Pubblichiamo il Comunicato ufficiale del Ministero dell’Economia:
“Le ricostruzioni riportate dalle agenzie di stampa su di una discussione avvenuta oggi in Cdm non corrisponde a verità. A conferma di ciò si precisa che la procedura di utilizzo dei fondi è rappresentata nella nota in allegato.
Nessun ritardo, nessun blocco da parte del CIPE che tra l’altro dipende da Palazzo Chigi. Considerando inoltre che la delibera Cipe risale al 6 dicembre 2009, se c’è stato un ritardo, una omissione, è stato da parte del Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare. A riprova di quanto sopra, ad oggi non risulta ancora pervenuta nessuna richiesta di utilizzo dei fondi alla sede competente”.
Ed ecco cosa e’ successo…
(WSI) – Il Governo pensa di porre la fiducia sul testo della finanziaria che uscirà dalla Commissione Bilancio della Camera, integrato dalle annunciate norme che anticipano il decreto sviluppo. In più ci saranno nuove risorse per l’università, per il cinque per mille, per gli ammortizzatori sociali (“è in corso una verifica perché ci sono ancora degli stanziamenti non spesi”).
Ma non è stato un Consiglio dei ministri tranquillo per Tremonti, che già doveva fare i conti con lo stop del governo ieri in commissione Bilancio, messo in minoranza sui fondi Fas 1 da una opposizione allargata a centristi e Fli. Lo scontro sui tagli è esploso con Stefania Prestigiacomo. Il ministro dell’Ambiente ha chiesto conto del miliardo stanziato dal Cipe un anno fa per far fronte ai dissesti idrogeologici, ma ancora bloccato. “Siamo di fronte a continue emergenze nazionali e io non posso usare quei soldi”, dice la responsabile del Territorio. E alla risposta “Te lo spiego fuori” è esplosa in un “Non fare il cretino, non ci trattare da scolaretti”. Con conseguenti minacce di dimissioni da parte di Tremonti e un clima solo apparentemente placato dalla mediazione di Berlusconi.
Tremonti, comunque, insiste sull’obiettivo che nel provvedimento tutte le voci saranno coperte, ci saranno voci di impegno ma anche entrate. L’obiettivo è quello
della stabilità e della copertura di tutte le voci”. E annuncia nuovi stanziamenti. Innanzitutto nuove risorse per l’Università che ammonteranno a circa un miliardo di euro e saranno inserite nel ddl attraverso un emendamento. “Perché fare 270 milioni in un modo abbastanza limitato – ha osservato il ministro – quando puoi fare un miliardo in un modo lineare?”.
Poi gli sgravi fiscali per il salario di produttività, che verranno prorogati nel 2011 e il tetto verrà portato a 40mila. Lo stanziamento sarà dunque nell’ordine degli 850 milioni di euro, quanto era quest’anno, ha fatto capire il ministro. “A occhio mi sembra che sia rimasto qualcosa – ha detto Tremonti – per coprire l’ampliamento”, ovvero l’innalzamento del tetto di reddito fino a 40.000 euro l’anno.
Dall’asta delle frequenze liberate dal passaggio al digitale terrestre si ipotizza un provento di 2 miliardi. Ed è un’ipotesi presa in considerazione dal governo di coprire le misure di sviluppo da inserire nel disegno di legge stabilità. “E’ il modello applicato in Europa” conferma Tremonti, che poi scherza: “Se avete qualche idea sulle coperture mandatecela per fax”.
Quanto agli ammortizzatori sociali, Tremonti assicura che verrà finanziata anche per il prossimo anno la cassa integrazione in deroga (Cig) ma non quantifica le risorse che verranno stanziate con l’emendamento. “Dobbiamo prima calcolare i residui perché dei soldi che erano stati stanziati non è stato speso tutto”.
Alla domanda se il testo su cui verrà posta la fiducia confermerà la modifica apportata con l’emendamento sul Fas approvato ieri in Commissione Tremonti ha spiegato che ”questo dipenderà dalla scelta del Parlamento. Se sarà rigida confermeremo la modifica, se sarà flessibile ritorneremo al testo originario”. Il ministro ha aggiunto che la norma modificata dall’emendamento ”non era contro nessuno, era pro-regioni, stata messa per dare flessibilità”. L’episodio di ieri, secondo Tremonti, ”era più ispirato a una logica di simbolo”.
