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SEGRETI DI STATO

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La Boeing integrated defense systems

L’ammiraglio Sir Michael Boyce, comandante in capo delle forze armate
britanniche, ha chiesto, a partire dalla fine della guerra in Iraq, una pausa
di almeno 18 mesi prima di mandare i suoi soldati su un altro fronte. Non si
sa se Tony Blair esaudirà mai la sua richiesta fino al 2005. Ma di certo,
almeno fino al prossimo mese di ottobre, George W. Bush non potrà scatenare
alcuna guerra. La ragione è semplice. Gli arsenali del Pentagono si sono
svuotati. Sono quasi esaurite, per esempio, le scorte delle bombe denominate
Jdams, quelle cosiddette intelligenti perché a guida satellitare, che hanno
rivoluzionato il modo di fare le guerre più di qualsiasi altra arma. La
Boeing di St Louis, che produce le Jdams e le vende al costo di 18mila dollari
l’una, ha appena ricevuto un ordine firmato da Donald Rumsfeld per la
produzione «immediata e urgente» di 30mila nuove «smart bomb». Lavorando
24 ore al giorno e aprendo anche altre linee di produzione negli stabilimenti
del Missouri, la Boeing integrated defense systems è convinta di potercela
fare in sei mesi per rimpiazzare l’arsenale svuotato dai bombardamenti in
Iraq. La notizia, trasmessa immediatamente a Damasco dall’ambasciata siriana a
Washington, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Bashar Assad, presidente
della Siria. Ma anche a Teheran e soprattutto a Pyongyang i dirigenti politici
si sentono un po’ più rinfrancati e sperano che qualche sciopero o un altro
intoppo fermi la catena di montaggio della Boeing.

Un sospetto di nome Fielding

Era il segreto meglio conservato in America: l’identità di Deep Throat, la
gola profonda che nel 1972 permise ai giornalisti del Washington Post, Bob
Woodward e Carl Bernstein, di rivelare lo scandalo del Watergate e di mandare
a casa il presidente repubblicano Richard Nixon. Dopo quattro anni di lavoro
investigativo, gli studenti della scuola di giornalismo dell’università
dell’Illinois sostengono di aver risolto il caso. In una conferenza stampa a
Washington hanno annunciato che il misteriosissimo Dreep Throat non è né
Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato, né Pat Buchanan, l’ex speechwriter
di Nixon, come per anni si è insinuato, ma il meno conosciuto Fred Fielding,
il numero due dei legali della Casa Bianca all’epoca del Watergate. «Tutte le
nostre indagini portano a lui. Rimangono veramente pochi dubbi», ha
dichiarato il professore di giornalismo Bill Gaines, che ha coordinato il
lavoro degli studenti, i quali hanno messo a confronto migliaia di documenti.
Come assistente di John Dean, il capo dell’ufficio legale di Nixon, l’avvocato
Fielding era «nella posizione di osservare il cover up senza essere accusato
di aver partecipato lui stesso alla cospirazione» ha spiegato il professor
Gaines, che ha vinto un premio Pulitzer quand’era reporter investigativo del
Chicago Tribune. Chiamato in causa, Fielding, che ancora collabora con i
repubblicani, non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti, così
come Bob Woodward, il vice direttore del Washington Post. Più imbarazzata la
reazione dell’altro autore dello scoop sul Watergate, Bernstein, il quale ha
affermato che «il programma di giornalismo dell’università dell’Illinois
andrebbe screditato e il professor Gaines sculacciato come un discolo». Per
Gaines è stato facile rispondere che «la reazione di Bernstein mi porta a
credere che i miei studenti hanno ragione». Quanto alle sculacciate, ha
concluso, «sono troppo vecchio per riceverne».

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