La City di Londra inizia a tremare, teme l’effetto Osborne
Le preoccupazioni del mondo finanziario inglese riguardano una regolamentazione ancora più stringente.
Le preoccupazioni del mondo finanziario inglese riguardano una regolamentazione ancora più stringente.
E' quanto risulta da un sondaggio condotto da BoA-Merrill Lynch. Di fatto, la proporzione degli investitori globali a ribasso sulla valuta è scesa parecchio dal mese di maggio.
Non si tratta di una normale recessione, alle quali storicamente sono sempre seguiti periodi di ripresa più o meno fortunati, bensì di qualcosa di nuovo che si delinea giorno dopo giorno come qualcosa di sempre più preoccupante. La verità è che nessuno sa come affrontare questo periodo in quanto nessuno ha mai assistito ad una crisi del genere.
L'offerta, che inizierà tra 10 giorni, e' rivolta a tutti gli obbligazionisti che non hanno accettato lo swap di 5 anni fa e riguarda 20 miliardi di dollari di bond, di cui circa 4,5 miliardi di dollari in possesso di creditori italiani.
La percentuale dei progetti fermi rappresenta solo il 20% del totale di quelli presentati, ma copre l'80% del valore complessivo. Tra le banche piu' esposte: HSBC con $17 miliardi e Standard Chartered con $7.8 miliardi.
La presidente Cristina Fernández vuole appropriarsi di $29 miliardi dei fondi pensione privati. Merval al mínimo da giugno 2004. In ottobre la Borsa di Buenos Aires e' crollata -41,1%. Tango bond al 30%, un valore da pre-collasso.
Il Tribunale di Cremona ha condannato la Banca Bipielle Network spa a pagare 52.163 euro, più gli interessi legali e la svalutazione monetaria, a un pensionato di 71 anni e al figlio, entrambi vittime del crack dei bond argentini.
Aumentano le attese di un aumento del costo del denaro da parte della Fed gia' a fine anno. Tassi di mercato in crescita soprattutto sulla parte a lungo termine della curva: timori di maggiori spinte inflattive.
Il rapporto del Censis sugli investimenti. Negli ultimi dieci anni il 5% delle famiglie più ricche è passato a detenere dal 27% al 32% del patrimonio.
Tre italiani su quattro hanno detto no al piano di Buenos Aires per la ristrutturazione del debito. Finora solo il 27% dei rispiarmatori ha aderito all'offerta.