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Sempre peggio: questa settimana per il dollaro si mette male

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(WSI) – Qui in Italia, per affrontare una delle settimane più importanti dell’anno, se non la più importante, ci siamo presi un giorno di riposo in più rispetto al solito. Battute a parte, andiamo a vedere quali saranno i temi cruciali, pur essendo sicuri che tutti voi già li abbiate inquadrati.

Stanotte ci saranno le elezioni di metà mandato in Usa, grazie alle quali i repubblicani potrebbero riprendere la maggioranza nella House of Representatives. I dati sul livello di soddisfazione degli americani circa l’operato del governo sono risultati a dir poco disastrosi, in quanto soltanto il 20% dei cittadini è risultato soddisfatto di quello che l’America è diventata oggi. L’impatto sul dollaro di un esito come quello che si prospetta è negativo.

Domani ci sarà anche la riunione della Federal Reserve, che dettaglierà la manovra di Quantitative Easing 2, cominciando a comunicare le prime tranches di acquisti. Abbiamo già discusso ampiamente le possibili modalità in cui verrà effettuato questo intervento, soprattutto durante i nostri webinar mattutini, e abbiamo visto che le possibilità che il mercato reagisca con forti acquisti di dollari, sono inferiori rispetto alle possibilità che il dollaro rimanga sotto pressione.

Anche questo, è negativo per il dollaro. In fine settimana ci sarà anche la comunicazione dei non farm payrolls, attesi a +60k unità, contro i precedenti -95k, che, vedendo come si sta comportando l’ambiente macro degli ultimi tempi potrebbe essere rivisto, anche ampiamente. A meno che avvengano forti sorprese, anche un lieve miglioramento delle buste paga nei settori non agricoli, sul medio periodo non sarebbe da considerare come un buon dato, in quanto ci troviamo comunque a livelli molto molto preoccupanti.

Negativo, anch’esso, per il dollaro. In tutto questo dobbiamo citare i movimenti che sono stati fatti sul UsdJpy, che ieri notte ha fatto segnare un velocissimo rialzo (consiglio: guardare un grafico a 1 minuto per rendersi conto della price action) e qualcuno ha creduto che sia intervenuta la Banca Centrale.

EurUsd – grafico orario

Non ci sono voci ufficiali su un intervento, a nostro parere è possibile che comunque qualche telefonatina per chiedere dei prezzi ai maggiori istituti bancari mondiali sia stata fatta da parte del board, e questo ci fa capire come sia possibile che la BoJ, dopo le ultime mosse sui tassi, voglia tentare di difendere il livello di 80.00, così vicino al 79 ¾ del 1995, in quanto ulteriori rafforzamenti dello yen andrebbero a tagliare le gambe ad una delle poche cose che funzionano in Giappone, le esportazioni. Cominciano anche ad aumentare le preoccupazioni di possibili ulteriori stimoli monetari.

In tutto questo c’è anche chi si distingue e si estranea dal coro dei tassi 0, e che stanotte ha alzato i tassi di interesse a sorpresa, dopo 6 mesi, facendo così balzare la propria divisa vicinissima al livello di parità con il dollaro. Stiamo parlando dell’Australia, che ora ha 4.75% come livello di riferimento per i tassi di interesse. Attenzione che a metà ottobre ci sono già stati un paio di tentativi di rotture, ma la cosa che ci fa pensare di più, è che rendimenti come questi, potrebbero attrarre ingenti capitali e far innescare un piccolo (per il momento non ci sembra ci siano ancora le condizioni per fenomeni duraturi) rally di carry trading, considerando anche il fatto che, se effettivamente il mercato punirà i dollari americani, ci saranno due fattori molto forti a concorrere per la salita della quotazione.

Passiamo ad osservare da vicino un po’ di analisi tecnica, partendo dall’eurodollaro. Lo spunto più interessante che possiamo trarre, compreso oramai come ci si trovi in una fase di incertezza sul medio lungo periodo, giunge dai movimenti degli ultimi giorni di settimana scorsa.

Se vediamo un grafico orario infatti non è difficile notare la tendenza di risaluta iniziata mercoledì. Dal minimo di 1.3740 possiamo tracciare una trendline che congiunge perfettamente tutti i minimi crescenti segnati i giorni seguenti. Per le prossime ore l’idea rimane di affidarsi a questo preciso livello dinamico, che transita per 1.389 come supporto, per andare a rivedere un euro nuovamente all’attacco dei massimo di 1.4010 e 1.4080.

Sembra ancora piuttosto pericolosa la posizione in cui si trova il cambio UsdJpy. La vicinanza infatti del precedente minimo storico a 79.80 non lascia dormire sonni tranquilli a che ha anticipato una ripresa, acquistando dollari. Nell’immediato sono due i livelli in grado di cambiare la situazione giornaliera: abbiamo il primo supporto a 80.25 e la resistenza a 80.80, toccata perfettamente 3 volte negli ultimi due giorni.

Vediamo ora un grafico con candele orarie per intuire la direzione del cambio EurJpy. In questo caso la tendenza da un mese a questa parte è leggermente negativa. Il livello da oltrepassare per cancellare questo scenario è dato da 112.80, mentre il supporto si trova sul perfetto doppio minimo di 111.55 (visto il 20 ed il 29 ottobre scorsi).

Passiamo ora a vedere il cable, la cui risalita, ha riportato a ipotizzare il raggiungimento di 1.61. Questo il più importante livello del cable nell’ultimo mese, nonché massimo degli ultimi 10 mesi di scambi.

La tendenza ribassista su GbpJpy, che stiamo osservando da metà settembre, appare oramai compromessa. La linea negativa infatti, che ha guidato il movimento con buona precisione, è stata oltrepassata settimana scorsa a 129.50. Nel breve (grafico a 5 minuti) vediamo un livello di supporto dinamico a 129.25, che potrebbe essere considerato per i prossimi movimenti di giornata.

Concludiamo con il franco svizzero per vedere come il cambio UsdChf mantenga la propria salita molto costante e come la trendline inferiore di supporto, oggi passante a 0.9840, sia ancora la miglior soluzione per seguire la ripresa dal minimo a 0.9470. Anche il cambio EurChf continua la propria risalita che, una volta rotto il precedente massimo di 1.3835, sembra avere almeno possibilità di un’ulteriore figura di guadagno prima di raggiungere l’obiettivo principale.

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