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SECOND LIFE DIVENTA
OPEN SOURCE

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(WSI) –
8 gennaio 2007. Segnatevi questa data, perché potrebbe rappresentare un momento importante nella storia di Internet. Era stata ampiamente anticipata, la volontà di Linden Lab di aprire progressivamente Second Life all’open source. Ieri, con un annuncio quasi a sorpresa, perché in anticipo sui tempi previsti, la società di San Francisco ha iniziato il suo processo di “democratizzazione” digitale, pubblicando una versione con licenza GPL del software (definito “viewer”) che permette di accedere al suo mondo virtuale. È il primo passo verso la completa migrazione all’open source. La comunità degli sviluppatori potrà ora modificare liberamente il viewer, introducendo nuove caratteristiche e rilasciando versioni alternative del software di accesso.

Evoluzione di Second Life e Web 2.0
La mossa di Linden Lab apre un duplice scenario di interesse nel futuro di Second Life. In primo luogo, per la probabile (e ulteriore) impennata di popolarità che investirà il suo mondo digitale. La possibilità di modificare il viewer spingerà probabilmente molti sviluppatori a creare software di accesso personalizzati, progettati ad hoc sulle esigenze di singole società o sull’uso di determinati servizi. Se molte compagnie hanno già aperto quartier generali nel mondo di Second Life, i viewer dedicati potrebbero dunque essere una perfetta occasione per ampliare la propria presenza o i servizi offerti ai clienti. Linden Lab continuerà ad ogni modo a rilasciare versioni ufficiali del suo software di accesso, all’interno del quale ha annunciato di voler implementare le modifiche più interessanti sviluppate dalla community.

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Il secondo scenario di interesse riguarda l’evoluzione a lungo termine dei mondi digitali. Dopo il rilascio su licenza GPL del viewer, Linden Lab ha confermato di voler seguire la stessa strada con il software di gestione dei server, responsabile del mondo virtuale (la cosiddetta “grid”) di Second Life. Un processo, come detto, che si concluderà in futuro con il completo passaggio all’open source. Da quel momento, la piattaforma di Second Life, ad oggi il social world più popolato della Rete, potrebbe diventare lo standard per le comunità virtuali 3D. E quindi un punto di riferimento per il cosiddetto Web 2.0, fondato sui concetti di community, partecipazione e condivisione.

«Second Life è più forte come idea che come semplice piattaforma software – aveva spiegato Tony Walsh, esperto di new media, in un’intervista su La Stampa.it – Se la piattaforma non sopravvivrà, l’idea di Second Life continuerà ad evolversi». Il progetto di Linden Lab, dopo gli annunci recenti, sembra invece quello di giocare d’anticipo, affermando la propria piattaforma.

Open source: L’unica soluzione possibile?
«Embracing the inevitable», ovvero “accettare l’inevitabile”. È in questo modo che Linden Lab ha definito la scelta di migrare verso l’open source. Una decisione che avvicina Second Life a molti altri software “aperti”, ad oggi fondamentali per l’esistenza di Internet, da Linux ad Apache, e nella quale deve aver avuto un ruolo importante anche il progetto Libsecondlife, avviato nel maggio 2006, con il quale sviluppatori esterni avevano già iniziato a “giocare” con il codice di Second Life.

«È piuttosto ovvio che quando si costruisce qualcosa di aperto come Second Life, il desiderio sia che il prodotto stesso sia aperto a tutti», spiega Cory Ondrejka, Chief Technology Officer di Linden Lab. La quantità di codice per la gestione degli oggetti scritto finora dagli utenti ha d’altra parte raggiunto proporzioni straordinarie, prosegue Ondrejka, e «sarebbe stupido non permettere che tutto questo talento e queste energie possano essere utilizzate nel client stesso».

Anche per questo motivo il processo di standardizzazione sarà completo. Il linguaggio proprietario di Second Life, il Linden Scripting Language (LSL) verrà sostituito da C# e Mono. Il sistema di messaggistica interno utilizzerà invece il protocollo Jabber, lo stesso di Google Talk. L’obiettivo è anche quello di potenziare gli strumenti a disposizione. «Immaginiamo di volere un’intelligenza artificiale che risponda a chi entri nel tuo negozio – spiega Ondrejka – o sia in grado di gestire efficacemente un tour reagendo ad un’ampia serie di input esterni. Il Linden Scripting Language non ha le caratteristiche per creare un’intelligenza simile».

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