*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) – Dopo la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea anche la Banca del Giappone ha deciso recentemente di cambiare la propria politica monetaria. Nel caso dell’istituto giapponese tuttavia il mutamento è decisamente più rilevante: a partire dal 2001 infatti la Bank of Japan (BOJ) aveva attuato la cosiddetta politica di allentamento quantitativo. Tale politica consiste nell’agire sul sistema monetario immettendo liquidità sul mercato e non direttamente sui tassi di interesse. La BOJ aveva sempre dichiarato che avrebbe mantenuto tale politica fino a quando sarebbero rimasti rischi di deflazione.
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La decisione della banca centrale nipponica di abbandonare questo approccio in favore del più classico regime basato sulla crescita dei tassi di interesse significa quindi implicitamente che l’istituto centrale ha smesso di temere il rischio di una deflazione e che le aspettative sono ormai saldamente in favore di una ripresa economica duratura (la crescita del pil nell’ultimo trimestre dello scorso anno è stata rivista a +1.3% dalla precedente stima pari a +1.4%, un dato comunque migliore di quanto atteso dagli economisti).
I mercati hanno recepito il messaggio: la fase di incertezza potrebbe essere veramente terminata e dopo un lungo intervallo durante il quale la borsa del Sol Levante non aveva riservato grandi soddisfazioni è possibile tornare a guardare con fiducia al mercato azionario nipponico e non solo per quello che riguarda il medio termine. Il trend rialzista in atto dai minimi del maggio 2003 potrebbe non essere quindi una semplice correzione del precedente lungo ribasso, ma ha invece la possibilità di dimostrarsi una fase rialzista dotata di dignità autonoma, destinata a protrarsi anche nel lungo termine.
Ovviamente la decisione della BOJ avrà anche un effetto rilevante sul mercato dei cambi, sostenendo le quotazioni dello yen contro dollaro. I cambiamenti decisi dalla Banca Centrale avverranno comunque in tempi relativamente lunghi. Per il momento infatti è stato deciso di tagliare a sei trilioni di yen l’ammontare massimo dei rifinanziamenti concessi al sistema bancario dai precedenti 35 trilioni, una variazione che avverrà nel corso dei prossimi mesi. Nel frattempo i tassi dovrebbero rimanere prossimi allo zero (attualmente i tassi sono in area 0,001%).
Da queste decisioni e dal modo trasparente in cui sono state comunicate al mercato si intuisce anche un altro importante elemento: la BOJ non ha più intenzione di perseguire una politica fatta di interventi a sorpresa ma intende rendere consapevoli i mercati delle proprie intenzioni in anticipo, in modo da non creare situazioni di squilibrio. Tale atteggiamento nasce probabilmente dalla consapevolezza di essere nuovamente in una situazione di forza rispetto ai mercati: l’economia tira, il Governo si è adoperato per risolverne i problemi strutturali, la deflazione è ormai uno minaccia lontana.
Gli investitori (e gli speculatori) non devono più essere tenuti a bada con le minacce (ad esempio di interventi diretti sul mercato dei cambi) ma tranquillizzati circa la credibilità della ripresa e la sua capacità di protrarsi nel tempo. Ed anche il risparmiatore domestico potrebbe decidere di ascoltare questo messaggio. Del resto i mezzi per investire direttamente sulla borsa giapponese sono molti. In Italia è quotato l’Ishares Msci Japan, uno strumento che permette di replicare l’indice Msci (Morgan Stanley) relativo al Giappone. All’interno dell’MSCI Japan sono compresi 370 titoli circa, un paniere più esteso quindi rispetto a quello del Nikkei 225, ma in pratica l’andamento dei due indici è sostanzialmente sovrapponibile, quindi potrebbe essere sufficiente controllare l’andamento del Nikkei (le cui quotazioni sono di più facile reperibilità) per assumere decisioni di investimento relative anche all’ETF citato.
Ed il quadro grafico del Nikkei sembra promettente: le quotazioni stanno infatti lottando da alcuni mesi, a partire dal top del 14 dicembre 2005, con il 62% di ritracciamento relativo al ribasso dal massimo dell’aprile 2000. Questa quota di resistenza, l’ultima che compare nella serie di Fibonacci più comunemente utilizzata, rappresenta un test importante per un rialzo, dal momento che il suo superamento permette di ipotizzare un proseguimento del trend correttivo fino all’origine del movimento che viene ritracciato.
Per il Nikkei il superamento netto di area 16000 potrebbe significare quindi un ritorno verso il top del 2000 a 20830 punti circa. Oltre i massimi di febbraio di area 16550 l’indice Nikkei potrebbe procedere al test di area 18000, resistenza intermedia sulla strada dei 21000 punti. E non dovrebbero impensierire più di tanto eventuali flessioni: tutta la fase rialzista dal minimo di aprile 2005 si è realizzata senza che si verificassero vere e proprie correzioni, quindi una fase di ritracciamento potrebbe fornire una occasione all’indice per rimodellare la curva dell’ascesa secondo un tasso di crescita più facilmente sostenibile nel medio / lungo termine (negli ultimi mesi, tra ottobre 2005 e gennaio 2006, i prezzi avevano corso molto, facendo salire l’RSI a 21 sedute in netto ipercomprato).
Solo discese sotto i 14500 punti potrebbero rappresentare un elemento critico per il proseguimento del rialzo. Fino a quella soglia una eventuale discesa potrebbe anzi essere sfruttata per intervenire sull’indice a prezzi più interessanti di quelli attuali. Ma come dovrebbe comportarsi l’investitore che, invece di accontentarsi dell’acquisto dell’indice della borsa giapponese o di strumenti correlati, decidesse di intervenire direttamente sui singoli titoli quotati al Kabutocho (il quartiere dove si trova la Borsa di Tokio)?
L’analisi del trend effettuata sui singoli componenti del Nikkei suggerisce di seguire con attenzione questa cinquina, formata da Japan Tobacco, Mitsubishi UFJ Financial Group, East Japan Railways, Nintendo e Canon. Tra questi solo Nintendo deve ancora superare i propri precedenti massimi storici (segnati nel febbraio 2000 a 26300). Gli altri quattro viaggiano invece tutti al di sopra dei top assoluti fatti registrare nel periodo 1999/2001 ed hanno recentemente evidenziato una accelerazione al rialzo, rispondendo quindi positivamente alle decisioni della Bank Of Japan di mutare la propria politica monetaria.
Canon e Mitsubishi Financial in particolare sembrano intenzionati ad uscire presto dalla fase di congestione che ha ingabbiato i prezzi nelle ultime settimane, quindi strumenti di investimento che contengano Canon o Mitsubishi Financial e che siano particolarmente sovrapesati su questi titoli dovrebbero essere in grado di ben performare nel prossimo futuro.
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