Roma – Roberto Napoletano ce l’ha fatta, sarà il nuovo direttore del Sole 24 Ore al posto di Gianni Riotta, silurato ieri dal consiglio di amministrazione del gruppo editoriale. Dopo due anni di “cura” Riotta, con oltre 50mila copie perdute e un tracollo anche negli abbonamenti, anche i giornalisti del Sole 24 Ore, che nel 2009 avevano alzato un muro contro la sua nomina alla guida del giornale della Confindustria, sono ora pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Del resto l’ormai ex direttore del Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone (che sarà guidato da Umberto La Rocca, attuale numero uno del Secolo XIX) è un candidato che ha saputo raccogliere consensi trasversali all’interno della Confindustria che gli ha affidato le sorti della testata ammiraglia di un gruppo che ha chiuso il 2010 con una perdita di 40 milioni di euro.
Napoletano, che del Sole è già stato vicedirettore e che tra i suoi sponsor passati e presenti conta anche sull’ex presidente della Confindustria Antonio D’Amato e sul presidente delle Generali, Cesare Geronzi, sembrerebbe gradito a tutti. Anche al filone confindustriale dei montezemoliani, che potrebbero ritornare in auge se le manovre del numero uno dell’Unione industriali di Roma, Aurelio Regina dovessero andare in porto. Aspetto non di poco conto se si pensa che Regina proprio ieri ha celebrato la creazione di Unindustria, la Confindustria laziale che rappresenta 4mila imprese e 250mila dipendenti e che vuole competere, a parità di rango, con Assolombarda. “Questi numeri ci rendono certo più equilibrati, più completi – ha spiegato Regina – Qualcuno avrà forse perso in visibilità, ma in questo modo abbiamo dimostrato, come si conviene alle vere istituzioni, siano esse pubbliche o private, di non pensare a noi singoli ma all’interesse delle nostre aziende, dei loro dipendenti, dei servizi e delle opportunità cui dobbiamo farli tendere”.
Di sicuro non è stato Regina a perdere in visibilità con questa operazione che, anzi, ha fatto tornare alla ribalta la sua candidatura alla successione di Emma Marcegaglia che sta per entrare nel cosiddetto semestre bianco, dato che a breve ci sarà l’ultima adunanza della Confindustria cui parteciperà nel pieno dei suoi poteri di presidente degli industriali, in attesa della selezione dei candidati alla sua successione che avverrà tra un anno. La strada per Regina però non è tutta in discesa: Assolombarda, dall’alto dei suoi circa seimila iscritti per un totale di 312.283 occupati, avrebbe intenzione di far sentire il proprio peso ai vertici Confindustriali sostenendo la candidatura di Giorgio Squinzi, amministratore delegato del gruppo Mapei, attualmente responsabile del Comitato tecnico per l’Europa di Confindustria.
Ma Regina ha già lanciato un messaggio distensivo ai lombardi: “Proprio l’asse Roma-Milano, con il sistema di con il sistema di imprese, di aeroporti, di comunicazioni, di innovazione e ricerca, di creatività che esprime, può essere il traino per l’Italia – ha spiegato – lo dice il Pil delle due città che rappresentano insieme quasi un quinto dell’economia del nostro Paese”. Come a dire che, pur venendo da Roma, Regina intende difendere le ragioni di tutti gli industriali. Peccato solo che lui, in fin dei conti, industriale vero e proprio non è. Ma piuttosto un buon manager con qualche piccola quota in qualche azienda italiana. (Giovanna Lantini – Il Fatto Quotidiano)
****************
Il giornale della Confindustria in crisi nera perde il direttore che l’ha provocata e mai risolta. Al suo posto va Roberto Napoletano, attuale direttore del Messagero. Gianni Riotta annuncia ironicamente sul suo profilo Twitter di aver appena cambiato la sua presentazione, che prima recava nella biografia il suo ruolo nel Sole 24 Ore.
Sul nome del sostituto diverse fonti giornalistiche convergono su quello dell’attuale direttore del Messaggero, di Caltagirone Editore, Roberto Napoletano. Il Cda del gruppo editoriale chiamato ad esaminare i risultati 2010 è in corso. Alla guida del quotidiano romano, al posto di Napoletano, andrebbe Umberto La Rocca, attualmente direttore de Il Secolo XIX.
Il Sole 24Ore archivia il 2010 con conti ancora in rosso ma in miglioramento rispetto al precedente esercizio. Il fatturato e’ sceso a 482 milioni dai 502 del 2009 mentre il risultato operativo e’ negativo per 47,8 milioni contro i 67,8 milioni del 2009. Il risultato netto e’ in rosso per 40 milioni rispetto alla perdita per 53,3 milioni del precedente esercizio. Sulle prospettive per l’esercizio in corso la societa’ rileva che il contesto di mercato e’ ancora contrastato prevedendo comunque un margine operativo lordo in sensibile incremento rispetto a quello registrato nell’esercizio appena concluso.
