Economia

Summit Ue: ennesimo flop. Niente di buono sul fronte Europa

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Bruxelles – Formalmente i leader europei “vogliono la Grecia nell’euro” (comunicato integrale sotto) ma in realta’ il vertice ha mostrato tensioni, litigi, nessuna strategia comune e soprattutto nessun colpo d’ala per una nuova visione comune, a Bruxelles. Hollande pone la questione degli eurobond ma trova la ferma opposizione di Merkel. Nessuna iniziativa per la Spagna, quarta economia Ue, sull’orlo del collasso, con 184 miliardi di euro di buco prima non contabulizzato nelle banche spahnole. Madrid ha truccato i conti come la Grecia.

La Germania ha “enormi difficolta’” con gli eurobond, ha detto la Cancelliera Angela Merkel. Al suo nono giorno come presidente della Francia e al suo primo summit europeo, Hollande ha delineato invece una politica pro-euro bond (appoggiato dal presidente del Consiglio italiano Mario Monti) di cui e’ chiaro l’assunto: Germania e Francia sono agli antipodi. Le divisioni tra i due paesi che rappresentano le maggiori economie dell’area euro, identificabili nel bracico di ferro tra austerity e crescita, non preludono ad una politica comune efficaca per fronteggiare la drammatica crisi Ue.

Ecco il comunicato integrale del leader dell’Eurogruppo (per l’Italia erano presenti il presidente del consiglio Monti e il ministro Moavero).

Il testo dimostra quanto difficile sia stato trovare un accordo anche solo per scrivere pochi generici paragrafi, che non hanno carattere ne’ leadership e cozzano con la dura realta’ del dramma greco, negativa da oltre due anni:

Abbiamo discusso la situazione politica ed economica in Grecia.

Vogliamo che la Grecia rimanga nell’area euro e allo stesso tempo che rispetti i suoi impegni.

Siamo totalmente consapevoli degli sforzi significativi gia’ compiuti dai cittadini greci.

L’eurozona ha mostrato una solidarieta’ considerevole, avendo gia’ elargito insieme al FMI quasi 150 miliardi di euro in supporto della Grecia dal 2010. Ci assicureremo che i fondi strutturali e gli strumenti europei siano mobilizzati per portare la Grecia su un sentiero di crescita e creazione di posti di lavoro.

Continuando le riforme vitali per restaurare la sostenibilita’ del debito, coltivare gli investimenti privati e rafforzare le sue istituzioni e’ la migliore garanzia per un futuro piu’ prospero nell’area euro. Ci aspettiamo che dopo le elezioni il nuovo governo greco fara’ questa scelta.

I futures Usa sono in ribasso stamattina mentre l’euro ha toccato il minimo di 22 mesi nei confronti del dollaro: l’opinione degli investitori globali e’ che le divisioni tra Francia e Germania non preludano a nulla di buono per chi detiene asset in euro. I rendimenti dei bund tedesci a 5, 10 e 30 anni sono scivolati ai nuovi minimi storici e vicino a zero, e’ una vera e propria fuga verso il porto sicuro rappresentato dall’unico paese solido in Europa.

I leader hanno dato mandato al presidente dell’Unione Europea Herman Van Rompuy di “disegnare” (come se ci fosse tempo di disegnare, mentre tutto sta crollando) i blocchi per una regione europea “piu’ integrata” entro il prossimo summit Ue, previsto per il 28-29 giugno, e cioe’ dopo le elezioni politiche in Grecia che potrebbero far scattare l’uscita di Atene dall’euro (ma il mercato dara’ giudizi ben prime del voto ellenico).

L’incarico di Van Rompuy si potrebbe estendere anche all’esame (sempre troppo poco, troppo tardi) di un sistema di assicurazione dei depositi bancari a livello europeo, che garantisca i depositanti fino ad almeno 100.000 euro, nel caso ci fossero fughe dagli sportelli dovute alla poca liquidita’ di molte grandi banche Ue gravate da debiti e titoli di stato tossici. In Italia l’assicurazione dei depositi e’ puralmente formale, fino a 100.000 euro, ma non ci sono soldi “effettivi” in un fondo ad hoc come avviene invece negli Stati Uniti dove il Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) e’ pre-finanziato dalle banche con una percentuale sugli impieghi.

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Rumor che si accavallano facendo sprofondare i mercati, smentite che arrivano prontamente per evitare l’effetto panico, euro ko che chiude ai minimi dall’agosto del 2010, scivolando sotto quota $1,26, borsa Milano in caduta libera che perde quasi il 4%, seguita a ruota dalle perdite di Parigi, Francoforte, Londra. Non c’è alcun dubbio: l’attesa per il summit dei 27 paesi membri dell’Unione europea, in calendario alle 19 ora italiana, snerva le piazze finanziarie di tutto il mondo.

