(9Colonne) – Roma, 8 giu – Mentre artigiani e commercianti sono sul piede di guerra per gli studi di settore, l’Unità intervista il presidente della Confederazione nazionale artigiani che lamenta “incrementi delle tasse decisi a tavolino”. “Il governo – spiega Ivan Malavasi – ha predisposto in modo unilaterale dei nuovi indicatori di congruità economica che, rispetto alle denunce dei redditi dello scorso anno, escludono dagli studi di settore i due terzi delle imprese considerate. Così sono guai per il terzo rimanente, che subirà un aumento forzato della base imponibile di circa 25 mila euro ad impresa”. Per ovviare alla situazione, le associazioni di rappresentanza di artigiani e commercianti chiedono, riferisce Malavasi, “di sospendere l’applicazione dei nuovi studi di settore, per ridefinire insieme gli strumenti per dimostrare le crescite di produttività e di redditività i soli elementi che possono giustificare aumenti d’imposizione fiscale. Riconosciamo – aggiunge Malavasi – l’esigenza di rivedere al rialzo i parametri in alcuni settori, ma esistono anche comparti, come quello dell’abbigliamento, che in questi anni hanno sofferto un calo degli utili”.
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