*************
Roma – Se prima era questione di settimane, ora è di ore: Gianni Riotta se ne sta andando dalla direzione del Sole 24 Ore. La notizia filtra alle agenzie di stampa nel pomeriggio di ieri, lui smentisce con una nota: “Smentisco nettamente di essermi dimesso dalla direzione del Sole 24 Ore”. Da quando è stato sfiduciato il 4 di febbraio in un referendum tra i giornalisti del quotidiano – i “No” superarono quota 70 per cento – sembra che ci sia soltanto una cosa che trattiene Riotta sulla poltrona più alta del giornale della Confindustria: il negoziato sulla buonuscita. Gli avvocati sarebbero al lavoro, nei corridoi del palazzo di viale Monterosa, a Milano, si sussurrano cifre a sei zeri, uno o due milioni di euro.
Leggere anche:
1) Si aggrava la crisi al “Sole 24 Ore”. Durissima lettera contro Riotta: “giornale distrutto”
2) Sole 24 Ore: lettera aperta di un azionista ad Emma Marcegaglia
Si vedrà presto se sono esagerate: martedì si riunisce il consiglio di amministrazione della società editrice e in quella occasione potrebbe definirsi una volta per tutte il destino di Riotta. Anche se nulla è sicuro, visto che più volte negli ultimi mesi è stato dato per spacciato salvandosi all’ultimo minuto.
Quel che è certo è che gli equilibri sono ormai da tempo compromessi. Non soltanto tra direttore e redazione, ma anche con l’editore: il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha scaricato Riotta da tempo e in un recente cda era pronta a cacciarlo, ma Riotta ha dimostrato una certa abilità diplomatica tentando un’operazione spregiudicata. Da direttore “marcegagliano” è diventato direttore d’opposizione, cercando sostegni in quella parte di Confindustria che rappresenta l’alternativa alla Marcegaglia, cioè il gruppo coalizzato attorno a Luca Cordero di Montezemolo, da Aurelio Regina a Luigi Abete, che nel quotidiano potrebbe contare, secondo alcuni redattori, sulla sponda del vicedirettore Alessandro Plateroti.
È chiaro che l’equilibrismo di Riotta non era destinato a durare e adesso, assieme a lui, potrebbe saltare anche l’amministratore delegato del gruppo, Donatella Treu. Perché la gestione Riotta non ha lasciato cicatrici soltanto nella redazione, ma anche e soprattutto nei conti. L’ex macchina da soldi di carta è diventata una fonte di perdite per l’associazione degli industriali.
Il bilancio della sua gestione
Ha fatto parecchio rumore, a gennaio, la lettera ai colleghi del giornalista del Sole Nicola Borzi in cui si faceva un primo bilancio della gestione Riotta: 54 mila copie in meno in edicola in sedici mesi, una riduzione degli abbonamenti di quasi il 30 per cento. E il gruppo, nei primi nove mesi del 2010, aveva perso 25 milioni di euro.
>>>LEGGERE — SOLE 24 ORE: UN BUCO SPAVENTOSO
Il direttore non è riuscito neppure a imporre la rivoluzione del formato tabloid, un Sole 24 Ore più piccolo e più maneggevole che però avrebbe determinato un crollo degli introiti pubblicitari non sostenibile. Il progetto simbolo della sua gestione è stato affondato dalla stessa Marcegaglia. Nelle ultime settimane, poi, Riotta ha peggiorato la sua posizione: prima un editoriale troppo critico sulla piazza delle donne che ha fatto imbufalire le redattrici del giornale, poi le gaffe storiche sul Risorgimento e non solo (Riotta in persona ha confuso la Libia con la Somalia), “il giornale è allo sbando”, dicono dalla redazione.
In questi giorni convulsi tutti pensano già al dopo. Riotta, assieme alla consistente buonuscita, cerca di ottenere un paracadute che sembra essere un trasferimento a New York, dove è già stato per il Corriere della Sera. Un buen retiro che gli evita lo stigma del fallimento e che lo mette al riparo dalle ire dei suoi redattori, già pronti alla rivolta se il trasferimento americano sarà concesso. Per la guida del giornale le uniche alternative sembrano interne: il favorito resta Fabio Tamburini, direttore di Radio 24 e Radiocor (le costole minori del gruppo), ma si fa il nome anche del vice di Riotta Edoardo De Biasi.
La Marcegaglia è troppo vicina all’inizio del semestre bianco, l’ultimo sel suo mandato in cui si limiterà a preparare la successione, per imporre un candidato forte. L’unico scenario alternativo è che i montezemoliani anticipino la presa di potere e al cda di martedì riescano a incassare la nomina di Roberto Napoletano, al momento direttore del Messaggero. Comunque vada, il governo non è preoccupato: nel 2009, quando venne scelto Riotta, la Marcegaglia chiese il placet a palazzo Chigi. E, c’è da scommetterci, succederà anche questa volta. Con l’unica differenza che, vista la guerra in corso sulle nomine pubbliche e non solo, tra Letta e Giulio Tremonti bisognerà fare un passaggio anche dal ministero del Tesoro. Intanto Riotta, scrive su Twitter: “A tutti-tutte che twittano simpatia e sostegno what to say? I love ya guys I really do”.
Copyright © Il Fatto Quotidiano. All rights reserved