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Si allarga scandalo Facebook: a rischio dati 2 miliardi utenti

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Nello scandalo dei dati che ha coinvolto Facebook. Sarebbero circa 87 milioni gli utenti finiti nella rete di Cambridge Analytica, la società usata anche dal presidente Usa Donald Trump per la sua campagna elettorale.

I numeri sono stati resi noti dallo stesso social network che, tramite Mike Schroepfer, chief technology officer di Facebook, ha alzato così il tiro rispetto ai 50 milioni finora ammessi

“In totale, crediamo che le informazioni di 87 milioni di persone, prevalentemente in Usa, possano essere state impropriamente condivise con Cambridge Analytica”, ha detto Schroepfer.

Sono gli americani, con 70.632.350 milioni di utenti (81,6%), a fare la parte del leone negli 87 milioni di profili Facebook usati impropriamente per scopi elettorali da Cambridge Analytica.

Ma nella classifica non mancano gli italiani: secondo i primi calcoli, potrebbero essere 214.134 gli utenti finiti nella rete. E sono finiti nel calderone perché 57 utenti del nostro Paese hanno scaricato e installato la app progettata dal docente Kogan, in apparenza un test sulla personalità, poi finita nelle mani della società londinese.

 Nella classifica, subito gli americani, seguono i filippini (1,4%), gli indonesiani (1,3%), i britannici (1,2%), i messicani (0,9%), i canadesi (0,7%), gli indiani (0,6%), i brasiliani (0,5%), i vietnamiti (0,5%) e gli australiani (0,4%).

Ma quello di Cambrodge Analytica potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un sistema che perde acqua da tutte le parti. Facebook ha affermato che i dati della maggior parte dei suoi 2 miliardi di utenti potrebbero essere stati usati in modo improprio, fornendo nuove prove sul fatto che il gigante dei social media non è riuscito a proteggere la privacy delle persone, generando miliardi di dollari di entrate dalle informazioni.

La società ha inoltre aggiunto di aver rimosso una funzione che finira consentiva agli utenti di inserire numeri di telefono o indirizzi e-mail per cercare altri utenti.

Intanto, mentre cresce l’attesa per la testimonianza del Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, davanti alla commissione per il commercio e l’energia della Camera Usa l’11 aprile prossimo, il numero uno del social network in una call organizzata ieri con i giornalisti, ha forse fatto il mea culpa più diretto per gli abusi che ci sono stati sul social network:

“è stato fatto un errore enorme nel non concentrarsi a sufficienza su quei rischi” ha detto Zuckerberg,  che resta convinto di essere ancora la persona giusta per guidare l’azienda come Ceo: “Credo che la vita stia nell’imparare dagli errori e capire cosa serve fare per andare avanti”.