Soluzione Ue: Grecia e Portogallo lascino l’euro

di Redazione Wall Street Italia
20 Novembre 2012 14:34

Roma – La Germania è famosa per i suoi “nein”, con cui ha ribattuto in modo più o meno veemente alle varie proposte di soluzione alla crisi dei debiti europei , arrivate da più parti. Un suo no famoso è stato all’introduzione degli eurobond, da sempre osteggiata. Ma alla fine, quando Angela Merkel si renderà conto che anche la Francia è stata contagiata dalla crisi, “Berlino non sarà più capace di rifiutare questa richiesta”. Parola di Hans-Werner Sinn, economista tedesco, noto per essere contrario alle varie manovre di salvataggio che sono state lanciate dalle autorità europee. E che ritiene che la Grecia e il Portogallo dovrebbero lasciare temporaneamente l’Eurozona, per il loro stesso bene.

“La crisi procede in fasi e ci viene sempre detto che non ci sono alternative alla fase successiva, perchè in quel caso l’euro crollerebbe. Dunque, sembra che non ci fosse alcuna alternativa, quando la Banca centrale europea ha erogato i prestiti (alle banche), quando ha costretto la banca centrale tedesca, la Bundesbank, ad acquistare bond sovrani dai paesi europei, contro la sua stessa volontà, e quando i fondi di salvataggio sono stati approvati. Ora, l’idea è di creare una Unione bancaria per socializzare i debiti e le banche del sud Europa. Il prossimo passo sarà il lancio degli eurobond.“, afferma in una intervista a Der Spiegel.

Il punto, prosegue l’esperto, è che tutto questo continuerà a mantenere in vita un sistema che ha davvero poco a che fare con i principi dell’economia di mercato, un sistema che andrà avanti “continuando a buttare dalla finestra nuovi finanziamenti al sud dell’Europa”.

Di qui, l’alternativa che l’economista propone: usare il pugno di ferro, e consentire a paesi singoli di lasciare l’euro. “Se la Grecia lasciasse l’Unione Monetaria, i greci potrebbero tornare ad acquistare i propri beni, con i più ricchi che tornerebbero a investire nel paese. Se il Portogallo facesse la stessa cosa, le prospettive sarebbero simili. L’Ifo Institute ha studiato 70 casi di svalutazione delle monete ed è arrivato alla conclusione che la ripresa inizia dopo un anno o due. Ovviamente, suggeriamo una uscita solo temporanea. Ora, la Grecia e il Portogallo dovrebbero diventare -30-40% costosi per tornare a essere competitivi. Ma si sta cercando di concretizzare tale scenario attraverso misure eccessive di austerity all’interno dell’Eurozona, che non funzioneranno”.

Il punto, infatti, è che tali misure porteranno “i paesi sull’orlo della guerra civile prima di produrre qualche effetto, mentre invece un’uscita temporanea riuscirebbe a stabilizzare questi paesi molto velocemente, creare nuovi posti di lavoro e liberare la popolazione dal giogo dell’euro”.

Gli economisti continuano ad arrovellarsi sul caso Grecia, affannandosi a cercare una soluzione. Un’altra contrarian è arrivata qualche ora fa da Moorad Choudhry, numero uno della divisione ‘business treasury, global banking & markets’ dell’istituto britannico Royal Bank of Scotland, che ha affermato come sia necessario cancellare tutto il debito del paese, per evitare il collasso.

Tutto questo, quando proprio oggi, in occasione di una riunione che prenderà il via durante il pomeriggio, i leader dell’Eurogruppo tenteranno di trovare un accordo sulla gestione del debito ellenico. Secondo le attese, ad Atene dovrebbero essere concessi aiuti per 31,2 miliardi di euro, oltre a due anni di tempo in più (al 2022 e non al 2020) per abbassare il rapporto debito/Pil al 120%.