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Simest-China D.B.: valuta locale per le Pmi

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Al via la collaborazione tra Simest, la finanziaria pubblico privata per lo sviluppo delle imprese italiane all’estero, e la China Development Bank,importante istituzione finanziaria del Governo cinese. L’accordo, secondo quanto anticipato dal Denaro sabato scorso, viene firmato alle ore 15 del 16 settembre a Canton, in occasione della missione governativa-imprenditoriale in Cina, sotto l’egida del ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino. Presente per Simest l’amministratore delegato, Massimo D’Aiuto, mentre per la China Development Bank il vice direttore generale, Du Runping. L’accordo, siglato, ripetiamo, nel corso della missione imprenditoriale italiana in Cina, consentirà alle aziende italiane, soprattutto alle Pmi, di accedere a linee di credito a medio termine in divisa locale a condizioni vantaggiose.
La collaborazione tra i due istituti è finalizzata anche all’identificazione di progetti specifici nei quali le imprese italiane possano inserirsi e, tra questi, la creazione di parchi industriali, che offrono numerosi vantaggi. “Questo accordo — dichiara D’Aiuto – si inserisce nella strategia di Simest di ampliare la propria collaborazione con le principali entità finanziarie operanti nelle aree economiche di maggiore interesse per le imprese italiane. Abbiamo già realizzato numerosi investimenti in Cina a fianco di imprese italiane; oltre 80 progetti per circa 850 milioni di euro di investimenti nel Paese. Il nostro obiettivo è quello di mettere a disposizione sempre nuovi strumenti che possano facilitare i processi di internazionalizzazione soprattutto delle nostre Pmi sia nelle infrastrutture e utilities che nei comparti di eccellenza italiana nell’ambito dell’attività manifatturiera. L’accordo con la China Development Bank completa la gamma degli interventi finanziari che Simest offre alle imprese italiane in una ottica di integrazione a supporto degli investimenti in questa area geografica. Dal 2004 è operativo anche il Fondo di Venture Capital per la Cina gestito da Simest, che raccoglie un notevole consenso da parte delle aziende che lo utilizzano ampliamente, apprezzandone le modalità di intervento, particolarmente interessanti. Intanto la Cina rimanda al mittente, ovvero agli Stati Uniti e al G7, la richiesta di maggiore liberalizzazione nel mercato dei cambi per lo yuan. Il governatore della Banca centrale di Pechino, Zhou Xiaochuan, respinge infatti la richiesta di liberalizzare il cambio del renminbi. “Noi pensiamo che questa riforma debba essere progressiva”, spiega. Zhou mette quindi in evidenza come “attualmente non siamo veramente sicuri che la liberalizzazione del tasso di cambio in Cina si traduca necessariamente per una rivalutazione della moneta”.