A poco piu’ di due ore dalla chiusura delle contrattazioni, i mercati USA proseguono in netto ribasso, depressi dai rinnovati timori di un conflitto con l’Iraq e da alcune notizie sconfortanti sul fronte societario.
Il Dow Jones si muove nettamente sotto la soglia psicologica degli 8.000 punti. Bassi i volumi di scambio.
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Sul fronte geopolitico, a mettere sotto pressione i listini sono soprattutto le indiscrezioni relative alla seconda risoluzione contro l’Iraq, che gli Stati Uniti dovrebbero presentare nei prossimi giorni al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Hanno innervosito gli investitori anche la notizia dell’avvistamento di tre navi da carico che potrebbero trasportare armi di distruzione di massa e le dichiarazioni del n.1 del dipartimento della sicurezza nazionale, Tom Ridge, che ha raccomandato ai cittadini americani di tenersi pronti per un possibile attacco terroristico.
I venti di guerra mettono le ali al prezzo del petrolio, che al New York Mercantile Exchange ha toccato i $37,15 al barile, il livello piu’ alto degli ultimi 29 mesi.
L’incertezza sulla situazione internazionale deprime le quotazioni del dollaro e trascina al rialzo l’oro, bene rifugio per eccellenza. Ricordiamo che generalmente la performance del metallo giallo e’ inversamente correlata a quella del biglietto verde.
A livello settoriale, in calo i semiconduttori (SOX) dopo il dato deludente sul book-to-bill. Male anche il settore retail (RLX) dopo le sconfortanti vendite del weekend a causa della bufera di neve che ha investito il Nordest degli Stati Uniti.
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