Venerdì nero per le Borse internazionali affondate ancora dal caro-petrolio e soprattutto dai timori sull’economia americana, rinnovati questa volta dal dato sull’andamento decisamente deludente dell’occupazione. Solo in Europa sono andati bruciati oltre 160 miliardi di euro di capitalizzazione, con perdite nell’ordine dell’1,94% per l’indice paneuropeo Dj Stoxx 600. Un fuoco incrociato di vendite si è scatenato poi un po’ ovunque sui titoli dell’auto, affondati dai dati fiacchi sulle vendite registrate negli Usa dai principali gruppi internazionali, e una revisione al ribasso delle vendite attese nel 2008, sempre negli Usa, da parte di un colosso come Toyota.
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Bush: nonostante qualche preoccupazione per il rallentamento della crescita economica, ‘i mercati finanziari sono forti e solidi’. Il presidente ha esposto la sua posizione dopo aver incontrato il presidente della Federal Reserve, Bernanke, e il segretario al Tesoro, Paulson. Il tasso di disoccupazione Usa risulta salito al 5%, mentre i nuovi posti di lavoro sono stati stimati in soli 18mila, al di sotto delle previsioni che avevano ipotizzato 70mila nuovi posti di lavoro. Ma gli indici sono andati in profondo rosso alla borsa di New York dopo le parole del presidente, secondo cui “non possiamo dare per scontata la crescita economica“.
“I dati confermano i timori che stiamo per cadere in un periodo di recessione“, ha detto Boris Schlossberg di DailyFX.com. “La Fed dovrà continuare ad abbassare i tassi per far fronte a questo rallentamento dell’economia e ci saranno conseguenze negative anche per il dollaro”. Il mercato sconta insomma uno scenario in cui la Federal Reserve molto probabilmente sara’ costretta a tagliare di 50 punti base i feds funds questo mese.
La giornata nervosa dei mercati borsistici era iniziata nel mattino con Tokyo, rientrata con un calo del 4,03% alla prima seduta del 2008 dopo i festeggiamenti per l’anno nuovo, a nuovi minimi da 17 mesi e sotto anche l’importante soglia psicologica dei 15mila punti, in un mix di fattori in cui ha pesato ancora una volta anche il ‘mini-dollaro’, mentre la difficile congiuntura internazionale non aiuta a rassicurare i mercati. Le altre piazze finanziarie asiatiche erano parse un po’ più fiduciose (+2,35% Hong Kong) e anche l’Europa nel mattino aveva tentato di lasciarsi alle spalle i timori per il record visto in sul petrolio, giunto oltre i 100 dollari al barile.
I listini del Vecchio Continente si sono però portati rapidamente in calo nel primo pomeriggio con il dato deludente sulla disoccupazione americana, per poi peggiorare quando anche Wall Street è partita in negativo. La disoccupazione è risultata negli Stati Uniti pari al 5% a dicembre al di sopra delle attese che puntavano su un tasso del 4,8%. Decisamente deludente anche il dato dei 18 mila posti di lavoro creati, rispetto alle stime degli economisti che si attendevano 70mila nuovi occupati. Il timore, dopo la crisi immobiliare e creditizia, è che l’occupazione abbia un contraccolpo negativo sui consumi.
Sono dunque aumentate le attese che nell’incontro del 30 gennaio la Fed intervenga con un nuovo taglio al costo del denaro, ma il possibile alleggerimento delle politiche creditizie non è bastato a riportare il buon umore sui mercati. Nel comparto dell’auto (-5,64% l’indice Dj Stoxx di settore), Renault ha lasciato il 7,6%, dopo che la controllata Nissan aveva segnato una frenata del 9,19% nel mattino a Tokyo, quando anche Toyota aveva chiuso in calo del 4,3%. Ma nel Vecchio Continente sono andati male tutti i grandi titoli del settore, con Daimler in frenata del 6% e Fiat del 6,96%.
Le vendite non hanno però risparmiato un colosso della siderurgia come ArcelorMittal (-3,6%). Mentre Ericsson, che genera oltre il 9% delle vendite negli Usa, ha terminato in frenata del 4,3%. Tra i pochi spunti positivi nel Vecchio Continente, il balzo del 2,8% visto ad Amsterdam sui titoli di Royal Kpn, l’ex monopolista olandese che secondo alcuni rumor non confermati potrebbe essere oggetto di un’offerta pubblica da parte di Telefonica (-0,6%). Poco dopo la chiusura dei mercati europei il quadro a Wall Street vedeva vendite soprattutto sui titoli più ciclici, con ancora una volta gli automobilistici colpiti dalle vendite. General Motors viaggiava in calo del 3% e Ford del 4,50%, ai minimi di 22 anni dopo essere stata superata da Toyota nella vendita di automobili sul mercato degli Stati Uniti nel corso del 2007. Puniti anche i produttori di beni collegati alla casa (-2,5% Home Depot; -6,75% Bed, Bath & Beyond), o i costruttori di microprocessori (-2,6% Hewlett-Packard). Sul Nasdaq, Intel perde il 6,7%, complice anche un peggior giudizio da parte degli analisti di JpMorgan Chase, travolgendo in una spirale ribassista la maggior parte delle azioni del settore informatico Nella tabella l’andamento degli indici di riferimento dei principali mercati. – Tokyo -4,03% – Londra -2,02% – Parigi -1,79% – Francoforte -1,26% – Milano -1,61% – Madrid -1,71% – Amsterdam -1,59% – Stoccolma -3,42% – Zurigo -2,72% – Dow Jones -1,49% (alle 19 circa) – S&P 500 -2,37% (alle 21 circa) – Nasdaq -3,80% (alle 21 circa).