Roma – Per fortuna i titoli di stato non sono iscritti ai partiti, altrimenti nessuno vi verrebbe a raccontare i prezzi e rendimenti che contano davvero, infarcendovi invece di vuote (se non false) parole di “preoccupata rassicurazione”. Lasciamo parlare i numeri: ieri sera il Btp a 2 anni Italia ha superato il rendimento dell’analogo bond di Madrid. Cio’ ha un significato evidente, per i gestori che muovono miliardi sull’obbligazionario: la speculazione internazionale sta sparando ad alzo zero contro Roma e il suo governo ma sul breve termine, agendo quindi sulle scadenze piu’ corte del debito italiano.
In concreto il BTP a 2 anni scadenza 06/13 ha chiuso ieri al rendimento del 4,159%, cioe’ un livello piu’ alto rispetto all’analogo titolo a 2 anni della Spagna, il cui rendimento ha fatto segnare 4,032%. Esaminando la quotazione di scadenze piu’ lunghe, si vedra’ che i titoli italiani come BTP a 5, 10 o anche 30 anni sono meno penalizzati rispetto agli ompologhi titoli “lunghi” spagnoli. Infatti il BTP a 5 anni Italia 3/4 scadenza 16, ha chiuso a 5,157%, mentre l’analogo bond della Spagna rende di piu’, cioe’ 5,337%. Sul 30 anni, Italia 6,180%, Spagna 6,293%.
Altra constatazione: dal costo dell’assicurazione sul debito implicito nel prezzo del CDS (credit default swaps), il rating attuale Aa2 implica invece che dovrebbe essere nove gradini piu’ in basso, cioe’ a Ba2, sotto l’Islanda e alla pari di El Salvador, secondo Moody’s Investors Service.
Il fatto che il bond a 2 anni sia lo strumento piu’ utilizzato dalla speculazione, anche tramite un fuoco di batteria di hedge funds di Wall Street, ha provocato perdite ingenti ai possessori (banche e istituti finanziari, per la maggior parte italiani) che lo hanno in portafoglio. Di qui i forti cali sull’azionario concentrati sul settore bancario, con i colossi Unicredit e IntesaSanPaolo che hanno perso fino a -10% e altre banche sospese per eccesso di ribasso a Piazza Affari. Il motivo e’ che il BTP a 2 anni ha chiuso ad una quotazione di 96,180, il che equivale ad una perdita secca in una seduta di 1.210 punti, un vero tracollo, per alcune banche fino a vari miliardi di euro a seconda di quale sia l’ammontare in portafoglio e l’esposizione.
L’altra faccia della medaglia di questa guerra tra la speculazione e Roma, che per la prima volta attacca frontalmente il nostro paese confermando purtroppo l’appartenenza al club periferico dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e’ che, ovviamente, piu’ scendono i prezzi dei bond e piu’ salgono i tassi di interesse che lo stato deve pagare sui propri titoli di debito, rendendo piu’ costoso il rifinanziamento. In un altro articolo WSI fa il calcolo del costo del debito rispetto alla varie scadenze (leggere: Tutti i dati sul debito pubblico italiano e sull’esposizione delle banche), intanto si puo’ citare la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che un mese fa dichiaro’: “per un Paese con il debito pubblico come il nostro, cento punti base di spread equivalgono a regime a 16 miliardi in più di deficit pubblico”.
Le quotazioni piu’ recenti equivalgono dunque ad altri 13 miliardi di deficit, proprio nei giorni in cui il governo di propone una manovra (abbastanza iniqua e molto discutibile) da 40 miliardi di euro. Gli analisti di JPMorgan prevedono che le banche italiane avranno bisogno di €53 miliardi per rifinanziare obbligazioni che matureranno il prossimo anno (proprio i BTP a 2 anni di cui sopra). Jefferies International stima invece che se il tasso di interesse medio sul debito italiano sale al 6% piuttosto che al 5% programmato dal governo per il 2011, i costi di finanziamento saliranno di altri 35 miliardi di euro.
In ogni caso, in attesa di vedere se la manovra e’ stata gia’ vanificata dall’attacco del speculazione, o se il mercato dei bond recuperera’ nei prossimi giorni, riprendendosi parte del valore perso e facendo cosi scendere il tasso di interesse che lo stato paga sul debito, resta il fatto che non e’ tanto l’appartenenza al club dei PIIGS che ci fa disonore, poiche’ purtroppo e’ un dato di fatto ed e’ inutile come fa qualche falso ottimista scrivere PIGS con una “I”. Bisogna fare questa debita premessa, pero’: dei 5 paesi PIIGS, la “G”, la “P” e la prima “I” sono gia’ in default tecnico, cieo’ non in grado di pagare gli interessi sul loro debito sovrano. E quindi devono essere salvate dalla Ue.
Cio’ significa che i tre PIIGS peggiori, Grecia, Irlanda e Portogallo, non sono nemmeno paragonabili a Roma e Madrid, cioe’ la seconda “I” e la “S”. Infatti il bond a 2 anni della Grecia ha un rendimento del 28,362%, il bond a 2 anni del Portogallo del 16,215%, e il bond a 2 anni dell’Irlanda del 16,196%, quindi quei paesi sono oltre 3 volte piu’ “a rischio” dell’Italia. Il fatto importante, piuttosto, succo di tutto il ragionamento, e’ che ieri per la prima in assoluto l’Italia, sull’onda del fuoco speculativo, ha effettuato un sorpasso che non doveva assolutamente accadere: eravamo all’ultimo posto nel quintetto dei PIIGS, quindi i piu’ sicuri, nell’odiosa classifica di chi rischia di cadere prima, e invece da ieri sera siamo diventati quarti. Quindi sul breve termine il rischio percepito Italia e’ piu’ alto rispetto al rischio percepito relativo alla Spagna.