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SUPEREURO: SOPRA 1,32, CONTINUA FUGA DAL DOLLARO

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Supereuro continua a macinare record su record, oltrepassando quota 1,32 dollari, con un nuovo massimo di giornata a 1,3237; più in generale, l’ andamento al rialzo della valuta unica è però il risultato della grande fuga dal dollaro, oggi ai minimi da circa quattro anni e mezzo sullo yen.

Gli operatori infatti continuano a vendere dollari, nella convinzione che il biglietto verde dovrà deprezzarsi ulteriormente nel tentativo di favorire un riequilibrio dei conti con l’ estero, che nel secondo trimestre hanno accusato un disavanzo-record di 166,2 miliardi di dollari. Va tenuto conto che, di fronte ad un passivo di questa entità, gli Stati Uniti necessitano di adeguati afflussi di capitali esteri, in grado di garantire la stabilità della divisa. Ove invece quest’ apporto venga a mancare, la conseguenza è appunto una discesa del dollaro.

Non è casuale, a questo riguardo, il fatto che la discesa repentina del dollaro è cominciata all’ indomani delle dichiarazioni fatte dal presidente della Fed, Alan Greenspan, che nei giorni scorsi si è detto preoccupato circa la sostenibilità del ritmo con cui attualmente i capitali esteri continuano a dirigersi verso gli Usa, acquistando azioni, titoli del Tesoro, obbligazioni societarie.

Tutti asset denominati in dollari, la cui appetibilità però è messa a repentaglio proprio dal deprezzamento della valuta, che rende oggettivamente più convenienti altre tipologie di investimenti. Se a questo si aggiunge che l’ Amministrazione Bush, pur senza averlo mai ammesso esplicitamente, guarda con favore alla possibilità che un indebolimento del dollaro serva a ridurre il deficit corrente, allora il quadro è completo e il dollaro continua così a scendere.

Oltre a questo, almeno finora gli altri Paesi ed aree penalizzati dal calo del dollaro non sono intervenuti a sostegno delle rispettive valute, anche se proprio oggi da parte del Governo giapponese è stata ventilata la possibilità di interventi concertati in questa direzione, assieme alla Bce. Questo tipo di ‘contromisure’, in ogni caso, che dovrebbero consistere essenzialmente nella vendita di euro e yen sul mercato, di fatto hanno sempre avuto una portata limitata e perciò sono incapaci di invertire una tendenza di fondo, che attualmente è quella di favorire il minidollaro.

Bisognerà a questo punto vedere fino a che livello potrà fermarsi la grande corsa dell’ euro, o meglio la discesa agli Inferi del dollaro. A questo proposito, fra ieri ed oggi tre autorevoli banche d’ affari, cioé Merrill Lynch, JPMorgan Chase e UBS, hanno tagliato ulteriormente la valutazione del biglietto verde. Merrill parla di quotazione dell’ euro destinata a salire a 1,35/1,40 dollari, mentre JPMorgan indica un rialzo fino a 1,37 e UBS fino a 1,36.

Insomma, almeno per ora la valuta unica dovrebbe continuare ad inanellare nuovi record, malgrado la congiuntura europea continui a dare segnali negativi, prova ne sia che l’ indice Ifo tedesco che misura la fiducia delle aziende è sceso a novembre ai minimi da oltre un anno. Quanto al Giappone, nonostante il minidollaro invece l’ export ad ottobre ha segnato una crescita dell’ 11,8% su base annua, con il saldo attivo commerciale salito dell’ 8,8% a 1,16 trilioni di yen.

Va tenuto conto infine che le oscillazioni fra le diverse valute avvengono oggi in assenza di scambi sul mercato Usa, chiuso per la Giornata del Ringraziamento. Un’ occasione in più per chi volesse intervenire a sostegno del dollaro, perché in questo caso, in presenza di scambi limitati, il risultato sarebbe più facilmente conseguibile.