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(WSI) – Chi lo conosce in questi giorni lo descrive stanco,annoiato,triste.Per non
dire demotivato,se non addirittura depresso,che poi suonerebbe quasi
come una bestemmia – e certamente come un insulto – alle orecchie
di chi sulla fiducia in se stesso e sull’ottimismo positivo dell’«uomo del fare» ha
costruito la sua immagine e il suo successo,convincendo tante persone innanzi
tutto perché il primo a esserne convinto è (era?) proprio lui.
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Stiamo parlando
ovviamente di Silvio Berlusconi il quale ieri ha detto che attende come un
cinese sulla riva del fiume.Il Cavaliere si è comportato in modo tanto formidabile
in campagna elettorale quanto imbelle nella fase immediatamente successiva.
Dal giorno dopo le elezioni in pratica ha tenuto una linea politica diversa
ogni giorno,per non dire ogni ora.Si è rifiutato di riconoscere la vittoria
dei suoi avversari e li ha addirittura accusati di brogli,nel momento stesso in
cui offriva loro un accordo per governare insieme.E sostanzialmente analogo
è stato il suo comportamento in tutte le successive partite,che ha perso tutte
sonoramente.Ultima – solo in ordine di tempo – quella sul Quirinale.
Il giocattolo gli si è definitivamente rotto tra le mani con l’uscita di Bossi,
che ha aperto al dialogo con il centrosinistra proprio mentre Berlusconi
si impiccava alla linea del muro contro muro pur di tenersi buono il leader
leghista.Terrorizzato all’idea che dopo il referendum sulla devolution la Lega
possa dar seguito alla minaccia di abbandonare la Cdl – il che segnerebbe
quasi certamente il rompete le righe nella coalizione, ma soprattutto il
«tutti addosso al Cavaliere» – Berlusconi in questi giorni ha dato di sé una
immagine contraddittoria.
Se condivide l’intervista di Tremonti e le risposte
non pregiudizialmente ostili venute dal centosinistra,allora Silvio Berlusconi
deve farsi avanti in prima persona.Del resto qualcuno lo aveva già messo
in guardia,quando si trattava di decidere l’inquilino del Quirinale,su quale
fosse per lui il rischio maggiore nel rifiutare ogni dialogo: l’irrilevanza.E
non c’è niente di più deprimente,per un «uomo del fare»,del non avere più
nulla da fare.Si scuota adesso,oppure si rassegni a tacere per sempre.
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