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«SILVICIDIO», L’OSSESSIONE DI REGISTI E SCRITTORI

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(WSI) – Berlusconi e la sua morte, che cupa ossessione per i romanzieri e i cineasti italiani. Mezzogiorno di ieri, ufficio affrescato del direttore scientifico del settecentesco Ospedale San Gallicano, nel cuore di Trastevere, sottratto al legittimo titolare, il professor Mauro Picardo, ridotto a lavorare su una scrivania di fortuna. C’è un simil- Giuliano Ferrara (l’attore Riccardo Cavallo, imbottito di cuscini).

Accanto a lui uno pseudo Cesare Previti, interpretato da Paolo Baroni, notissimo al grande pubblico televisivo perché è il maggiordomo di Porta a Porta di Bruno Vespa. I due incalzano il giovane Alberto Bognanni e gli ingiungono: «Devi restituirci il cadavere di Berlusconi…». Altro che Caimano . Altro che Nanni Moretti. Al confronto, quell’universo è un giardino d’infanzia. Qui c’è di mezzo il cadavere del leader della Casa delle libertà, con tanto di inumazione nel giardino del suo omicida. Siamo ben oltre dal Bye bye Berlusconi (col premier rapito) del regista tedesco Jan Henrik Stahlberg, presentato al festival di Berlino e interpretato dall’italiano Maurizio Antonini, perfetto sosia berlusconiano.

Oggi sarà battuto l’ultimo ciak di Ho ammazzato Berlusconi , film a bassissimo costo (600 mila euro) prodotto dalla casa indipendente «Collepardo film» di Caterina Rogani. Una scommessa imprenditoriale e politica che dovrebbe trasformarsi in una distribuzione nelle sale verso settembre-ottobre. «Siamo alla ricerca di un distributore e anche di un co-produttore», ammette Caterina Rogani, che ha firmato la sceneggiatura del film con i due giovani co-registi, Gian Luca Rossi (32 anni) e Daniele Giometto (28). La pellicola ha già chiesto il 15 gennaio 2006 al ministero per i Beni e le attività culturali (direzione generale per il cinema) una sovvenzione di 1.423.000 euro.

Ma la produttrice non è ottimista per la seduta decisiva del 9 maggio: «Chissà, vedremo. Molti intoppi burocratici. E poi la trama… Puntiamo molto sull’autopromozione e magari sulla collaborazione di altri produttori e distributori indipendenti. Non contando granché sul ministero, abbiamo abbassato il budget».

La morte di Berlusconi non è più solo una metafora politica ma è ormai una evidente linea di tendenza narrativa e cinematografica. Prima Chi ha ucciso Silvio Berlusconi , edito da Ponte alle Grazie, scritto da Giuseppe Caruso, collaboratore de l’Unità , che racconta l’angoscia di un ragazzo costretto al lavoro interinale e che decide di vendicarsi con il Silvicidio. Poi La verità bugiarda , di Raul Montanari (Baldini e Castoldi-Dalai) con l’assassinio del Cavaliere in piazza Duomo a Milano. In quanto al cinema, è in uscita Shooting Silvio di Berardo Carboni, 31 anni, ex studente di legge: «Siamo incerti se presentarlo a Locarno, a Venezia o al nuovo festival di Roma. Meglio comunque ora, dopo le elezioni, il film diventa il racconto di un tempo ormai trascorso». Trama: un giovane scrittore scava nella vita di Berlusconi, decide di rapirlo e di eliminarlo, ma non tutto va psicologicamente così liscio. Nome di richiamo nel cast, Alessandro Haber.

Invece la trama di Ho ammazzato Berlusconi alterna il grottesco al tragico. Un libro ( L’omicidio Berlusconi di Andrea Salieri, Edizioni Clandestine) è servito da miccia, ma la sceneggiatura è originale. Matteo sposa Livia, appassionata militante di sinistra. È un giorno di elezioni, lui ha votato per Berlusconi, lei lo lascia furiosa ma muore appena fuori di casa, colpita da un pezzo di metallo sfuggito a un aereo in volo. Lui è sconvolto, fugge in auto, durante un temporale investe un uomo. Carica il corpo in macchina. Lo porta a casa: si accorge di aver ucciso il Cavaliere, appena rieletto a Palazzo Chigi. Matteo decide di costituirsi ma un doppio Berlusconi continua a vivere in tv. Dov’è la realtà? Matteo lo scoprirà presto, durante una convocazione da parte di Gianni Letta, Cesare Previti e Giuliano Ferrara. Qui la trama prende una strada onirica e angosciosa. Matteo teme di impazzire, dialoga col cadavere di Silvio, lo interra nel suo giardino. Arrivano i servizi segreti…

La fine non si svela mai, soprattutto quando il film ha «una struttura finanziaria molto debole», per dirla con la produttrice. Due soli i nomi famosi nel cast: Andrea Roncato e Sabrina Paravicini (Livia, la moglie di Matteo) che ha alle spalle Un medico in famiglia . Nessun attore per Berlusconi: perché è un cadavere. La fine fisica di Berlusconi, insomma, ormai non è un semplice plot narrativo ma una fissazione estetica delle giovani generazioni di intellettuali italiani. Chissà che ne pensa lo scaramanticissimo Cavaliere della Casa delle libertà.

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