Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Non è solo la stizza del monarca inascoltato, il combustibile che ieri ha spinto Berlusconi a lamentarsi delle metastasi democristiane che gli impediranno il fiabesco recupero degli elettori in fuga prima delle elezioni politiche. E a pronunciare quella minaccia di esplodere il suo “con me o contro di me”, se gli alleati non la pianteranno di aggredirlo giorno dopo giorno, non è più soltanto un premier estenuato da una mascherata che si ripete identica da almeno un paio d’anni. Dietro tutto questo, mentre sopraggiunge pure l’ibernazione del donchisciottesco partito unitario, si agita probabilmente nel Cav. la disperata e inammissibile consapevolezza della sconfitta.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Una certezza buia che in Berlusconi trova l’interprete quasi scalmanato che non vorrebbe rassegnarsi, e nella quale Pier Ferdinando Casini e i suoi ripetitori centristi sono freddamente riusciti a trovare una porta girevole chiamata legge proporzionale. Gliel’ha regalata proprio il Cav. che adesso pretende giustamente obbedienza e lealtà, ricavandone invece smorfie derisorie. E’ per lo meno singolare il fatto che Berlusconi sia arrivato dove è arrivato, cioè sull’orlo della resa o della rissa, senza aver immaginato per tempo una via d’uscita che risparmiasse alla sua eccezionale creatura di centrodestra la rotonda ma esiziale coincidenza con il potere da essa amministrato (neanche malaccio e in modo duraturo). Ora, declinato questo, si sta sbriciolando quella.
Ed è perfino incomprensibile il fatto che il Cav. si ostini a non pensarci ancora oggi; quando è troppo tardi per ripristinare la sana e robusta costituzione della maggioranza, ma forse non è troppo tardi per costruire qualcosa che assomigli a una coalizione capace di sopravvivere culturalmente e politicamente ai dispiaceri delle urne. Proprio lui che era e forse è, per peso e fantasia politica, il più grande e grosso di tutti, adesso rischia di spaccare tutto per non precipitare nella mestizia di quel logoro raccontino pop che narra di un signore pestato e ancora sotto schiaffo che si rialza e dice: “Avete visto quante gliene ho dette”.
Copyright © Il Foglio per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved