Le tensioni internazionali, il riaccendersi del terrorismo e i dati macroeconomici deludenti sono i principali fattori che hanno cospirato contro i listini azionari. Lo scetticismo degli investitori si e’ riflesso nei bassi volumi di contrattazioni. Questa settimana al New York Stock Exchange in media si sono scambiate circa 1,24 miliardi di azioni, quasi il 5% in meno rispetto alla media giornaliera degli ultimi tre mesi.
A scuotere i mercati si sono combinati numerosi elementi. Sul versante geopolitico, il presidente George Bush ha definitivamente chiarito che e’ arrivato il tempo per decidere sulla questione irachena.
Davanti a una platea di giornalisti, Bush ha affermato che gli Stati Uniti non hanno bisogno dell’appoggio delle Nazioni Unite per disarmare Saddam Hussein.
I dati sconfortanti sull’occupazione e sull’attivita’ manifatturiera hanno poi confermato il quadro grigio dell’economia Usa emerso dal Beige Book, la relazione bimestrale della Federal Reserve sulla congiuntura americana.
Nonostante il panorama generale sia poco incoraggiante, il global strategist di Morgan Stanley Barton Biggs resta fiducioso sulle prospettive dei mercati finanziari.
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