Società

Sole 24 Ore: lettera aperta di un azionista ad Emma Marcegaglia

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Dalla redazione de “Il Sole 24 Ore” riceviamo questa “lettera aperta” di un azionista del gruppo editoriale quotato in borsa al Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Wall Street Italia ritiene giusto pubblicarla, in quanto corrisponde al pensiero di migliaia di persone che direttamente o indirettamente hanno a che fare col quotidiano degli industriali italiani, un patrimonio collettivo che pare diventato a questo punto il “case study” di una precisa strategia: come mandare tutto in malora. Ecco la lettera.

Gentile dott.ssa Emma Marcegaglia, seguo con approvazione le sue prese di posizione pubbliche sempre più incisive. Purtroppo devo constatare che, essendo troppo impegnata ad occuparsi del bene della collettività, non presta il dovuto interesse ai mali di casa propria. Infatti le vicende che hanno interessato “Il Sole 24 Ore spa”, società della quale ha intestate fiduciariamente la maggioranza delle azioni, racconta un altro modo di fare. A fine 2006 esisteva un gruppo che editava il maggior quotidiano economico d’Europa e fatturava 511 milioni di euro…Oggi questi sono i numeri della catastrofe.

CONTI: a fine 2006 il gruppo fattura 510 milioni di euro, un Ebitda di 50 milioni, un cash flow positivo, 1.505 dipendenti. Ad inizio 2007 arriva Giancarlo Cerutti, con l’Ops vengono raccolti 210 milioni di euro. Al 30 settembre 2010, il fatturato crolla a 351 milioni di euro, 77,6 milioni la perdita accumulata negli ultimi 21 mesi, 2.202 dipendenti, 79 milioni di euro di consulenze spesi negli ultimi 3 anni. Solo in questo parziale 2010 tutti gli editoriali sono in “nero”, il nostro gruppo nel terzo trimestre perde 13 milioni di euro e ne brucia altri 7,5 di liquidità.

OPS: a inizio 2007 arriva Giancarlo Cerutti, con l’Ops vengono raccolti 210 milioni di euro. L’Ops viene curata da Mediobanca di cui Cerutti è azionista aderente al patto di sindacato e membro di organi sociali (prima del Cda e poi del consiglio di Sorveglianza). Non c’è stato debutto in Borsa negli ultimi due anni (ce ne sono stati 28) che abbia avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli istituzionali (appena sufficiente). Poltrona Frau, dell’allora presidente di Confindustria, per fare un esempio, ha avuto una richiesta da parte degli istituzionali addirittura 22 volte superiore all’offerta.

Da sottolineare l’assegnazione anomala delle azioni fra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori (si è proceduto al cosiddetto ‘claw back’, si sono spostate azioni dal book degli istituzionali ai piccoli risparmiatori. A cui sono state travasate 7 milioni di azioni in più), per non parlare poi del prospetto informativo… Il prezzo dell’Ops è comunque di dubbia congruità: Morgan Stanley, una delle più importanti banche d’affari del mondo, si sfila perché “per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro” (Sarà poi quotato a 5,75 euro). Nei 42 mesi successivi il gruppo brucia 203 milioni di euro (in altri termini ed a parità di condizioni, senza i soldi ‘spillati’ ai risparmiatori, sarebbe fallito…).

ACQUISIZIONI: parte una scellerata campagna di acquisizioni che nulla a che fare con il core business. Il 10 settembre 2008, in piena crisi finanziaria, quando le società vengono comprate ad una frazione del patrimonio netto, il gruppo acquisisce Esa Software Spa. La valorizza 60,4 milioni di euro. La Esa ha un patrimonio netto tangibile negativo.

VERTICI: in piena crisi l’a.d., Claudio Calabi, se ne va per un’altra poltrona (che stile!). La carica rimane vacante per vari mesi.

POLITICA EDITORIALE: la fallimentare svolta generalista della testa ha fatto perdere, identità, lettori e abbonati. L’inadeguato direttore Gianni Riotta si diletta a riempire la prima pagina con elucubrazioni pseudofilosofiche (tipo che sesso hanno gli angeli).

INOLTRE: comunicazioni sociali poco trasparenti (quali sono le condizioni dell’opzione Put e Call su Esa Software?); preoccupanti tensioni nei rapporti sindacali; appostazioni (imposte anticipate per euro 29,7 milioni) nel bilancio 2009 dalla discutibile aderenza a principi contabili che hanno permesso di ridurre la perdita di 13,4 milioni di euro; titolo che ha perso l’80% del suo valore…

Parliamoci chiaro: la più grande fregatura degli ultimi anni, i risparmiatori l’hanno avuta dall’editore del giornale che tutti leggono prima di comprare un titolo e da una delle poche istituzioni che ha resistito agli scandali. Questa debacle ha due responsabili: il presidente del Cda ed il direttore del quotidiano. Gentile presidente, dalle sue continue esternazioni io ho inteso un filo comune: chi sbaglia paga. Allora destituisca il cav. Giancarlo Cerutti ed il dott. Gianni Riotta.

Leggere anche:
Si aggrava la crisi al “Sole 24 Ore”. Durissima lettera contro Riotta: “giornale distrutto”

“Sole 24 Ore”: un buco spaventoso

Il giornalismo economico sventola bandiera bianca. Crisi al “Sole 24 Ore” e Editori PerlaFinanza

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WSI pubblica anche un comunicato di qualche settimana fa del Comitato di Redazione de Il Sole 24 Ore in cui vengono espresse “forti perplessità sulla gestione di alcune notizie che, nonostante la loro rilevanza oggettiva, continuano a non trovare né sul giornale né sul sito un riscontro paragonabile a quello che trovano invece sulle principali testate nazionali e internazionali, prova ulteriore della loro portata. Fatto ancora più grave quando si tratta di notizie che rientrano nel core business del Sole 24 Ore”.

Ecco la lettera del CdR alla redazione:

“Care colleghe, cari colleghi, Il dialogo sui contenuti del giornale – che il Cdr ha posto, fin dall’inizio, come una delle priorità raccogliendo le indicazioni dell’assemblea – oggi si è interrotto bruscamente per il rifiuto del direttore di confrontarsi su questo terreno.

Il Cdr è ben consapevole degli spazi contrattuali in cui può muoversi e ad essi non intende rinunciare. Il dialogo su questo tema è tra l’altro un dovere nell’attuale stato di crisi, nella prospettiva del rilancio dell’autorevolezza e del prestigio della testata.

Oggi, come in altre occasioni, ci siamo mossi su questa linea, anche esprimendo forti perplessità sulla gestione di alcune notizie che, nonostante la loro rilevanza oggettiva, continuano a non trovare né sul giornale né sul sito un riscontro paragonabile a quello che trovano invece sulle principali testate nazionali e internazionali, prova ulteriore della loro portata. Fatto ancora più grave quando si tratta di notizie che rientrano nel core business del Sole 24 Ore.

A differenza di altre occasioni, questa volta il direttore ha ritenuto di non dover neppure avviare la discussione.

Il Cdr ritiene inaccettabile questa posizione, che ha ricadute dirette sull’organizzazione del lavoro, sulla valorizzazione delle professionalità e sulla loro migliore utilizzazione, nonché sulla credibilità e autorevolezza della testata. Risorse fondamentali per competere sul mercato editoriale. Perciò continueremo a muoverci nella stessa direzione, coinvolgendo la redazione nelle forme che, di volta in volta, riterremo più opportune.

Quanto ai progetti di rilancio della testata, previsti dall’accordo sullo stato di crisi, il direttore ha preannunciato che saranno illustrati nel dettaglio al Cdr nel corso della prossima settimana.

Il direttore ha poi sottolineato l’esistenza di forti problemi di distribuzione del quotidiano per effetto di un sistema che lascia al Sole pochi margini di intervento e di controllo. Un sistema però sul quale ha detto di avere già più volte sollecitato l’azienda a intervenire.

Sempre oggi il Cdr ha incontrato il nuovo direttore del personale Gianluca Perin, che si insedierà il 1° ottobre. Insieme al suo predecessore Enrico Contini e al direttore generale uscente Alessandro Bompieri, è stato fatto un primo punto della situazione, in vista della verifica trimestrale.

Dal Cdr è stata, tra l’altro, sottolineata con forza la necessità di disporre di dati puntuali e aggiornati sul fronte, tra gli altri, delle collaborazioni e degli organici”.