
ROMA (WSI) – Una bomba ad orologeria sui conti pubblici italiani pronta ad esplodere: è il debito che nel triennio 2018.2020 peserà per ben 55 miliardi di euro.
A renderlo noto l’Osservatorio guidato dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli secondo cui analizzando l’andamento dei conti pubblici italiani è emerso uno scostamento di ben 55 miliardi tra il deficit stimato dal Tesoro nel triennio 2018-2020 e l’aumento del debito pubblico. L’analisi di Cottarelli si basa su fonti ufficiali ossia sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2017 pubblicata lo scorso settembre in cui si legge che nel triennio 2018-2020 il deficit salirà di 49 miliardi mentre il debito di 104 miliardi che diventano 87 solamente ipotizzando 17 miliardi di introiti da privatizzazioni.
Il rapporto con il Pil resta sempre uno dei più alti del mondo, al di sopra del 130 per cento. E, svela l’Osservatorio di Cottarelli, da qui al 2020 il Tesoro prevede un aumento che si spiega solo in parte con l’accumularsi del deficit.
Lo scostamento tra deficit e debito è dunque pari alla differenza tra 104 e 49 ovvero 55 miliardi, che necessariamente derivano da spese eccezionali non riconducibili alla normale attività amministrativa. Ma quali sono queste spese che, secondo le previsioni, potrebbero costare ai contribuenti ben 55 miliardi?
Al momento l’ipotesi più accreditata, sostenuta anche da Cottarelli e riportata da Repubblica, è che a pesare sul debito pubblico italiano siano per lo più i costi dei derivati sottoscritti negli anni passati da Palazzo Chigi con le banche per limitare gli effetti sui conti pubblici di un eventuale aumento dei tassi di interesse.
I contratti sui derivati sottoscritti dal Tesoro puntavano ad ottenere un guadagno legato all’aumento dei tassi di interesse ma gli stessi tassi, per effetto del Quantitative easing della Banca centrale europea, sono andati giù e alla fine a guadagnarci sono state solo le banche.