D’altronde, quello che si sta aprendo è un vero e proprio vaso di Pandora, e la riunione di oggi, 23 maggio, viene interpretata a livello mondiale come “la vera riunione”, quella che deciderà le sorti dell’Euro e il fato – termine coniato dalla stessa splendida cultura greca – di Atene. Niente più giri di parole, niente più sorrisini per nascondere i mali endogeni nati con l’Eurozona e mai affrontati con decisione, niente più sguardi di complicità alla Merkozy.

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy non sarà stavolta accanto alla cancelliera Angela Merkel a sostenere la politica del rigore che ha prostrato l’Europa, la Germania dovrà fare i conti con una Francia dal volto diverso, quello del nuovo presidente Francois Hollande, che già durante i tempi della campagna elettorale aveva sfidato i teutonici criticando la loro gestione dell’Europa.

Quello di stasera sarà il 18esimo summit dell’Unione europea da quando la crisi greca è iniziata. E’ probabile che la riunione si tradurrà in una maratona di discorsi, e che un comunicato si conoscerà soltanto a tarda notte, nella speranza che i leader riescano a trovare un accordo. Il mondo finanziario e non si aspettano però stavolta risposte concrete, o almeno qualche dichiarazione che riesca a dare un’idea di come l’Europa vuole risolvere l’impasse greca.

“Vi incoraggio a confrontarvi con uno scambio il più possibile franco e aperto, con l’obiettivo di fare passi in avanti in modo efficiente e costruttivo verso una soluzione credibile (da presentare) a giugno. In questo contesto, ritengo che non ci dovrebbe essere alcun tabù riguardo alle prospettive di lungo termine”, ha scritto in una lettera pre-summit il presidente dell’Ue, Herman von Rumpuy.

Ancora, “non è troppo presto guardare avanti e riflettere su possibili cambiamenti di carattere fondamentale all’interno dell’Unione monetaria europea. In molti modi, la prospettiva di muoverci verso un sistema più integrato aumenterebbe la fiducia nell’euro e in generale nell’economia europea”. Von Rumpuy precisa però anche che proporrà la discussione “dei recenti sviluppi dell’Eurozona alla fine della cena”. Della serie, prima si mangerà, e poi inizierà il dibattito.

NUOVO GIALLO SULLA GRECIA

In queste ore convulse, scoppia il nuovo giallo sul destino del paese ellenico. Poco prima della chiusura dei mercati europei, erano circolate infatti indiscrezioni secondo cui i funzionari dell’Eurozona avevano avvertito i propri stati membri di preparare piani di emergenza nel caso in cui l’eventualità dell’uscita della Grecia si concretizzasse. Ma poco dopo sono arrivate le smentite da parte di altre fonti europee, che hanno riferito che non ci sono stati né appelli del genere, né tanto meno si è parlato della possibilità dell’addio di Atene dall’Eurozona. Un’altra smentita è giunta poi dallo stesso Ministero delle finanze della Grecia.

Fa riflettere però quanto detto da una fonte riportata da France Presse, che è letteralmente sbottata. “Non c’è nulla di anomalo” (nell’ipotesi dei piani di emergenza). Se si dice che non si fanno, si viene criticati perché ritenuti incoscienti. Se all’opposto si afferma che si preparano i piani, si dirà che la situazione è molto grave”.

Eppure, nonostante le smentite, è impossibile pensare che l’ipotesi non sia presa neanche in esame. Tanto più che ad alzare la voce contro la Grecia è stata oggi la stessa Bundesbank, che ha ricordato che gli aiuti non andrebbero prorogati e che se Atene non rispetterà i suoi impegni ne dovrà pagare le conseguenze.

GERMANIA-FRANCIA AI FERRI CORTI

Sale la tensione nei rapporti franco-tedeschi. Mai come ora la cancelliera Angela Merkel deve essersi sentita tanto isolata. Di fatto, lo è. Nonostante questo, quella che è stata finora la regista numero uno delle politiche adottate dall’Europa continua ad arroccarsi strenuamente alle sue posizioni e, sorda alle proposte di Hollande, ribadisce il suo no agli eurobond.

“Credo che le obbligazioni europee non siano un contributo per rilanciare la crescita”, ha ripetuto al suo arrivo al summit Ue, sottolineando che gli Eurobond violerebbero i trattati comunitari.

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