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Soros: Portogallo e Grecia se ne vadano dall’area euro

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New York – Se vogliono salvare la moneta unica e non rendersi artefici della sua spaccatura Grecia e Portogallo hanno una sola opzione: abbandonare l’area euro.

Il finanziere, che ha fatto soldi speculando sul mercato valutario e ora si e’ reinvetato filantropo miliardario, si e’ anche detto a favore dell’eurobond, un titolo di stato che viene emesso insieme dagli stati membri a un rendimento calcolato facendo la media dei rischi paese per paese.

L’investitore ungherese ha tuttavia precisato che “I paesi che condividono la valuta devono essere in grado di rifinanziare una gran parte del loro debito alle stesse condizioni”.

Un bond strutturato in questo modo potrebbe consentire ai paesi piu’ poveri e indebitati dell’area euro di trovare finanziamenti sul mercato con piu’ facilita’, perche’ la stabilita’ finanziaria di Francia e Germania offrirebbe garanzie.

Soros ha parlato in un’intervista concessa al settimanale tedesco Der Spiegel, in cui sottolinea che se Portogallo e Grecia dovessero abbandonare l’area euro, cio’ non provochera’ affatto la spaccatura dell’Ue o dell’euro. Al contrario.

Tutto cio’ mentre cresce l’attesa per l’incontro in giornata tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il Presidente della Francia Nicolas Sarkozy, che si troveranno a discutere sulla crisi del debito in corso in Europa, crisi che ormai si è espansa dalla periferia è ha colpito i paesi core della regione.

I vari leader sono ormai giunti a corto di soluzioni, e il dibattito piu’ acceso riguarda l’ipotesi eurobond, la possibilita’ di un debito collettivo per l’eurozona.

I politici più conservatori di Germania e altri paesi del nord Europa continuano a rifiutare tale opportunità, come una violazione dell’ideale europeo in cui i membri collaborano attivamente gli uni con gli altri, ma rimangono responsabili per le loro politiche fiscali.

Tuttavia, l’euro avrà sempre più difficoltà a sopravvivere senza l’introduzione degli eurobond, secondo l’economista Joseph Stiglitz, vincitore del Premio Nobel nel 2001. “A meno che non sia proposta qualche cosa simile a dei bond europei, sarà molto difficile che i paesi in difficoltà riescano a raggiungere i requisiti fiscali”.

Secondo il suo punto di vista questi titoli potrebbero essere creati con dei limiti e delle condizioni capaci di fermare, quello che lui chiama, come il fallimento del sistema dei prestiti.

“Al momento i governi prendono a prestito dalle proprie banche e questi bond sono scontati dalla Banca centrale europea. In un certo senso, gli eurobond già esistono, ma in una maniera non proprio trasparente e con ancora tanta incertezza su come il sistema attuale si evolverà”.

Gli occhi sono tutti puntati su Angela Merkel, ma il cancelliere ha le mani legate. Difficilmente potra’ fare concessioni in materia di eurobond. Se lo fara’ rischia l’ammunitamento in seno al suo partito, la Democrazia Cristiana, e alla coalizione di governo.

Il portavoce dei Liberal Democratici, Frank Schäffler, ha fatto sapere che il suo partito non votera’ mai a favore degli eurobond. “Tutti devono capire semplicemente che la maggioranza di consensi necessaria non c’e'”.

La Germania si e’ opposta fin qui all’ipotesi, con i partner della coalizione che minacciano il cancelliere tedesco di lasciare il governo se lei dovesse accettare di emettere debito collettivo o se approvasse una qualsiasi sorta di unione fiscale per aiutare l’Europa periferica.

Stando agli ultimi sondaggi, il 59% dei tedeschi e’ contrario a ulteriori piani di salvataggio e il 44% vuole che la Germania lasci l’Unione monetaria europea.

Nel tentativo di fermare il rialzo dei rendimenti sui titoli italiani e spagnoli delle scorse settimane, la Banca centrale europea ha confermato di aver acquistato bond per €22 miliardi. Il valore supera il consenso di vari analisti, che parlavano di un più modesto €15 miliardi.

La mossa è riuscita a raffreddare la pressione sui titoli di stato dei due paesi, con i rendimenti che sono tornato attorno al 5%, e lo spread con i titoli tedeschi sui 270 punti. Spread italiani stabili anche nella giornata di ieri, nonostante un possibile impatto atteso dalla manovra-bis approvata dal governo.

Intanto dagli ultimi sondaggi pubblicati dal gruppo di ricerca Maurice de Hond and No Ties BV, la maggioranza degl olandesi dice di sostenere che sia meglio rimuovere i paesi come la Grecia dall’area euro, piuttosto che continuare ad aiutarli. A pensarlo sono il 54% degli interpellati. Secondo il 60% del campione Amsterdam “dovrebbe smettere di prestare denaro a altri paesi dell’area euro in un momento di crisi come questo”.

Il 21 luglio scorso UE e Fmi hanno raggiunto un accordo per varare un nuovo pacchetto di aiuti, il secondo per salvare la Grecia, da 159 miliardi di euro, di cui 50 miliardi che verranno forniti dai creditori.

Il parlamento olandese non puo’ impedire che il piano venga messo in atto, ma puo’ promuovere mozioni per spingere il governo a fare pressioni sugli altri leader Ue perche’ rispondano al malcontento espresso dalla popolazione.