
Roma – Il 57% degli esperti mondiali di sicurezza informatica ritiene che sia in atto una corsa agli “armamenti” cibernetici, ovvero si stia puntando al nuovo fenomeno di contrapposizione digitale, la cosiddetta cyberwar. A rivelarlo è lo studio commissionato da McAfee a Security Defence and Agenda-SDA, il principale comitato specializzato in difesa e sicurezza di Bruxelles, secondo cui i Paesi più virtuosi sono Finlandia, Israele e Svezia e le sfide in questo ambito sono molte e pressanti.
I risultati del report, intitolato “Sicurezza informatica: la controversa questione delle regole globali”, per la prima volta tratteggiano un’istantanea globale sulla percezione attuale a proposito delle minacce informatiche e sulle misure da adottare per difendersi da esse e indicano quale può essere la via da seguire. Per realizzare questo check-up SDA ha intervistato i maggiori esperti di sicurezza a livello globale.
Il 57% degli esperti mondiali ritiene che sia oggi in atto una corsa agli armamenti digitali (cyberwar) nel mondo internet; il 36% degli intervistati considera che la sicurezza informatica sia più importante della difesa missilistica; danni o interruzioni alle infrastrutture critiche sono visti come la minaccia maggiore posta dagli attacchi informatici e il 43% la individua come una minaccia nazionale dalle conseguenze economiche estese.
Inoltre il 45% degli interpellati considera la sicurezza informatica importante quanto quella alle frontiere per la protezione del territorio patrio; il livello di “prontezza” cibernetica di Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Cina e Germania è minore di quello di nazioni più piccole come Israele, Svezia e Finlandia (tra i 23 paesi presi in considerazione nel report).