Dopo la decisione di anticipare nel ddl stabilità le misure del decreto che doveva essere varato a metà novembre, contenente anche le proroghe di provvedimenti in scadenza, il governo annuncia che verrà varato un decreto legge di fine anno. “Ci sarà – spiega Tremonti – ma saranno realmente le proroghe, sarà molto molto specifico”.
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Lo scontro c’è stato o no? Vai a saperlo. Quel che è certo è che l’attrito tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e quello dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo non sembra essere terminato. Tutto comincia poco dopo la fine del Consiglio dei ministri quando le agenzie di stampa rivelano che, secondo la ricostruzione fornita da alcuni presenti, fra il titolare di via XX settembre e il ministro dell’Ambiente ci sarebbe stata una «animata discussione».
Al centro del confronto le lamentele della Prestigiacomo per i tagli al suo dicastero ed in particolare sul mancato trasferimento delle risorse già approvate dal Cipe, del valore di un miliardo di euro, per la difesa del suolo, chiedendo conto del perchè queste somme non fossero ancora a disposizione del ministero. A quel punto, Tremonti avrebbe detto: te lo spiego dopo, fuori. Frase alla quale il ministro dell’Ambiente avrebbe ribattuto chiedendogli di spiegarlo in quella sede: «Non siamo scolaretti». Tremonti avrebbe risposto fornendo delle spiegazioni che non avrebbero però convinto la ministra, la quale avrebbe controreplicato con un «non dire cretinate». Per tutta risposta Tremonti avrebbe preteso le scuse ventilando in caso contrario le dimissioni.
A quel punto la discussione è stata interrotta dal presidente Berlusconi che, nel tentativo di calmare gli animi, ha chiesto al titolare dell’Economia di avere un atteggiamento più ricettivo di fronte alle richieste dei colleghi e alla titolare dell’Ambiente di scusarsi per l’espressione usata. Scuse che, stando sempre alla ricostruzione fornita, sarebbero arrivate (dopo una pausa dovuta alla chiamata del leader coreano al premier) da parte della Prestigiacomo, che tuttavia avrebbe confermato nel merito la sua posizione, ribadendo la situazione in cui versa il ministero dell’Ambiente. Durante questa spiegazione della Prestigiacomo, Tremonti sarebbe uscito dalla sala per rientrare solo successivamente. Cosa che avrebbe sorpreso diversi presenti. A quel punto Berlusconi avrebbe nuovamente richiamato Tremonti e la vicenda si sarebbe conclusa lì.
BOTTA E RISPOSTA – L’episodio è stato successivamente commentato così da Tremonti: «Oggi mi sono arrivate le scuse anche dalla Prestigiacomo. Mi sono commosso». Frase pronunciata con il sorriso sulle labbra. Ma qualche ora dopo arrivava anche la replica della Prestigiacomo. «Ah sì? Ha commentato fuori dal Consiglio? Ha detto proprio che oggi ha incassato le scuse della Prestigiacomo ed è commosso? Bene, allora commento anche io: pensavo che fossero bolle di rabbia…».
LA NOTA DEL TESORO – Poco dopo però arrivava alle agenzie una nota del ministero dell’Economia in cui si sottolineava che dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo non c’è stata «nessuna richiesta di fondi». Nella nota si aggiungeva che «le ricostruzioni riportate dalle agenzie di stampa su di una discussione avvenuta oggi in Cdm non corrispondono a verità». A conferma di ciò il Tesoro diffondeva anche un documento della Ragioneria che spiega come accedere ai Fondi Fas. «Nessun ritardo, nessun blocco da parte del Cipe che tra l’altro dipende da Palazzo Chigi. Considerando inoltre che la delibera Cipe risale al 6 dicembre 2009, se c’è stato un ritardo, una omissione, è stato da parte del Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare. A riprova di quanto sopra, ad oggi non risulta ancora pervenuta nessuna richiesta di utilizzo dei fondi alla sede competente».
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IL RETROSCENA
Il Cavaliere teme l’effetto anatra zoppa e Tremonti: “Duriamo fino a dicembre”
Delusione in Vaticano per il forfait alla conferenza sulla famiglia: doveva prendere impegni. Calderoli: “Ormai siamo rassegnati, il presidente del Consiglio è Fini”.
di FRANCESCO BEI
Tre conferenze stampa, al termine del Consiglio dei ministri di ieri, dovrebbero fissare l’idea di un iper-attivismo del “governo del fare”. Ma è la rinuncia forzata ad aprire la conferenza sulla Famiglia la fotografia più vera dell’impotenza nella quale si dibatte il Cavaliere. “Il governo non sta bene – ha ammesso ieri Berlusconi in uno dei tanti incontri a Palazzo Grazioli – ma quegli altri, Fini e la sinistra, stanno peggio di noi. Hanno paura delle elezioni, non sono organizzati, per cui possiamo ancora stare tranquilli: non si andrà a votare”.
