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Sondaggi: metà degli italiani pronti a sostenere una lista civica

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Roma – Un italiano su due si dichiara disponibile a sostenere una lista civica. E al Sud il livello di attrazione potenziale arriva a toccare il 57% dell`intero corpo elettorale.

Occasione di ricambio delle classi dirigenti, le loro reali supposte virtù hanno trasmesso forza e credibilità all`idea di un maggiore protagonismo della società civile in politica. Un`ipotesi che oggi, in un Clima dì sfiducia generalizzato nei confronti dei partiti tradizionali, potrebbe trovare le gambe per camminare.

Registrata tale opportunità, tuttavia, la questione centrale si sposta altrove. E cioè sul profilo progettuale e strategico che queste nuove forze dovrebbero avere: alleate delle forze tradizionali e, dunque, inserite in modo organico nelle coalizioni? O piuttosto del tutto alternative, espressione di una nuova concezione dell’esercizio della politica, tanto in termini di selezione della classe dirigente che di adempimento alla funzione di rappresentanza?

In un momento in cui a prevalere sono l`incertezza e un`accentuata fluidità nell`interlocuzione tra – e dentro – i partiti, la soluzione «autonoma» sembrerebbe essere quella più appropriata e premiante ed un progetto politico alternativo guadagnerebbe probabilmente maggiore credibilità collocandosi in posizione radicalmente distinta. Marcando con nettezza, cioè; la propria originalità e specificità.

Facciamo un esempio modellato su di un caso tipico, quello un`ipotetica lista civica gravitante attorno alla figura di De Magistris.

Le ultime rilevazioni IPR stimano questa forza al 7% su base nazionale e al 10% nel Meridione. Questo, nel caso in cui alle elezioni si presentasse al-leata in modo organico al centrosinistra. Nell`eventualità di una corsa in solitaria, invece, lo stesso soggetto politico crescerebbe fino a guadagnare il 10% in ambito nazionale e addirittura il 15% nell`area del Sud. Insomma, l`esibizione della diversità, complice la diffusa domanda di cambiamento proveniente dal Paese, rappresenterebbe un`arma in più nella prospettiva di aggregazione del consenso.

Ma c`è diversità e diversità. Restando focalizzati sulla realtà meridionale, è interessante rilevare come il favore collettivo riservato alle liste civiche non si estenda invece ad altre «formule di rottura». E’ il caso ad esempio di modelli imperniati su forme di più accentuato localismo, come quella di una eventuale «lista del Sud».

In misura superiore alle attese, infatti, l`opinione pubblica meridionale rivendica un`identità culturale fortemente ancorata a una dimensione nazionale unitaria: una lista eccessivamente connotata in termini geografici otterrebbe nel Sud un consenso attorno al 5%, – che in un`ottica nazionale si ridurrebbe circa al 2%.

Davvero troppo poco per, esercitare un`influenza significativa nei palazzi romani. Insomma i cittadini meridionali sembrano più appassionarsi ad un progetto politico nazionale di ricambio della classe dirigente in chiave «anti-partiti tradizionali» che non cavalcate Iocalismi sulla falsa riga di una Lega Nord.

SULL’AUTORE: Antonio Noto e’ il Ceo di IPR Marketing

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