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Strategie: come diventare milionari investendo in tempo di crisi

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Scordatevi Bot, Btp e Cct. Il miglior modo per creare il vero benessere a lungo termine si trova altrove. Un investimento sicuro che produce ritorni piu’ alti dell’obbligazionario, senza presentare i rischi dell’azionario. Stiamo parlando delle “dividend stocks”, strategia in grado di offrire un reddito fisso che cresce costantemente negli anni.

“Il bello e’ che le societa’ importanti non smettono mai di alzare i dividendi, quindi sono guadagni sicuri e che aumentano con il passare del tempo”, dichiara in un’intervista a Wall Street Italia Paul Rubillo, Ceo di dividend.com ed ex autorevole trader di lungo corso. Non un anziano professore che ha studiato per anni sui libri, bensi’ il classico esempio dell’italoamericano che si e’ fatto da solo, uno che deve le sue conoscenze alle esperienze di vita.

Rubillo, autore del libro in uscita “Be a Dividend Millionaire”, non sembra andare pero’ troppo fiero del suo passato da operatore di borsa a Wall Street. Tredici anni nelle sale operative del NYSE lo hanno portato alla conclusione che e’ “meglio stare alla larga dalle attivita’ di trading, la strategia migliore e’ sempre quella che suggeriscono i numeri”.

E i numeri parlano chiaro: azioni come McDonald’s, General Mills e Abbot Labs (l’unica che Rubillo e soci si sentono di consigliare all’interno della sfera farmaceutica) garantiscono ritorni del 3-3,5% a livello di dividendi. Redditi fissi che continueranno ad aumentare, perche’ le societa’ hanno piu’ di un interesse ad aumentare le cedole. Rubillo ne e’ fermamente convinto: “le societa’ ci tengono a farlo, perche’ vogliono costruire una base solida di soci azionisti”. E in questo ambito il gruppo dividend.com ne sa qualcosa, occupandosi di giudicare oltre 1.600 tra le maggiori aziende americane in centinaia di settori.

Dalle ultime ricerche disponibili in Europa e America e datate febbraio 2011, emerge chi ha investito in un fondo di reddito azionario e’ stato generosamente premiato nel lungo termine, con rendimenti competitivi superiori all’inflazione. Una societa’ che cresce e’ sinonimo di un flusso crescente di dividendi.

Un investimento tanto vantaggioso che persino oro e argento a confronto non sono scommesse convenienti. Per il semplice motivo che “non essendo societa’, non creano valore”. Sono entita’ fittizie e non e’ mai un buon segno che ci siano tanti investitori in possesso di contratti legati ai metalli preziosi. E “un asset troppo affollato non e’ un buon investimento perche’ prima o poi non ci saranno piu’ persone interessate a comprare”. Basta vedere quello che e’ successo al mercato immobiliare qualche anno fa.

A proposito di crisi, i detrattori avranno da obiettare che in tempi difficili le aziende non sono certo pronte ad alzare i dividendi, non essendo piu’ la loro priorita’. Almeno non sul breve. Se non fanno utili come possono staccare cedole?

Il consiglio di Rubillo allora e’ quello di fare estrema attenzione ai prossimi sviluppi nel mondo arabo, dove dopo Tunisia, Egitto e probabilmente Libia, “se dovesse saltare anche l’Arabia Saudita, scoppierebbe una crisi petrolifera senza precedenti che per un effetto domino getterebbe gli Stati Uniti in una seconda fase di recessione. Il rischio e’ enorme”.

Basti pensare che – stando a una ricerca condotta da Deutsche Bank – in America 10 dollari di incremento dei prezzi del petrolio si traducono in 25 miliardi di dollari di spese in piu’ in bollette energetiche. Un rialzo dei prezzi della benzina finirebbe per colpire prima le tasche delle famiglie, poi i trasporti, poi le aziende di servizi e infine tutti i business, nessuno escluso. Una catena di eventi che finirebbe per peggiorare nuovamente una situazione lavorativa, ancora fragile (“quando non fanno piu’ soldi le aziende non possono far altro che licenziare”) e dunque erodere i consumi, che rappresentano due terzi circa della crescita economia nazionale.

In Italia invece “tutti i problemi nascono dal mercato del lavoro”. La paralisi legislativa ed economica impaurisce la gente che non investe in nuovi business. Ma “sono proprio le iniziative coraggiose, a partire dall’amministrazione, che potrebbero offrire la giusta cura. Serve una rivatilizzazione dell’industria”, elemento indispensabile a cui fare affidamento se si vuole uscire dalla fase di stallo.

Rubillo lo sa bene. Di origini italiane, suo padre nel 1966 lascio’ l’Italia per fare fortuna in America, avviando un’attivita’ come barbiere. “In Italia mio padre non avrebbe mai avuto le stesse opportunita’ e purtroppo da allora la situazione non e’ migliorata un gran che. Da anni non c’e’ un vero cambiamento”. Tuttavia “si sbaglia chi sostiene che non ci sara’ in futuro”, nella convinzione che il popolo non arrivera’ mai a protestare nelle strade. “Non e’ detto – ha avvertito – che quello che successo in Egitto e Tunisia non avvenga anche in Italia”. Anche se chiaramente la soluzione pacifica e’ sempre quella auspicabile.