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Suicidio “re dei broker”, scatta il sequestro dei beni

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ROMA (WSI) – La Guardia di Finanza sta eseguendo a Roma e in altre città italiane un sequestro di beni da oltre 50 mln di euro nell’ambito di un’inchiesta derivata dal suicidio di Giovanni Paganini Marana, broker romano titolare di una società di intermediazione mobiliare, uccisosi lo scorso 7 settembre a Roma.

Il provvedimento di sequestro, richiesto dal pm di Roma Luca Tescaroli, è stato disposto dal gip Maurizio Caivano. Le indagini sono state svolte da militari del Nucleo speciale di Polizia valutaria delle Fiamme gialle, dopo le segnalazioni di facoltosi clienti di Paganini, i quali hanno lamentato un grosso buco finanziario fatto dal broker e da altre persone con le somme da loro investite e mai restituite.

Nell’inchiesta – che ha riguardato prevalentemente la società Auditors italiana srl – risultano indagate 7 persone. Sono Paola Taccone Gallucci, Marco Chiarion Casoni, Amerigo Casamonti, Paolo Chiapparelli e Mauro Mazzantini, tutti di Roma; Anna Paola Tiscornia e Maria Immacolata Gambaro di Genova.

I reati contestati, diversi da indagato a indagato, vanno dall’appropriazione indebita aggravata di somme degli investitori all’infedeltà patrimoniale aggravata, all’ ostacolo dell’esercizio delle funzioni di vigilanza (affidate al ministero dell’Economia per le società di intermediazione mobiliare) e all’abusivo esercizio diattività finanziaria. Nei confronti di due degli indagati è anche ipotizzato il reato di riciclaggio. (Rainews)

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Giovanni Paganini Marana, «il re dello scudo fiscale», si è lanciato dal quinto piano di un palazzo al quartiere Prati. La procura indaga: prima del gesto una lite con un cliente. Nuovo caso stile Madoff dei Parioli: i soliti vip tra le vittime. Nelle ultime ore la procura di Roma ha cominciato a mettere a fuoco la vicenda, tanto da arrivare a ipotizzare il reato di istigazione al suicidio.

Roma, il suicidio di un broker. Nuova truffa da 80 milioni
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ROMA (WSI) – Svolta nell’indagine sulla morte del «re dei broker». A un anno dalla tragica decisione di Giovanni Paganini Marana di togliersi la vita (l’uomo si lanciò da un palazzo in via Nicotera, nel quartiere Prati), la Guardia di Finanza sta eseguendo a Roma e in altre città italiane un sequestro di beni da oltre 50 milioni di euro.

VORAGINE NELLA HOLDING – L’inchiesta derivata dal suicidio di Paganini Marana, broker romano titolare di una società di intermediazione mobiliare, uccisosi lo scorso 7 settembre 2012, ha portato i magistrati a scoprire che il broker e il titolare dello studio in Prati che condivideva (nonché suo socio nella società genovese Abbacus Sim) Marco Chiaron Casoni avevano altri interessi in comune. Qualcosa in più di un semplice «coinquilinato» professionale. Una vera e propria holding, la Ingefin spa che, a sua volta, controllava la fiduciaria Abbacus Sim, nella cui contabilità sono spariti 120 milioni di euro.

LICENZA REVOCATA – Alla Abbacus è stata revocata nel giugno 2013 l’autorizzazione a esercitare e alla sua guida è stato nominato un collegio liquidatore (ne fanno parte anche il consulente della procura Giovanni Mottura e l’avvocato Francesco Canto). Su un portafoglio di circa 170 clienti che il «re degli scudi fiscali» (come era stato soprannominato Paganini Marana) aveva consolidato nel tempo, le denunce presentate sono state una cinquantina. I clienti del broker, assistiti dall’avvocato Gianluca Brancadoro (anche commissario Alitalia) hanno fornito agli investigatori le storie della Auditors romana e della gemella genovese. Fino a ricostruire lo scenario di una bancarotta.

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