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SEIMILA MILIARDI DI DOLLARI ALLE PORTE DI WALLY

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(WSI) – A pochi giorni di distanza dalle elezioni presidenziali americane e con i prezzi del petrolio e di altre materie prime alle stelle, la consueta inchiesta mensile ad ampio raggio condotta presso i money managers, i grandi gestori di capitali, sulle prospettive dei vari mercati finanziari da parte della banca d’affari Merrill Lynch assume un valore particolare: escludendo alcune analisi scontate e pertanto unanimi – dei 303 gestori intervistati il 95% ritiene che la Federal Reserve alzerà ancora i tassi d’interesse nei prossimi 3-6 mesi – prevale in molti altri casi una sostanziale incertezza sui trend futuri.

Il principale rebus da risolvere oggi per i gestori è costituito dalla valutazione delle due grandi asset class, azioni e obbligazioni, sia in termini assoluti sia in relazione tra di loro: difatti i rendimenti di mercato delle obbligazioni sono un elemento fondamentale per giudicare il livello teoricamente corretto dei mercati azionari.

Ebbene, i valori estremamente ridotti dei primi giustificherebbero quotazioni in Borsa decisamente più elevate di quelle attuali per cui la maggioranza degli intervistati ritiene che i prezzi dei titoli di stato siano eccessivamente alti e di conseguenza giudica le azioni più a buon mercato delle obbligazioni: ma contemporaneamente considera le quotazioni azionarie di per sé non appetibili in quanto la crescita globale appare in rallentamento con il balzo delle commodities destinato a colpire duramente i margini di profitto delle aziende.

Questa visione, forse contorta ma tecnicamente ineccepibile, si traduce nel concreto in una fase di sostanziale stallo dei mercati: tutti attendono un catalizzatore che possa determinare un’accelerazione, al rialzo o al ribasso, e nel frattempo accumulano liquidità da far rifluire sul mercato al momento opportuno. Si calcola che negli Stati Uniti vi siano seimila miliardi di dollari sul mercato monetario, investiti cioè a brevissimo termine, pronti ad entrare in gioco a Wall Street qualora il petrolio rientrasse su livelli più accettabili e le trimestrali di ottobre delle grandi corporation mandassero segnali incoraggianti (il che finora non sta accadendo).

L’ultima annotazione riguarda le valute con circa il 60% degli intervistati che ritiene dollaro e sterlina sopravvalutati; ma se finora lo scivolamento del dollaro contro euro ha soddisfatto entrambe le sponde dell’Atlantico, probabilmente il superamento di certe soglie (1,30) causerebbe negli interscambi commerciali e finanziari effetti molto indigesti.

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