Così, nonostante non ci sia più un solo provvedimento che Berlusconi possa pensare di portare a casa senza sottostare ai diktat di Futuro e libertà, il governo “va avanti”. Paolo Bonaiuti contesta l’immagine di un premier “anatra zoppa” e si dilunga sul “grande rilancio” che sarebbe iniziato con il Consiglio dei ministri di ieri: “È questa la nostra risposta a Fini”. Ma l’atmosfera che si respira nella maggioranza è da ultimi giorni di Salò. Un siparietto di due sere fa, nello studio del leghista Giancarlo Giorgetti alla Camera, rende bene il disincanto che ha contagiato i ministri più consapevoli. Giulio Tremonti, alla presenza di Roberto Calderoli, si è rivolto con un sorriso ai deputati del Pdl che gli si affollavano intorno: “Ragazzi, io ve l’avevo detto che l’accordo con Fini andava fatto subito, altrimenti sarebbe stato meglio andare a votare. Non mi hanno dato retta”.
Calderoli, sempre in apparenza scherzando, ci aggiungeva un carico: “Sì, ormai dobbiamo rassegnarci. Il vero presidente del Consiglio è Fini”. L’ora è tarda, una chiacchiera tira l’altra e si passa a parlare dell’ultimo scandalo a luci rosse del premier.
I deputati si rivolgono a Tremonti, sono preoccupati, si lamentano per la “leggerezza” del Cavaliere. E il ministro dell’Economia, alzando gli occhi al cielo, si lascia sfuggire: “Già abbiamo tanti problemi…”. Un pessimismo condito da una profezia, espressa sempre in forma di battuta: “Inutile che vi affatichiate troppo, tanto il governo dura fino a dicembre”. Si capisce dunque quanto sia fragile l’immagine di iper-attivismo berlusconiana. E le inchieste sulla vita privata del Cavaliere aggiungo piombo alle ali del governo. Se ne è avuta una prova ieri mattina a palazzo Chigi, quando Mara Carfagna ha provato a far inserire nel decreto Maroni le norme contro la prostituzione arenate da un anno in Parlamento (a causa dello scandalo D’Addario).
Il progetto Carfagna punisce infatti anche “l’utilizzatore finale”, il cliente della prostituta, e ieri a molti ministri sono venuti i sudori freddi quando Berlusconi in persona, forse non consapevole dei dettagli del ddl, si è mostrato entusiasta dell’idea. “Brava Mara, così dimostriamo a tutti che non abbiamo nulla da temere”. Ma ai più è sembrato che il governo stesse costruendo un reato ad hoc applicabile proprio al caso Ruby&Co. Così, senza dare troppo nell’occhio, le norme della Carfagna sono sparite dal decreto legge (immediatamente operativo) e sono ricomparse nel più innocuo disegno di legge. “Tanto, se cade il governo, quel ddl non vedrà mai la luce”, spiega un membro del governo. Segnali di disincanto.
Così si arriva alla rinuncia a partecipare al Forum sulla Famiglia. Una decisione presa da Berlusconi in persona, dopo un consulto con Gianni Letta e Carlo Giovanardi prima dell’inizio del Consiglio dei ministri. Il Pd, l’Idv, i grillini: fuori dal convegno si sarebbe scatenato l’inferno contro Berlusconi. Ma le contestazioni rischiavano di essere accese anche dentro, tra i partecipanti. “Meglio evitare strumentalizzazioni”, ha concluso il premier, “questi non aspettano altro per attaccarci”. Un forfait che ha indispettito gli ambienti vaticani, che speravano in una presenza del premier per fargli prendere “impegni concreti sul sostegno alla famiglia”. Berlusconi si è consolato ieri ricevendo a Palazzo Grazioli Francesco Pionati, dell’Adc. L’ex centrista gli ha annunciato infatti che la prossima settimana qualche deputato arriverà a rimpolpare la maggioranza. Anche Deborah Bergamini e Alessio Bonciani, dati in uscita verso Fli, rimarranno per ora nel Pdl. Per il Cavaliere è già un successo.
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