Un atto necessario a favore del lavoro: così lo ha definito Giovanni Terzi, assessore comunale alle Attività produttive che ha posto la sua firma definitiva: ma la deroga, ora ufficializzata, che permetterà ai negozi milanesi di restare aperti il primo maggio continua ad alimentare polemiche. La convinzione è che tanti eventi di richiamo domenica prossima favoriranno buoni affari ai negozianti: dalla manifestazione dei sindacati alla beatificazione di Giovanni Paolo II in onda sui megaschermi di piazza Duomo tanta gente si riverserà per le vie del centro, pronte, secondo i Comune, a incrementare i consumi. “È un atto autenticamente liberale – aggiunge Terzi, che è anche capolista della lista civica “Milano al centro” – che lascia gli esercenti liberi di tenere aperto o meno in tutta la città. Mi rammarico che la Cgil persegua ancor oggi una battaglia così stantia e superata”.
Pronta la replica di Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro: “Definire stantia e superata la festa dei lavoratori e il conseguente desiderio di celebrarla col riposo appare assurdo. Colpisce che l’assessore Terzi – continua Rosati – abbia deciso di farsi la propria campagna elettorale sulla vicenda del primo maggio”. Che la festa del lavoro venga intesa come un normale giorno di lavoro (per di più di domenica) è inaccettabile per Filcams (Cgil), Fisascat (Cisl) e Uiltucs (Uil), sindacati di categoria pronti allo sciopero domenicale: “Venerdì 29 aprile dice Graziella Carneri di Filcams faremo un presidio davanti all’assessorato di Terzi e se nulla cambierà, come pensiamo, non rimarrà che incrociare le braccia il primo maggio”. Stessa decisione per la sigla FlaicaUnitiCub: “Abbiamo segnalazioni di lavoratori della grande distribuzione che saranno pronti a dimostrare quanto inaccettabile sia l’iniziativa del Comune” dice Gianfranco Traini di Cub Milano.
L’unica davvero contenta della deroga è l’Unione artigiani: il segretario Marco Accornero ammette che “la gestione del personale nel nostro settore è poco problematica visto che le botteghe sono condotte spesso in prima persona dai titolari e dai familiari”. Soddisfatti, ma in effetti con riserva, gli aderenti a Confesercenti: “Nella determina di Terzi – si lamenta Pietro Rosa Gastaldo, direttore dell’associazione di categoria – viene data facoltà di apertura anche agli esercizi ubicati fuori dal centro storico, in alternativa al 2 ottobre. Pensavamo si volesse valorizzare la città, invece ci sarà il solito affollamento nei centri commerciali delle periferie”.
Su tutti, pro e contro, si abbatte il Codacons che parla di “necessità di svelenire il solito clima tra guelfi e ghibellini, pronti a strumentalizzare ogni tema” a fini politici. “Apriamo i negozi 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, e poi saldi liberi e vendite sottocosto quando si vuole – azzarda l’associazione consumatori – così aumenteremo la concorrenza e nessuno parlerà più del primo maggio”.