(WSI) – Otto anni fa, le azioni Blockbuster valevano $30. Oggi viaggiano intorno a $0.30. Insomma, se si hanno in carico 10 titoli ci si puo’ ancora permettere il noleggio di un ultimo dvd, sempre che il vostro broker rinunci ala propria parcella.
Questo sembra davvero un brutta film, da mettere sulla mensola accanto a Titanic. Ma chi e’ affondato su questa nave? Probabilmente nessuno tra chi ha messo recentemente piede in un negozio Blockbuster e ci ha dato un occhiata. Si sarebbe potuto annusare la rovina anni fa.
Come si sono comportati per competere con Netflix o internet? C’e’ un messaggio per gli investitori privati in questa domanda. Mai comprare un’azione in borsa se, come consumatori, la relativa societa’ non convince.
Invece che investire in quello che si conosce e che piace, meglio vendere cosa si conosce e si odia. Chiamiamolo il Principio del Tacchino: nel mercato azionario, e’ piu’ facile individuare un tacchino che un acquila. L’ironia della sorte e’ che molti investitori sprecano il loro tempo alla ricerca delle acquile.
Blockbuster non e’ un esempio isolato. Qualche giorno dopo l’annuncio del rischio bancarotta da parte della catena di video a noleggio, il produttore di smart phone Palm ha comunicato vendite deludenti. Le azioni sono precipitate. Ascoltando alcune reazioni, Palm sorprese e sbalordi’ il mercato.
Davvero?
Allora nessuno a Wall Street aveva messo piede in un negozio di cellulari. O sentito parlare dell’iPhone. O semplicemente guardato in mezzo alla strada e dentro ai bar per vedere quali smartphome la gente stava usando.
Bisogna solo chiedersi che cosa aveva spinto all’insu’ i titoli Palm lo scorso autunno. Palm aveva i giorni contati sin da quando Apple annuncio’ il suo iPhone nel 2007, se non addirittura prima. Il modello Palm Pre, lanciato l’anno scorso, era semplicemente troppo piccolo e arrivato sul mercato troppo tardi.
Torniamo al Principio del Tacchino. Per due decenni, molti investitori privati hanno tentato di diventare ricchi comprando alla cieca azioni di negozi, catene di ristoranti e societa’ che producevano o vendevano i loro prodotti preferiti. Le persone hanno in pratica seguito l’avviso di Peter Lynch di investire laddove facevano gli acquisti. Il signor Lynch, ex manager in Fidelity, ha fatto di questa nozione la pietra miliare del suo bestseller datato 1989: “One up on Wall Street”.
Durante il mercato toro degli anni 90, agli investitori ando’ bene. Ma poi il meccanismo salto’.
Nell’ultimo decennio i risultati di questo tipo di strategia sono stati misti, se non negativi. Le persone ci hanno rimesso la camicia investendo in JetBlu e Krispy Kreme Doughnuts. C’e’ chi ha incassato pesanti perdite, con effetti durati per anni. Anche qual’ora un titolo abbia recuperato poi terreno, e’ stato comunque venduto per disgusto.
Non basta avere una certa preferenza per determinati prodotti. Se si vuol far soldi scommettendo in borsa, bisogna comprendere molto di piu’, dalla valutazione fino ai fondamentali, inclusi i bilanci e i flussi di cassa.
Quando per un investitore si apre un’opportunita’ a Wall Street? Quando inizia a cercare un tacchino.
Dopo tutto per le aziende e’ piu’ facile perdere soldi che guadagnarli. Ai consumatori non serve conoscere il team di investor relation di un gruppo. E’ sufficiente mettere un piede in uno store ogni settimana e avre cosi’ una visione piu’ chiara su cosa sta realmente accadendo.
Gli investitori che “vendono quello che non acquistano da molto tempo” hanno evitato tacchini come Circuit City, General Motors e Sprint ben prima di Wall Street.
Ci sono diversi modi per i privati per essere un passo avanti e scommettere attivamente contro la prossima Blockbuster, se lo vogliono.
Si puo’ comprare un’opzione put su molte azioni, per un piccolo ammontare di denaro. Un’opzione di questo tipo e’ semplicemente una scommessa che l’azione possa scendere sotto un certo livello di prezzo entro un determinato arco temporale. In altre parole, se scommetti bene, un piccolo investimento puo’ trasformarsi in un grande profitto. Se si sbaglia, tutto quello che c’e’ da perdere e’ quel po’ di denaro usato nella scommessa.