(WSI) – La turbolenza sui mercati e’ altissima, la gente in Europa e’ preoccupata, le 200.000 persone in strada ad Atene, i 3 morti e molti feriti, gli assalti al locale Parlamento e alle banche nelle manifestazioni elleniche costitiscono il momento piu’ buio e grave per l’Unione Europea dalla sua nascita. I disordini in Grecia sono scatenati dalle proteste (spontanee o guidate poco importa) contro il pesantissimo piano di austerita’ che il governo ateniense e’ costretto ad imporre al paese. Il piano provochera’ 10 anni di recessione e quindi non piace a nessuno, solo che serve per scongiurare la fuoruscita della Grecia dall’euro, evento che scatenerebbe “la madre di tutte le crisi finanziarie” nel castello del sistema Europa. In tale scenario la speculazione internazionale fa il suo cinico gioco, ogni ora, in tempo reale e attacca dove puo’ e vede i punti di massima debolezza a facile sfondamento. In pochi minuti si creano vaste ricchezze mentre molti perdono. E soprattutto la gente normale perde.
Gli americani – o meglio certi poteri forti finanziari, spesso identificabali con le frange piu’ aggressive della speculazione, cioe’ un fuoco di fila di hedge funds e banche – si sono scatenati contro l’Europa non solo attaccando sul terreno abituale di borsa e soprattutto del mercato obbligazionario ma anche con altri mezzi; anzi con armi improprie di distruzione, propaganda, immagine. In che modo? Perfino con la creazione di acronimi finanziari assai “insultanti” per il nostro ed altri paesi, nazioni che certa finanza di New York assume siano in difficolta’ di bilancio; stati della UE che potrebbero avere la peggio da un effetto contagio da cui il dollaro trarrebbe grande vantaggio.
I lettori di WSI conoscono gia’ (lo usiamo da 2 anni) l’acronimo anglosassone PIIGS, (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna): evoca dall’inglese i “maiali” e raggruppa alcune nazioni ad alto indebitamento. Moltissimi ci scrivono email rimproverandoci per questa scelta; inviano commenti di protesta loggandosi ai numerosi articoli che pubblichiamo sulla crisi europea; ci chiedono in sostanza di smettere di parlare di PIIGS: e’ offensivo e non utile all’immagine del paese, dicono. Ma se tutte le maggiori banche internazionali il termine PIIGS lo utilizzano nei loro report e studi, come si fa a tacerne dovendo fare oggettivamente la cronaca di questi drammatici giorni?
Eppure adesso c’e’ di peggio. Qualcuno negli Stati Uniti ha lanciato un nuovo acronimo ancora piu’ offensivo e insultante di PIIGS, stavolta una parola che non lascia dubbi neppure a chi non conosce l’inglese: “S.T.U.P.I.D.” Nelle sale trading di Manhattan sono le iniziali di Spagna, Turchia, UK, Portogallo, Italia, Dubai, un gruppo arbitrario e non omogeno di nazioni legate insieme dalle iniziali ad uso e consumo di una presunta debolezza fiscale di ciascuno. Pensate che e’ stato varato anche un indicatore STUPID, quello che vedete nel grafico in alto a sinistra in pagina. Il titolo del grafico e’: “Il rischio per le nazioni STUPID sale verso i massimi del marzo 2009” (cioe’ il mese in cui l’indice S&P500 crollo’ alla diabolica quota 666, bottom borsistico di 12 anni durante la crisi americana dell’anno scorso).
Ed ecco il testo di accompagnamento del grafico: “Il profetico STUPID sovereign index e’ adesso a 250 punti base dopo essere salito di oltre 50 punti negli ultimi giorni. Di questo passo potremmo toccare il record di tutti i tempi di quota 370 raggiunto l’ultima volta nel marzo 2009 quando sembrava che il mondo finisse. Di fatto – prosegue il testo, pubblicato da un website neworkese – con il fallimento totale da parte di Fondo Monetario Internazionale e BCE nel prevenire il contagio europeo, questa adesso e’ piu’ che una remota possibilita'”.
Stando cosi’ le cose suggeriremmo umilmente al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per conto del governo di Roma, di rispondere formalmente a queste considerazioni; sarebbe bene reagire con forza al nuovo pesante schiaffo anti-italiano per difendere il buon nome del paese, sbattuto impunemente nel gruppo degli S.T.U.P.I.D. Lo fara’, Tremonti? Abbiamo qualche ragionevole dubbio che cio’ possa accadere. Ma non si sa mai.