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Spagna, crolla il mito della ricca (e autonomista) Catalogna

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Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – «Connotaciòn catastrofista», è il mantra ripetuto ai media internazionali. Un modo di gettare acqua sul fuoco, nel momento più difficile della storia recente spagnola. Un atto d’accusa contro chi sta giocando alla roulette, soffiando sulle debolezze del Paese che solo qualche anno fa sembrava aver messo la freccia sorpassando l’economia (ingessata) del nostro Paese (ricordate Zapatero trionfante nel 2007?).

LO SMACCO – Di più: l’indiscrezione rilanciata ai quattro angoli del mondo, secondo la quale anche la Generalitat, il modo con cui viene unanimemente indicato il governo autonomo della regione Catalogna, avrebbe chiesto a Madrid di accedere «a ogni linea di credito», assume una valenza simbolica straordinaria. Perché avvita del tutto i rapporti di coesistenza conflittuale tra stato centrale e le sue periferie, da sempre tallone d’Achille della Spagna post-franchista. Il portavoce del governo autonomo, Francesc Homs, ha evitato accuratamente di pronunciare la parola “salvataggio” per far fronte alle richieste ineludibili dei creditori dopo un buco-monstre da 42 miliardi di euro (per inciso la Spagna – per il suo sistema bancario travolto dal ciclone Bankia – ha ottenuto dalla Ue una linea di finanziamento da 100 miliardi di euro).

L’EFFETTO-DOMINO – Soprattutto preoccupa il nuovo ipotizzato default catalano dopo le richieste pressanti di aiuti da parte delle comunità autonome di Valencia e Murcia. E’ il terzo caso in pochi giorni e profetizza quanto aveva sussurrato a mezza bocca il ministro del bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, che tre giorni fa aveva detto che senza un aiuto della Bce gli spagnoli non avrebbero percepito stipendi e pensioni.

Il governo catalano presieduto da Artur Mas annuncia quindi ufficialmente di voler chiedere risorse per facilitare la «nostra tesoreria». Insistendo sulla teoria (eccentrica) di una vasta operazione mediatica con il fine di screditare la Generalitat e l’amministrazione centrale dello Stato. Per uscire dall’angolo il ministro regionale catalano con delega alle finanze, Andreu Mas Colell, ha rilasciato un’intervista alla Bbc in cui ha spiegato che la richiesta è necessaria, «perché non abbiamo altra banca all’infuori del ministero del Tesoro spagnolo».

IL RISCHIO-DEFAULT – D’altronde i problemi della regione autonoma sarebbero in realtà atavici e avrebbero costretto in questi ultimi gli amministratori locali a una corsa contro il tempo nella richiesta di prestiti (anche emettendo obbligazioni a tassi d’interessi che sfiorano l’usura). Ad esempio pende come una spada di damocle una linea di credito da 800 milioni di euro con una banca, ora in fase di rinegoziazione. Soprattutto preoccupano gli oltre 5,7 miliardi di euro di debito già emesso sul mercato e in scadenza nei prossimi sei mesi. I creditori sono alle porte e a Barcellona si riscoprono statalisti e centralisti per salvare la barca che sta affondando, riponendo nel cassetto persino la rivalità calcistica, ma anche culturale, persino filosofica con la Madrid con la camiseta bianca, spesso sinonimo di clientelismo e corruzione.

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