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T-BOND OLTRE OGNI LOGICA. MA LA BOLLA ANDRA’ AVANTI

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(WSI) – Recessione fino ad almeno il termine del primo semestre e possibile deflazione. Per Marco Annunziata, capo economista di Unicredit, il 2009 «sarà un anno da dimenticare». Le previsioni dell’ufficio studi di Piazza Cordusio sull’Eurozona vanno oltre le stime peggiori: nel 2009 il Pil europeo si ridurrà del 2% (-1,8% secondo le previsioni di Eurostat), quello italiano del 2,5% (mentre Bankitalia prevede una contrazione del 2%). Il Pil statunitense rallenterà all’1,3%, mentre la disoccupazione toccherà il 10%. La ripresa è attesa solo nel 2010, «e comunque – precisa Annunziata – sarà lenta». La prossima estate, inoltre, il tasso di inflazione sarà «molto vicino allo zero» (se non negativo), il che comporterà un «serio» rischio di deflazione.

Le conseguenze saranno un’inflazione negativa sui beni alimentari per il secondo semestre e una stabilizzazione del prezzo del petrolio a 40 dollari al barile per l’intero anno. A più breve termine, Unicredit stima una caduta dei prezzi, per il mese di gennaio, dello 0,7%. Meno care benzina e bollette: la flessione dei prezzi sarà dello 0,5%-1%.

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Il 2009 sarà poi l’anno dei titoli di Stato, in particolare dei T-bond: «è una bolla che non ha senso – spiega Annunziata – il debito Usa sta crescendo eppure il Treasury continua a essere percepito come un investimento sicuro». La corsa ai bond governativi continuerà fino al primo semestre 2009, con conseguente caduta dei rendimenti, anche per i titoli di medio-lungo periodo. Solo con il secondo semestre «assisteremo a un rimbalzo degli yields sulla parte lunga della curva». Sul fronte del differenziale fra Btp e Bund, l’allargamento degli spread (che sul decennale ha toccato la quota record di 170 punti base) è ritenuto «eccessivo», ed è destinato a restringersi nel corso dell’anno. «Questo perché – spiega Annunziata – il mercato ha già prezzato il rischio dell’Italia».

Sulla ripresa dell’economia reale, Annunziata punta la fiche del piano Obama: «Ottocento miliardi di dollari sono la risposta più concreta che si possa dare per uscire dalla recessione».

Nell’attesa, lo strumento da utilizzare continua ad essere quello dell’espansione monetaria, con i tassi sui Fed Funds a quota zero «per tutto l’anno e buona parte del 2010» e quelli europei che scenderanno fino all’1%. Il problema, però, sarà quello della tenuta dei conti delle banche centrali: «Una volta iniettata la liquidità, gli istituti centrali dovranno rientrare nella normalità, riducendo i propri bilanci. Per la Federal Reserve sarà meno facile che non per la Bce, nella misura in cui ha agito comprando gli asset tossici delle banche, per i quali si pone ora il problema di doverli rimettere sul mercato».

Per quanto riguarda l’Italia, la ripresa ha stretti margini di manovra: «L’Italia non può che avere un piano di stimolo ridotto – spiega – perché non può permettersi di allargare ulteriormente il suo debito pubblico. Gli strumenti che il governo potrà utilizzare sono quelli di una riforma del mercato del lavoro e una politica fiscale volta a rilanciare i consumi». Annunziata considera inoltre la proposta di «ripulire» gli istituti bancari facendo confluire i titoli illiquidi in una «bad bank» come «plausibile»: «È una soluzione già sperimentata con successo in Svezia e durante la crisi asiatica».


L’idea di un taglio del giudizio dell’agenzia di rating sul debito sovrano del nostro Paese resta tuttavia improbabile. Questo perché «l’indebitamento italiano delle famiglie, che si riflette nel conto delle partite correnti, è relativamente basso rispetto ad altri Paesi». Infine, il possibile default di Portogallo e Grecia (recentemente downgradati) «è un’eventualità da escludere – conclude Annunziata – dalle conseguenze politiche molto pesanti».

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