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Siria: la Francia studia un intervento militare in stile Libia

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Roma – Parigi alza il tiro e pensa a un intervento armato in Siria. La situazione si fa sempre “più grave e abominevole” e le pressioni esercitate sul regime siriano non sono più sufficienti. Bisogna andare oltre, ricorrere al Capitolo VII dello statuto delle Nazioni unite, ovvero autorizzare la creazione di una no fly-zone, dunque un intervento armato straniero. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, ieri, è apparso davvero indignato contro il presidente Bashar al Assad e i suoi sostenitori, evocando una soluzione analoga a quella adottata per rovesciare il regime di Muammar Gheddafi in Libia.

A far arrabbiare il ministro degli Esteri di Parigi è stata, soprattutto, la notizia che “bambini di 7 e 8 anni sono utilizzati come scudi umani davanti ai carri armati, violentati e assassinati”. Il culmine di ampie e sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui crimini contro l’umanità e crimini di guerra, perpetrati nell’ambito di una politica di stato destinata a compiere rappresaglie contro le comunità sospettate di sostenere l’opposizione e a intimidire e assoggettare la popolazione, secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International.

E allora, le sanzioni – “le più dure” – potrebbero non bastare. “Abbiamo intenzione di fare ricorso al capitolo VII per rendere obbligatorie le disposizioni del piano Annan”, ha detto ieri Fabius nel corso di una conferenza stampa nella capitale francese. “Lavoriamo in questo senso e speriamo che questa misura sia adottata rapidamente”, ha aggiunto, spiegando di avere già coinvolto gli alleati europei e americani.

Se Fabius riuscirà nel suo intento è difficile dirlo. Al momento, le diffidenze sono forti, soprattutto da parte di Russia e Cina. La risoluzione 1973 del Consiglio Onu, che autorizzò l’intervento in Libia proprio sulla base del Capitolo VI dello statuto Onu, secondo Mosca fu ripetutamente travisata dagli alleati per giustificare la guerra a Gheddafi. E così, adesso, il Cremlino preferisce maggiore cautela, propone una soluzione negoziata e il coinvolgimento dell’Iran, considerato attore di primo piano nella regione.

D’altra parte, ieri, anche il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha precisato che le discussioni su un intervento armato in Siria non sono all’ordine del giorno. “Allo stato delle cose penso che nessuno auspichi o proponga un intervento militare” straniero in Siria “neppure con l’autorizzazione dell’Onu”, ovvero “una duplicazione del modello Libia”, ha detto al termine del suo incontro con il segretario della Lega araba, Nabul El Araby. Parigi, in realtà, ha fatto un passo avanti. E secondo Fabius il risultato del dibattito al Consiglio di sicurezza poterebbe non essere così scontato.