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Strategie: in un contesto di paura vincono bond e yen

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(WSI) – L’azionario USA è sceso oltre l’1% ieri, dopo il report pessimo sulle vendite di immobili esistenti: una riduzione del 27% MoM, che porta ai minimi storici da quando questa misurazione venne utilizzata nel 1999, che ha riacceso i timori di una recessione “double dip”. L’US30 è sceso 126 punti, l’SPX500 ne ha persi 15 e il Nas100 33.

Per fortuna l’uomo è abitudinario e la reazione del mercato è stata scontata: flight to safety, tuffi dentro bond e yen. Il dollaro è sceso ad un minimo da 15 anni a questa parte contro lo Yen, è sceso anche contro l’euro ma è rimasto comunque più richiesto della sterlina. Lo Yen così forte ed i rendimenti USA così bassi significano solo una cosa se “letti” da un trader dell’FX: avversione al rischio, incertezza e paura.

Proprio a proposito dei Treasury USA, ieri mattina abbiamo discusso brevemente del Bid-to-Cover e dell’asta in programma. In effetti il Treasury Department ha collocato USD 37 miliardi in Bond a 2 anni con un rendimento dello 0,498% (questo significa che la domanda è stata elevata, quindi i corsi obbligazionari sono rimasti sostenuti e questo mantiene i rendimenti “depressi”).

Il Bid to Cover è arrivato a 3,12 (c’erano 3,12 compratori per ciascuna unità in vendita): sorprendente se consideriamo il tasso non esaltante ed il fatto che siamo in agosto. Unitamente ai dati macroeconomici negativi, quest’asta conferma che il mercato non sconta più rialzi o mosse della Fed, bensì attende ulteriori mesi di preoccupazioni e incertezze. Il primo rialzo della Fed oramai è atteso nel 2012.

Il dollaro quindi ha esteso le perdite contro lo Yen, che ha mostrato forza fin da ieri mattina sulle dichiarazioni del ministro delle finanze nipponico, Yoshihiko Noda, che accennava alla forza dello Yen ma non ha rilasciato alcuna dichiarazione su potenziali interventi: un chiaro “semaforo verde” per proseguire le vendite di Usd e Eur contro Yen.

Per il momento, quindi, lo Yen rimane vittima della debolezza comunque strutturale del greenback e della compressione dello spread tra bond nipponici e statunitensi, con cui il UsdJpy ha una forte correlazione. Se questi flussi di avversione al rischio proseguissero anche a settembre, l’UsdJpy proseguirà ancora nella discesa, indipendentemente dalla politica monetaria in atto.

Infine chiariamo il perché della debolezza della sterlina: i trader stanno “vendendo il rumour”. Martin Weale, membro dell’esecutivo della BoE, ha rilasciato una intervista in cui dichiara apertamente di essere preoccupato per una ricaduta economica del Regno Unito.

Passando all’analisi tecnica, commentiamo dapprima lo Yen: non chiedeteci quando interverrà la Bank Of Japan perché non lo sappiamo. Anzi, non chiedeteci neanche se è un buon momento per mettersi lunghi di Yen.

Se c’è un insegnamento che nella storia recente del mercato possiamo recepire, è proprio che i livelli storici possono essere infranti: guardiamo EurAud da gennaio, guardiamo ad EurChf. In particolare EurChf, che mentre scriviamo si trova sotto 1,3000, è stato l’insegnamento più idoneo per questo momento.

Praticamente l’insegnamento è: non scommettere sull’intervento di una banca centrale. In effetti il mercato stamani è concentrato proprio sullo Yen: UsdJpy, EurJpy, GbpJpy, ChfJpy sembrano più o meno fotocopie l’una degli altri. Si nota un accenno di ripresa su tutti i fronti, ma l’ascesa è molto ripida e questo da presupporre più volatilità che flussi reali. Comunque UsdJpy, se rimanesse sopra 84,20, potrebbe assalire 84,50 e 84,65.

Occhio invece a discese sotto 84,20 che riaprono la strada a 83,80 e 83,50. Spostiamoci quindi su EurJpy che mostra una resistenza più definita a 107,00 ma occhio a discese sotto 106,30 che dichiarano nuovamente ribassi. Per GbpJpy invece la resistenza è a 130,50 ed il primo supporto a 129,70.

Dunque spostiamoci sull’EurUsd che mostra un’accenno di risalita anche se la MM 100 periodi fa da “tappo” e blocca l’ascesa a 1,2665. 1,2620 è il supporto che, se rotto, apre la strada ancora a 1,2580 ma più tempo rimaniamo sopra questi livelli, più diventa probabile una rottura sopra 1,2665 verso 1,2700-1,2730. Stendiamo un velo pietoso su EurChf: questi ribassi finiranno mai? Per oggi la speranza si pone a 1,3080 che apre la strada almeno a 1,3150.

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