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Siria, Turchia e sauditi fanno sul serio, vogliono intervenire

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NEW YORK (WSI) – Dopo gli attentati di Ankara di ieri è veramente cresciuta la paura in un’escalation in Siria. Il clima è particolarmente teso a Washington.

Gli Stati Uniti stanno cercando di far desistere Turchia e Arabia Saudita, ormai convinte che solo un intervento militare nel paese mediorientale, afflitto da una guerra civile sanguinolenta che ha già fatto almeno 250 mila vittime, possa riportare la bilancia in favore delle forze ribelli.

Le milizie del regime di Bashar al-Assad, grazie all’appoggio dell’aviazione russa e delle truppe di terra di Iran e Hezbollah, hanno circondato i ribelli nella loro roccaforte di Aleppo, un tempo la città più popolosa della Siria, e sembrano avere la meglio nel conflitto che le vede opposte a diverse fazioni di insorti, tra cui i terroristi jihadisti dell’ISIS, il fronte Al-Nusra vicino ad Al-Qaida e i siriani curdi.

Se il piano per un cessate-il-fuoco concordato, obiettivo odierno, salta, Riyad e Ankara valuteranno l’intervento militare. L’amministrazione Obama ha paura che un’operazione del genere potrebbe scatenare un’escalation della guerra e uno scontro frontale con i russi.

I leader dei ribelli cosiddetti ‘moderati’ – quelli sostenuti dagli Stati Uniti – hanno incontrato funzionari sauditi e turchi negli ultimi giorni con l’intento di mettere a punto un piano per il dispiegamento di una “coalizione islamica” nel nord della Siria.

Secondo quanto riferito da due diplomatici occidentali al Financial Times, la Turchia intende creare una zona cuscinetto “di diversi chilometri di profondità” lungo il suo confine con il paese in guerra nel tentativo di evitare l’espansione delle milizie cure in Siria. L’area sarebbe di aiuto all’opposizione siriana più a Sud, la quale al momento si trova sotto i bombardamenti costanti dei jet di Putin mentre viene attaccata dalle forze di Assad.

 

Usa convinti che ISIS avrebbe preso Damasco

Intanto l’ambasciatore russo del Regno Unito ha rivelato una notizia sconvolgente, ovvero che gli Stati Uniti si aspettavano che l’ISIS avrebbe occupato Damasco, la capitale ancora in mano al governo. Gli Usa, l’Europa, i sauditi e i turchi vogliono le dimissioni di Assad, secondo loro l’unica opzione possibile per arrivare alla fine delle ostilità. Ma Russia, Iran e le forze libanesi di Hezbollah non hanno intenzione di abbandonare il loro alleato sciita.

In un articolo su un quotidiano britannico, il London Evening Standard, l’ambasciatore russo nel Regno Unito rivela che i russi avevano saputo dalle potenze occidentali che, dopo la proclamazione Usa di una no-fly zone, l’ ISIS avrebbe occupato Damasco.

Alexander Yakovenko ha raccontato che “l’estate scorsa ci è stato detto dai nostri partner occidentali che a ottobre Damasco sarebbe caduta sotto l’ISIS“. Gli Usa lo hanno fatto probabilmente per tentare di convincere Mosca ad unirsi nel tentativo di cacciare Assad.

Finora la strategia condotta dagli americani si è ‘limitata’ a una guerra per procura, ma i risultati tardano ad arrivare dopo che Vladimir Putin ha approfittato della sua posizione di forza per mandare i suoi caccia bombardieri in soccorso di Assad, uno dei pochi leader alleati che rimangono al Cremlino nella polveriera mediorientale ricca di risorse petrolifere.

 

– FT.com