Società

SILVIO BATTEZZA
L’ OPERAZIONE «WALTER»

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
L’«operazione Walter», battezzata
nel filo diretto Arcore-via
dell’Umiltà prima che Berlusconi
tornasse a Roma, è in pieno
svolgimento. Come già segnalavamo
sul Riformista
di martedì, il Cavaliere
è sempre
più attento alle
mosse in chiave
“nazionale” del
sindaco di Roma.

L’ex presidente
del Consiglio
è preoccupato
dell’effetto destabilizzante
che l’eventuale
uscita dal seminato
romano
di Veltroni potrebbe
provocare sull’assetto e la leadership della
Cdl. E non ha tutti i torti visto
l’effetto che la sola pronuncia
del nome «Veltroni» ha nelle
stanze dei bottoni degli altri partiti
dell’opposizione.
Non c’è soltanto An, accusata
esplicitamente dall’azzurro
Cicchitto di fare «moine» con
l’inquilino del Campidoglio. Ma
anche l’Udc di Casini, con cui il
Cavaliere sta tentando di ricucire.

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«Abbiamo massima stima e
considerazione per Berlusconi –
è il ragionamento del
segretario centrista
Lorenzo Cesa – ma in
base alle regole della
comunicazione politica
che proprio il leader
di Forza Italia ha
imposto in Italia, Veltroni
rappresenterebbe
non solo un
salto generazionale notevole, ma
anche una novità in grado di attrarre
una parte degli elettori
moderati che sono decisivi per
vincere le elezioni».

Il tasto dolente,
che Cesa non manca di cogliere,
è sempre quello della leadership
del centrodestra. «Non
ho dubbi – continua il ragionamento
dell’udc – che nel confronto
diretto tra Berlusconi e
Prodi oggi Berlusconi stravincerebbe.
Ma Veltroni, nell’immaginario
collettivo, non è considerato
corresponsabile del disastroso
dell’attuale governo. E dunque
non sarebbe contro di lui che si
concentrerebbero gli scontenti».

Di conseguenza, tra i casiniani,
cresce la tentazione di rivolgere
al Cavaliere un appello alla ragionevolezza.
«Se invece a Veltroni
il centrodestra contrapponesse
anch’esso una novità, tornerebbe
in vantaggio e potrebbe
contestare punto per punto tutti
i gravi errori di gestione che il
sindaco di Roma ha compiuto
negli ultimi anni. Dietro la cortina
fumogena di una immagine
positiva, Veltroni sarebbe un osso
duro. In una competizione alla
pari, tra due novità, invece, il
sindaco di Roma potrebbe essere
colpito e affondato».

Cesa evoca Casini ma Berlusconi,
al momento, non ha intenzione
di mollare. Chi lo conosce
bene, giura che – al di là dei tanti
specchietti per le allodole che sta
facendo disseminare (su tutti
l’investitura di Letizia Moratti) –
il Cavaliere non ha
ancora abbandonato
l’idea di poter un
giorno tornare a palazzo
Chigi con i galloni
del premier.
Con l’eventuale discesa
in campo di
Veltroni, invece, Forza
Italia sarebbe costretta
a un cambio di passo.

Perché, nella sintesi del “veterano”
repubblicano Francesco
Nucara, «il sindaco di Roma va
temuto, eccome». Soprattutto,
aggiunge il segretario del Pri,
«se Prodi continua a rimanere
in piedi. Perché, se cadesse il
governo ora, non ci sarebbe posto
nemmeno per Veltroni».

Lo scenario fin qui delineato
è stato sufficiente per varare,
nell’ambito della campagna per
le amministrative, l’«operazione
Walter». Un’operazione in cui
per tutti i protagonisti dell’arcipelago
berlusconiano c’è una
parte in commedia. Anche per
il capo in persona, che ieri –
parlando con Fini e Maroni –
ha rilanciato la Fed e la possibilità
di soccorrere il governo sull’Afghanistan
(col primo) e
preso le distanze (col secondo)
dal referendum elettorale che
ha in Veltroni uno dei suoi
principali ispiratori.

Nelle “regole d’ingaggio” arrivate al
quartier generale forzista, la campagna anti-
Veltroni viene classificata alla voce
«operazione verità». E visto che l’obiettivo
è tentare di depotenziare «il sistema di poteri
pro Walter» (in primis, editoriale e
quindi mediatico) di cui parlano anche a
via dell’Umiltà, un ruolo non secondario
lo stanno giocando anche i quotidiani di
famiglia. Quindi il Giornale, che ha aperto
l’edizione di venerdì con un editoriale di
Ludovico Festa intitolato “L’ombra di
Walter irrita Massimo”; e il Foglio, che oltre
a denunciare la «benedizione» debenedettiana
(nel senso di Carlo) e le «magnificazioni» montezemoliane (nel senso
di Luca Cordero di), ha dedicato alla tappa
napoletana del tour di Veltroni un paginone
di «osanna (pochi), critiche e stroncature
(molte)».

Il ruolo di frontmen, invece,
è stato assegnato al coordinamento nazionale
del partito. Dopo che a Fabrizio
Cicchitto era toccata l’apertura delle danze
di cui avevamo dato conto martedì, ieri
è stata la volta di Sandro Bondi. Quest’ultimo,
intervenendo al convegno di Roma
sul berlusconismo, ha detto: «Veltroni è il
più eclatante esempio del marketing della
sinistra. È uno che sale sul palco per una
cerimonia dedicata al Papa più amato e
poi si rimangia tutto il giorno dopo. Il
marketing della sinistra declina malamente
Berlusconi senza convinzione perché la
maggioranza manca di identità».

Il richiamo
bondiano al caso della stazione Termini
inizialmente intitolata a Wojtyla è stato
tutt’altro che casuale. Il Cavaliere, infatti, sa
che il sindaco di Roma ha più d’un santo
Oltretevere e, quindi, tentare di incrinare il
feeling tra la Santa Sede e il Campidoglio
è uno degli obiettivi dell’operazione. Non
a caso, anche per questo – oltre che per evitare
che l’ultima corsa elettorale di Veltroni
(contro Alemanno) si trasformasse in
una marcia trionfale – all’epoca delle ultime
amministrative aveva in testa una
«carta» da giocare nella partita per la poltrona
di primo cittadino di Roma (…).

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