Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Giovedì a Francoforte si deciderà non il destino dell´Europa (ci vuole altro), ma si vedrà se abbiamo una Banca centrale che è qui per aiutare a risolvere i problemi oppure se essa stessa fa parte del problema (come molti sospettano da tempo). Giovedì infatti la Bce tiene la sua riunione mensile dedicata all´esame della situazione e all´eventuale taglio (o aumento) dei tassi di interesse ufficiali.
Le previsioni non sono buone. E la cosa paradossale è che, sempre giovedì, ma 45 minuti prima, si riunirà anche la Boe (la Banca d´Inghilterra, la “Vecchia Signora”) e si sa già che taglierà il costo del denaro dall´attuale 3 per cento al 2 per cento, con una sforbiciata secca di 100 basis point. La Bce, invece, si trova oggi al 3,25 per cento e un po´ tutti gli esperti dicono che si limiterà a tagliare 50 basis point, portando il costo del denaro al 2,75 per cento.
Ed è proprio su questo punto che sorgono gli interrogativi più pesanti. Fino a non molto tempo fa la Bce giustificava l´alto costo del denaro in Europa con la necessità di contrastare l´inflazione. Ma oggi di inflazione non se ne vede proprio in giro. Anzi, purtroppo siamo alle prese con il gemello cattivo dell´inflazione, e cioè la deflazione.
E´ un fenomeno che ha colpito non solo noi, ma un po´ tutti. Insieme alla recessione.
Ebbene, le altre banche centrali hanno afferrato l´aria che tira e hanno già preso gli opportuni provvedimenti o si apprestano a farlo. La Boe, che aveva tagliato di recente e in un sol colpo 150 basis point, adesso si appresta a ridurre il costo del denaro ancora di 100 basis point. La Federal Reserve (in America la crisi è probabilmente più grave) è già scesa all´1 per cento (e alle banche in difficoltà fornisce il denaro allo 0,30 per cento), ma dicono che non è ancora arrivata in fondo. Prima della fine dell´anno potrebbe tagliare altri 50 basis point, portandosi a un tasso ufficiale dello 0,50 per cento (ma c´è chi sostiene che la Fed potrebbe anche arrivare allo zero per cento tondo).
Insomma, un po´ tutti hanno capito che di fronte a quello che sta succedendo nell´economia non c´è molto da scherzare. Oggi, con la deflazione in campo e la recessione che, nella migliore delle ipotesi, durerà per tutto il 2009, l´unico modo per limitare i danni è quello di non essere troppo avari e severi con il denaro.
In sostanza, oggi quello che deve fare una buona banca centrale è, di fatto, regalare il denaro a chi lo vuole, e sperare che siano in tanti a volerlo e a far girare le ruote dell´economia.
Per battere la deflazione (prezzi che crollano perché i consumatori non consumano più e i produttori non producono più, con il rischio reale che la recessione si trasformi in depressione) c´è un solo modo conosciuto: inflazionare tutto quello che è inflazionabile. Spargere denaro a piene mani.
E questo è appunto quello che sta facendo la Federal Reserve americana e che si appresta a fare anche l´inglese Boe. In Europa, invece, la Bce sembra non aver ancora afferrato che la situazione è cambiata e che da un pericolo inflazione siamo passati a un pericolo deflazione. E quindi procede a piccoli passi.
Sembra che il suo obiettivo sia quello di arrivare a un costo del denaro del 2 per cento. Ma a piccoli passi, cioè scendendo di 50 basis point alla volta. Poiché siamo al 3,25 per cento, ci vorranno almeno tre-quattro mesi per raggiungere la mitica soglia del 2 per cento (dove l´Inghilterra arriverà giovedì mentre l´America è già ben oltre). Quattro mesi di tempo persi del tutto inutilmente.
E infatti più di un analista sostiene che la Bce, in queste condizioni, dovrebbe mandare un segnale forte al mondo dell´economia tagliando almeno di 75 basis point e non di 50. Ma si può tranquillamente aggiungere che se la Bce facesse un taglio addirittura doppio (150 basis point), portandosi subito, giovedì, un poco sotto la soglia del 2 per cento, questo avrebbe l´effetto di una sferzata sulla congiuntura. E non si vede quali danni ne potrebbero derivare.
Insomma, questo è esattamente il momento di muoversi con coraggio. Basta guardarsi intorno per rendersene conto. E la Bce, purtroppo, è l´unico soggetto in Europa che ha ancora un´arma in mano (il taglio del costo del denaro). L´altro soggetto che potrebbe intervenire (i governi) ha in realtà le mani legate. A causa dei propri bilanci, non esattamente floridi, i governi europei non possono fare una politica fiscale espansiva (restituendo soldi ai cittadini) e nemmeno possono mandare assegni troppo vistosi a casa delle famiglie (come hanno fatto in America).
In conclusione, l´Europa è in crisi come gli altri, ma si trova come imbalsamata da un costo del denaro ormai elevatissimo e fuori dal mondo (oggi è più di tre volte quello americano) e da governi con poche risorse, e che quindi non possono contrastare efficacemente la deflazione e la recessione. Piaccia o non piaccia oggi spetta proprio alla Banca centrale europea (ai Signori di Francoforte) prendere il coraggio a due mani e gettare sulla bilancia della crisi il peso di un taglio super del costo del denaro. Questo si aspettano i mercati e l´economia e questo suggerisce il buonsenso. Ma quasi certamente resteranno tutti delusi.
Copyright © La Repubblica. All rights reserved
scrivi la tua opinione “live” sul Forum di WSI