(WSI) – Il documento che abbiamo anticipato qualche giorno fa, contenente indirizzi di politica economica ed elaborato probabilmente da ambienti vicini al Pdl, non sarebbe un caso isolato. Voci insistenti parlano di un altro gruppo di lavoro che avrebbe prodotto un secondo testo ricco di spunti riformatori sui temi del mercato del lavoro e del welfare. Un documento che andrebbe integrato con il primo e che confermerebbe la teoria accreditata nelle dichiarazioni post-rivelazione dell’esistenza di diversi “gruppi di lavoro” e di molteplici tavoli di riflessione interni al partito.
Regista di questo secondo documento sarebbe il ministro Renato Brunetta che nei giorni scorsi aveva, nemmeno troppo velatamente, polemizzato con Tremonti sulla questione del “posto fisso”. Nel testo, secondo le indiscrezioni, vi sarebbero precisi riferimenti alla necessità di rivedere lo statuto dei lavoratori e di riprendere quell’opera riformatrice iniziata dal duo Maroni-Sacconi con l’allora consulente del ministero Marco Biagi.
Secondo Brunetta, infatti, da lì occorrebbe ripartire: un mercato del lavoro con massicce dosi di flessibilità e che eviti la precarizzazione dei giovani attraverso ammortizzatori sociali più incisivi degli attuali. Una riforma che non sarebbe a costo zero e le cui risorse andrebbero reperite attraverso un piano per l’emersione del lavoro sommerso (soprattutto al sud) che garantirebbe il “recupero” di 2-3 milioni di posti di lavoro oggi “in nero”, con conseguente aumento dei versamenti contributivi e previdenziali. Con quei soldi, andrebbero riformati gli ammortizzatori sociali e la riforma Biagi potrebbe essere completata.
Il modello – e qui ci sarebbero gli indizi della sinergia con Sacconi – potrebbe essere quello utilizzato per la regolarizzazione delle badanti e delle colf. Procedura che, secondo i calcoli del Ministero, avrebbe fatto emergere 300mila nuovi contratti, quasi completamente riferibili a lavoratori stranieri. Un testo, questo, che si porrebbe agli antipodi del Tremonti-pensiero su posto fisso e immobilità sociale e che rilancerebbe l’idea abbandonata a suo tempo dell’abolizione dell’articolo18 e della creazione di un mercato del lavoro ad altissima mobilità ma con forti tutele derivanti dal nuovo sistema degli ammortizzatori sociali.
Se il documento fosse stato redatto prima dell’uscita tremontiana sul “posto fisso”, allora quell del superministro potrebbe essere letta come una sorta di difesa preventiva. In ogni caso, anche su questo tema, la vision di Via XX Settembre sembrerebbe essere diametralmente opposta rispetto a quella di larghissima parte del partito.
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