Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Alla faccia dei molti uccelli del malaugurio, che già stavano suonando le campane a morto, il real estate italiano è ancora vivo. E gode per giunta di ottima salute. Nonostante ciò, per le società immobiliari si prospettano tempi difficili. Questo il quadro delineato dall’ultimo rilevatore immobiliare firmato Professionecasa.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Dati alla mano, il 2005 si è chiuso con una crescita della compravendite del 3,4% a quota 835mila unità (1 milione, considerando anche il settore commerciale), con un incremento medio dei prezzi del 6,7 per cento. Mentre per l’anno in corso si prevede un ulteriore aumento del 2,5% nelle compravendite e del 3-5% nei prezzi. «Il 2005 doveva essere l’anno del crollo ma non è stato così – spiega l’amministratore delegato del gruppo Fabio Guglielmi – mentre la tendenza per l’anno in corso è di un mercato stabile ma non in discesa». In altre parole, la speculazione avrà vita dura.
«Nel 2006 sarà difficile mettere a segno guadagni del 20-30% come in passato – continua Guglielimi – Niente crollo però. Le eventuali perdite non saranno mai superiori al 3-4 per cento». Se pure non calano in modo significativo, gli acquisti degli immobili si fanno tuttavia «più riflessivi». I tempi medi necessari alla fatidica stretta di mano finale tra venditore e compratore si sono infatti dilatati, passando dagli 1-3 mesi del 2004 ai 2-4 mesi dell’anno scorso.
Una domanda più meditata e di qualità, nella tipologia di immobili come nei servizi finanziari (leggi: mutui) correlati all’acquisto, che richiederà agenzie di intermediazione con le spalle robuste. «Il 5% di quelle medio-piccole, non in grado di sostenere questi costi maggiori, chiuderanno probabilmente i battenti nel 2006», prevede Guglielmi. Ad arginare la situazione la crescente immigrazione. «Un cittadino di origine straniera su 10 è proprietario di un’abitazione», conclude Guglielmi. È loro il 3,1% del totale delle case italiane. Una quota destinata a crescere di un altro 0,5% nel 2006.
Copyright © Bloomberg – Finanza&Mercati per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved