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SERVE UNO SHOCK BRUTALE, COSI’ POTREMO RIPARTIRE

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(WSI) – «La recessione è inevitabile, anzi è auspicabile». Senza temere l´impopolarità, Charles Morris vede in una brusca contrazione dell´economia americana l´unica soluzione alla crisi dei mercati finanziari. Il ruolo di Cassandra si addice a questo finanziere pentito che da anni si dedica a denunciare i pericoli di «un sistema fondato su bilanci fittizi, derivati sempre più astratti e nessuna valutazione del rischio», ricorda parlando al telefono da New York. Dopo aver guidato per anni una società che offriva software finanziari alle banche, Morris si è convinto che il tracollo era imminente. Il suo saggio-inchiesta pubblicato a primavera negli Usa (“Crac!” ora in uscita in Italia per Elliott edizioni) è stato un bestseller. «Profetico» come ha scritto l´Economist.

Il titolo originale è “Trilion Dollar”: lei quantificava in un trilione di dollari il costo del grande crac. La cifra effettivamente è questa?
«Era una stima al ribasso perché nessuno è in grado di sapere quanto pesano swap, prodotti derivati e di credit default. Ormai sembra appurato che il tracollo ha già bruciato 2 trilioni di dollari. I cosiddetti “credit default swaps”, il derivato creditizio più utilizzato, hanno innescato una caduta vertiginosa. Per colpa loro, l´interconnessione tra banche è diventata più stretta e implacabile».

Il Piano Paulson basterà?

«Assolutamente no. Le cause del collasso rimangono intatte. Dal 2000, l´America ha speso più del 5% del suo Pil, basandosi sull´aspettativa di crescita del mercato immobiliare. Tra il 2000 e il 2007, l´incremento dei prezzi delle case ha rappresentato circa il 6% del reddito degli americani. Oggi che il mercato immobiliare è crollato, gli americani sono indebitati fin sopra la testa. L´unica via d´uscita è tagliare drasticamente i consumi».

L´abbassamento dei tassi può essere una misura efficace?

«L´Amministrazione Bush sembra determinata a fare tutto il possibile per impedire la recessione. Se continuerà, rischiamo di avere una lunga stagnazione, come in Giappone. E questa è senza dubbio la soluzione peggiore. Gli eccessi di spesa sono stati così sproporzionati rispetto alla ricchezza del paese che il solo modo di ritrovare un equilibrio è passare attraverso una recessione. Il prezzo dei beni mobili e immobili deve tornare al valore reale. E prima accadrà, meglio sarà per l´America e per il mondo».

L´Europa è nella stessa situazione?

«Le banche europee sono esposte almeno quanto quelle americane: in parte perché hanno acquistato i derivati da noi, in parte perché hanno imparato a crearseli. Ma i consumatori europei sono in una situazione migliore degli americani, per questo mi aspetto nel vostro continente un trend meno profondo e spietato che in America».

Ci sono dei vincitori in questa crisi?

«E´ ancora presto per dirlo. Certamente gli investitori che hanno scommesso contro il trend prima che la crisi scoppiasse hanno guadagnato parecchio, così come i “vulture funds”, i fondi-avvoltoio specializzati nel ricomprare società fallite o in bancarotta».

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