della politica. “Mantenerle costerebbe come mezzo Tesoretto” afferma il quotidiano torinese secondo cui a un anno dall’insediamento del nuovo Parlamento sono state depositate “ben 43 proposte di legge che propongono 24 nuove province. In pratica in ogni regione d’Italia, dal Nord al Sud, isole comprese. Per pagarle tutte ci giocheremmo metà del tesoretto che Padoa-Schioppa ha reso disponibile per la spesa sociale: 1,2 miliardi. Una follia. Non a caso in questi giorni il ministro Amato sta pensando di rispolverare la norma stralciata dall’ultima Finanziaria che congelava tutti i fondi destinati ad istituire nuovi uffici periferici (prefetture, questure, ecc.) nelle nuove province non ancora decollate, come Monza, Fermo e Barletta-Andria-Trani”. La Stampa evidenzia come si tratti di proposte bipartisan: “L’ultimo pdl messo agli atti è datato 16 aprile, quando già da settimane infuriava la polemica sui costi della politica e le province campeggiavano in cima alla lista degli enti inutili: istituzione della provincia dell’Arcipelago toscano, capoluogo Porto Ferraio. La proposta è del Dc-Ps Lucio Barani che fa salire a 17 i progetti firmati da deputati e senatori di Nuova Dc e alleati, 12 arrivano da Forza Italia, 4 dall’Udc, 3 dai Verdi, 2 a testa da Ulivo e Lega Nord, mentre An, Rosa nel pugno e gruppo Misto ne siglano uno ciascuno. I recordman assoluti sono i dc Catone e Rotondi, con 8 nuove province, seguiti da Mario Pepe (deputato di Forza Italia eletto a Velletri) che ne propone 3. Tutte nella sua area di influenza: Castelli romani, Civitavecchia e Guidonia. Le province più sponsorizzate (con 4 pdl ciascuno) sono quelle di Melfi e della Venezia orientale. Consensi bipartisan e doppio capoluogo, a Portogruaro e San Donà di Piave. Aversa, Avezzano, Bassano del Grappa, Sibaritide Pollino e Sulmoma hanno tre nomination a testa, due Nola e la provincia ‘dei Marsi’. Come Lanciano Vasto Ortona e Frentana, che è l’unica proposta dai Verdi. Che come altre forze di maggioranza gridano da tempo contro i costi della politica e poi coi senatori Marco Pecoraro Scanio (fratello del leader Alfonso) e Tommaso Pellegrino, a loro volta giocano a scassare la cassa”. “Luca Volontè dell’Udc – si legge ancora nell’articolo di Paolo Baroni – appoggia la richiesta di Busto Arsizio, il leghista Roberto Cota vuole staccare Canavese e Valli del Lanzo da Torino, il senatore Malan (Fi) punta invece le sue carte su Pinerolo. Per il leghista Davide Caparini anche la Valcamonica merita il titolo di provincia. Il suo collega Paolo Grimoldi propone invece di allargare quella di Monza ai comuni di Busnago, Caponago, Cornate d’Adda e Roncello. Valter Zanetta di Forza Italia chiede l’assegnazione dello statuto speciale a Verbania Cusio Ossola e pure l’istituzione di una zona franca, il leghista Montani la vorrebbe invece trasformare in provincia autonoma. Progetto che altri deputati della Lega coltivano invece per Treviso, Bergamo e Belluno”. Si tratta tuttavia di proposte destinate ad infrangersi a causa della contrarietà del governo, laddove Linda Lanzillotta “ha già avviato il monitoraggio per verificare le dimensioni ottimali e a breve dovrebbe indicare gli standard minimi per la ‘buona provincia’, preludio di un severo piano di aggregazioni”.