*Michele Pezzinga e’ lo strategist di CentroSim. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) – Le quotazioni del greggio sembrano rappresentare un buon pretesto, o, se volete, l’ago della bilancia delle aspettative: a giudicare dall’opposto movimento di bond e azioni, potremmo dire che l’ulteriore rafforzamento del greggio viene visto più come una minaccia per la crescita che non per l’inflazione.
Martedi’, ad esempio, il pur modesto arretramento del greggio dai massimi del giorno precedente (poco più dell’1%, ma da livelli ormai prossimi ai 60 dollari il barile) ha favorito un recupero generalizzato delle Borse e un lieve calo dei bond. E poiché nel breve le quotazioni dell’energia potrebbero avere un andamento molto erratico, visti i recenti “eccessi speculativi” pur innestati su una tendenza di fondo più robusta, anche i mercati finanziari potrebbero oscillare senza riuscire a prendere una direzione precisa.
Salvo che non si realizzi la temuta violazione della soglia psicologica dei 60 dollari il barile, nel qual caso le prospettive sulla crescita verrebbero più decisamente riviste al ribasso. In ogni caso, Greenspan ha lanciato il solito messaggio rassicurante alla comunità finanziaria: da un lato ha giudicato probabile, sia pure in tempi non così rapidi, il ridimensionamento delle attuali quotazioni del greggio, grazie al riequilibrio del mercato dell’energia – con l’aumento dell’offerta, soprattutto nei Paesi produttori chiusi agli investimenti delle compagnie petrolifere estere, stimolato dai maggiori prezzi – dall’altro ha minimizzato i rischi di una frenata congiunturale indotta proprio dal caro-energia.
In questo senso, però, ha anche implicitamente ammesso che la manovra restrittiva sui tassi dovrebbe continuare con le modalità previste, senza essere condizionata dai timori sullo scenario che lo stesso Segretario al Tesoro, Snow, aveva paventato nei giorni scorsi, auspicando forse una posizione più conciliante da parte della FED. Anche per l’altra variabile chiave, il dollaro, non sembrano esservi prospettive chiare; la tenuta del supporto nell’area 1,28 contro euro dovrebbe confermare, nel breve, la permanenza nel trading range 1,28-1,34 all’interno del quale le quotazioni ormai si muovono da diversi mesi, un livello che appare neutrale per l’andamento di bond e azioni.
Anche qui, solo la fuoriuscita da quest’area potrebbe mettere in moto attese di cambiamenti significativi agli scenari congiunturali. Per il momento, dunque, Borse ancora altalenanti, in attesa di segnali più convincenti su quale direzione alla fine prendere.
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