Società

SETTIMANA COL SEGNO PIU’
PER I MERCATI USA

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Settimana di moderati rialzi per le borse americane, che hanno trascorso l’ottava a digerire le decisioni delle banche centrali in materia di politica monetaria. Gli investitori hanno cercato di leggere nelle parole del presidente della Fed, Alan Greenspan, e nei dati macroeconomici comunicati tra giovedi’ e venerdi’ qualche segnale di un prossimo miglioramento dello stato della congiuntura statunitense.

Le notizie contrastanti provenienti dal fronte macro hanno tuttavia reso infruttuoso il tentativo. Se da un lato si allontanano i timori di scenari deflazionistici, dall’altro gli analisti concordano che in assenza di una ripresa degli investimenti societari non ci sono le basi per una ripresa sostenuta del mercato azionario nel lungo periodo.

I volumi di contrattazione inferiori alla media sono un ulteriore segnale di un quadro generale incerto, a cui non partecipa solo l’equity ma tutta l’economia americana.

Contribuiscono ad alimentare il nervosismo le forti tensioni geopolitiche. In attesa degli sviluppi della questione irachena, tornano alla ribalta i timori di un nuovo attentato terroristico contro interessi americani.

Considerato quindi il forte recupero dei listini tra fine ottobre e inizio novembre, una pausa di riflessione non stupisce.

Le scadenze tecniche delle opzioni su titoli e indici della giornata di venerdi’ non hanno avuto conseguenze pratiche. La volatilita’ (VIX – CBOE) si e’ mantenuta bassa per tutta la settimana e si avvicina ora ai minimi degli ultimi quattro mesi.

Con un rialzo del 3,80% (51,70 punti), il Nasdaq anche questa settimana ha messo a segno il guadagno piu’ consistente in termini percentuali, portandosi a quota 1.411. Dall’inizio dell’anno, l’indice hi-tech ha ceduto 539,40 punti (-27,65%), mentre rispetto allo stesso periodo del 2001 il calo e’ di 489,60 punti (-25,76%).

Il Dow Jones ha guadagnato 41,13 punti (+0,48%), a quota 8.578,26. Dall’inizio del 2002, l’indice industriale ha perso 1.443,74 punti (-14,40%), mentre su base annua il calo e’ di 1.294,12 punti (-13,10%).

L’S&P500 ha terminato la settimana a quota 909,81, con un rialzo di 15,07 punti (+1,68%). Dall’inizio dell’anno l’indice ha perso 238,27 punti (-20,75%). La differenza rispetto allo stesso periodo del 2001 e’ di 231,40 punti (-20,27%).

































Performance settimanale dei listini
americani
Indici Valori al 15/11/2002 Variazioni ultima
settimana
Variazioni da inizio anno Variazioni ultimi 12 mesi
DJIA 8.578,26 +41,13
(+0,48%)
-1.443,74 (-14,40%) -1.294,12 (-13,10%)
S&P500 909,81 +15,07
(+1,68%)
-238,27 (-20,75%) -231,40 (-20,27%)
Nasdaq 1.411,00 +51,70 (+3,80%) -539,40 (-27,65%) -489,60 (-25,76%)
Fonte dati: Ufficio Studi
WallStreetItalia

IL MERCATO AZIONARIO

La rotazione che ha interessato praticamente tutti i settori non ha permesso di identificare con chiarezza vincitori e perdenti. In genere, gli investitori hanno privilegiato i titoli dei settori che meno avevano partecipato al rally delle settimane precedenti, mentre hanno preso profitto su quelli che in precedenza avevano performato meglio di altri.

La decisione di Saddam Hussein di accogliere le richieste Onu sul disarmo e sul ritorno degli ispettori in territorio iracheno ha penalizzato i titoli della difesa, il cui indice di riferimento (DFX – Phlx) aveva dato buone soddisfazioni nelle scorse settimane.

Buona la performance dei semiconduttori (SOX – Phlx) nonostante il ‘sell’ assegnato da Merrill Lynch a titoli del calibro di Intel (INTC – Nyse), Analog Devices (ADI – Nyse), Applied Microcircuits (AMCC – Nasdaq) e Vitesse Semiconductor (VTSS – Nasdaq).

In rialzo anche il settore hardware (GHA), che ha visto protagoniste la trimestrale di Dell Computer (DELL – Nasdaq) e le dimissioni di di Michael Capellas da presidente di Hewlett Packard (HPQ – Nyse). La societa’ di Michael Dell, pur centrando le stime, non e’ riuscita a scatenare gli investitori, che avevano gia’ prezzato la buona performance nelle quotazioni del titolo. Inoltre il gruppo ha espresso cautela sulla ripresa della spesa per l’information technology.

Buona la performance dei retail (DJ_RTS). Oltre ai buoni dati sulle vendite al dettaglio di giovedi’, gli investitori hanno accolto con favore la trimestrale positiva di Wal Mart (WMT – Nyse).

Sul fronte degli scandali societari, mentre proseguono le trattative tra le banche d’affaridi Wall Street e il procuratore dello Stato di New York, Eliot Spitzer, sono arrivati nuovi dettagli sulle pratiche illecite dell’ormai famigerato analista telecom di Salomon Smith Barney, Jack Grubman. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, sarebbe stato lo stesso a.d. della parent company Citigroup (C – Nyse) a suggerire a Grubman di “rinfrescare” il giudizio su AT&T (T – Nyse).

I DATI MACROECONOMICI PUBBLICATI IN SETTIMANA

  • Prezzi all’importazione/esportazione. La dinamica dei prezzi, che tendono a stabilizzarsi ad ottobre, e’ una conferma che gli Stati Uniti per il momento non sono destinati ad importare un problema “inflazione” dal resto del mondo.
  • Sussidi di disoccupazione. Le nuove richieste per la settimana conclusasi il 9 novembre offrono un quadro in miglioramento del mercato del lavoro. Sia il dato settimanale che quello calcolato sulla media mobile a quattro settimane si sono stabilizzati al di sotto dell’importante soglia delle 400.000 unità.
  • Vendite al dettaglio. Il dato di ottobre sopra le aspettative e’ una nota certamente positiva. Il pericolo di una fuga del consumatore americano dal capezzale di un’economia che conta sul suo fondamentale apporto appare per il momento lontano.
  • Scorte di magazzino. L’incremento più forte in quasi due anni registrato a settembre conferma ancora una volta la debolezza cronica delle vendite prima del rialzo di ottobre. Il quadro offerto è quello di un’oggettiva difficoltà ad identificare un trend preciso che permetta di allungare l’orizzonte di previsione.
  • Prezzi alla produzione. Il sorprendente rialzo (il piu’ significativo dal gennaio 2001) ribalta le aspettative su quanto il mercato aveva scontato fino a questo momento. Non solo non esiste un problema deflazione, ma anche le posizioni degli investitori sui titoli di Stato con scadenze lunghe potrebbero riservare spiacevoli sorprese se questo dato dovesse essere confermato da altri.
  • Produzione industriale. Il calo superiore alle attese del mese di ottobre va collegato all’accumulo di scorte che si e’ registrato a settembre.
  • Fiducia Michigan. Il dato preliminare del mese di novembre, superiore alle attese dopo il minimo storico segnato ad ottobre, incorpora il rally dei mercati nella seconda meta’ del mese scorso. Per come e’ costruito questo indice, infatti, gli avvenimenti della seconda parte del periodo di riferimento tendono a non essere monitorati adeguatamente.

IL MERCATO DEI BOND

I titoli di Stato USA hanno trascorso la settimana all’insegna delle vendite. Il tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE), dopo aver segnato un minimo intraday nella seduta di martedi’ a 3,77%, ha recuperato fino a portarsi a ridosso del 4,10%.

A spingere gli investitori ad uscire dalle scadenze piu’ lunghe sono state soprattutto le diminuite preoccupazioni di uno scenario deflazionistico. A conferma di cio’, dopo le dichiarazioni di Alan Greenspan alla commissione economica del Congresso e’ arrivato venerdi’ il rialzo superiore alle attese dell’indice dei prezzi alla produzione.

Pur rimanendo scettici sulla ripresa economica, gli investitori considerano meno probabile il pericolo di recessione a doppio minimo. Il risultato, sul finire della settimana, e’ stato un lieve irripidimento della curva, con lo spread tra la scadenza a 2 e quella a 10 anni che si e’ allargato da 215 a 218 punti base.

  • Tasso a 13 settimane (IRX – CBOE)
  • Tasso a 5 anni (FVX – CBOE)
  • Tasso a 10 anni (TNX – CBOE)
  • Tasso a 30 anni (TYX – CBOE)

Per quanto riguarda il mercato dei corporate bond, la settimana e’ stata priva di grandi spunti. Lo spread sui titoli di Stato e’ rimasto pressoche’ costante, con le emissioni societarie “investment grade” che hanno seguito le sorti del mercato azionario. Resta invece poco confortante il movimento sul mercato delle obbligazioni “speculative grade” (high-yield bond), dove secondo gli ultimi dati le nuove emissioni sono circa la meta’ rispetto ai livelli record del 2001. Da segnalare tuttavia che il tasso di default su questo mercato continua a calare.

L’unica nota fuori dal coro e’ quella che riguarda l’offerta lanciata dal colosso finanziario britannico HSBC sulla societa’ di servizi finanziari Household International. Il bond di quest’ultima, dopo aver recuperato oltre 200 punti base di spread nella seduta di giovedi’, avrebbe, secondo gli analisti, la possibilita’ di recuperare altri 100-150 punti base nei prossimi giorni grazie alle migliori condizioni di rating di cui potrebbe godere la societa’.

IL MERCATO VALUTARIO

Dopo aver perso decisamente terreno nelle scorse settimane nei confronti di euro e yen, il biglietto verde si e’ stabilizzato sopra la soglia di $1,00 per 1 euro e 120 yen per dollaro.

Per quanto riguarda la moneta europea, nonostante la maggior parte degli analisti veda buoni spazi di recupero nel medio-lungo periodo, le attese sono al momento per una prosecuzione del trend laterale.

L’analisi tecnica identifica nel breve periodo la soglia di $1,001, seguita da $0,990, come supporti, e $1,007, seguita da $1,01, come resistenze. Per il momento il dollaro dovrebbe quindi rimanere all’interno di questo canale. Nel medio-lungo periodo rimangono invece valide le previsioni di un biglietto verde a quota $1,06/07 contro l’euro.

LE CONCLUSIONI

La performance di questa settimana conferma che il processo di formazione di un fondo dal quale ripartire e’ l’ipotesi piu’ probabile per i mercati azionari USA.

Difficile prevedere quanto potenziale di rialzo abbiano ancora i listini, che comunque hanno chiuso in rialzo cinque delle ultime sei settimane.

Oltre ai dati macroeconomici, rimangono un elemento fondamentale gli sviluppi sul fronte internazionale. Per il momento il mercato sembra aver diminuito il premio sul rischio guerra. Tuttavia, considerato che la situazione irachena e’ tutt’altro che definita, anche un piccolo avvenimento potrebbe riaccendere i timori degli investitori.

L’ipotesi piu’ probabile rimane quella di una tendenza rialzista. Il mese di dicembre, ormai alle porte, e’ tradizionalmente favorevole per i mercati azionari, e la liquidita’ parcheggiata sugli strumenti a breve termine deve, grazie al taglio della Fed, essere investita in un modo o nell’altro. Entrambi gli elementi fanno ben sperare.