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SCUDO FISCALE: POTREBBERO RIENTRARE 300 MILIARDI

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Ammontano a quasi 300 miliardi i patrimoni degli italiani detenuti all’estero che potrebbero essere rimpatriati aderendo allo scudo fiscale. Sul totale di 278 miliardi, 125 si troverebbero in Svizzera; 86 in Lussemburgo; il resto in altri paesi compresi oltre 2 miliardi nella Repubblica di San Marino. A due giorni dal voto di fiducia sullo scudo fiscale, tanto contestato dall’opposizione, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate forniscono i dati sulla base di stime Ocse.

“Rimpatriare pagando il 5%”. “I contribuenti che sono in difetto – spiega il generale della Gdf Giuseppe Vicanolo – possono scegliere di avvalersi dello scudo pagando il 5% del valore delle attività rimpatriate”. La circolare definitiva dell’Agenzia delle Entrate con i chiarimenti relativi all’applicazione della nuova normativa, arriverà la prossima settimana. “Terrà conto – spiegano alle Entrate – dei contributi che addetti ai lavori e cittadini hanno fornito online dopo la pubblicazione della bozza pubblicata sul sito dell’Agenzia due settimane fa”.

Presto 5.000 verifiche. Al momento i reparti delle Fiamme gialle stanno effettuando 1.000 delle 5.000 verifiche decise per contrastare l’evasione fiscale internazionale: residenze fittizie all’estero; movimenti finanziari nei paradisi fiscali; imprese estere non dichiarate. Da gennaio la Finanza ha recuperato quasi 4 miliardi di euro nascosti oltre confine. Nel mirino sono finiti i big dello sport, il ciclista Davide Rebellin e il pilota di Formula 1 Vitantonio Liuzzi.

L’opposizione. Sullo scudo fiscale ter, con annessa sanatoria per il falso in bilancio, si alza però il muro dell’opposizione, a cominciare dal Pd che ha deciso di presentare una pregiudiziale di costituzionalità al decreto correttivo. “Supplichiamo Napolitano di non firmare”, ha detto ieri Antonio Di Pietro in aula. “E’ riciclaggio di Stato”.

Voto di fiducia. Il governo, con tutta probabilità, chiederà oggi la fiducia e il voto finale arriverà giovedì: si tratta della ventritreesima del governo Berlusconi. Di conseguenza l’unico articolo di cui è composto il decreto (che è il correttivo di quello approvato con il provvedimento anticrisi) sarà votato senza prendere in considerazione le circa 100 richieste di modifica presentate dalle opposizioni.

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Roma, 29 set. (Apcom) – Ammontano a quasi 300 miliardi i patrimoni degli italiani detenuti all’estero che potrebbero essere rimpatriati aderendo allo scudo fiscale. Di questi, 125 miliardi si troverebbero in Svizzera e 86 in Lussemburgo. Sono i dati forniti dalla Guardia di finanza e dalla Agenzia delle entrate sulla base di stime Ocse. Sempre secondo l’Ocse è di quasi 7mila miliardi di dollari il giro di denaro orbitante nei paradisi fiscali, dei quali circa 1.600 provento di attività criminali. La prossima settimana è previsto l’arrivo della circolare definitiva.

Secondo l’associazione italiana dei Private Bankers, inoltre, i capitali degli italiani che potrebbero essere rimpatriati o regolarizzati ammonterebbero a 278 miliardi di euro, la parte più rilevante, circa 125 miliardi, sarebbe detenuta in Svizzera, altri 86 miliardi si troverebbero in Lussemburgo, il resto in altri Paesi (compresi oltre 2 miliardi nella Repubblica di San Marino).

Il 15 settembre, ricordano Gdf e Agenzia entrate in occasione di un convegno sul destino dei paradisi fiscali, l’Agenzia ha pubblicato sul proprio sito internet la bozza di circolare sullo scudo “creando un vero e proprio forum in modo da valutare e recepire suggerimenti e proposte di modifiche da parte degli addetti ai lavori e dei cittadini. Con l’arrivo della circolare definitiva prevista per la prossima settimana – sottolineano – tutto sarà pronto per valutare se sfruttare la chance dello scudo nella consapevolezza che la nuova sfida contro i paradisi fiscali non trova Guardia di Finanza e Angenzia delle entrate ferme ai blocchi di partenza, ma già lanciate in percorso da portare avanti con forza e determinazione”.

Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate sottolineano comunque che l’era dei paradisi fiscali “è ormai finita” e lo scudo fiscale è “l’ultima opportunità di mettersi in regola. Lo scudo fiscale – afferma il generale Vicanolo – offre un’occasione unica ai contribuenti per regolarizzare i capitali detenuti all’estero e non dichiarati – sottolinea – è questa l’ultima occasione prima della svolta della lotta ai paradisi fiscali”. I contribuenti che sono in difetto – spiega Vicanolo – possono scegliere di avvalersi dello scudo, pagando il 5% del valore delle attività rimpatriate o regolarizzate, oppure continuare a rimanere nell’illegalità, ma in questo caso correndo il rischio di essere controllare e di sopportare il peso di altissime sanzioni pecuniaria e la confisca dei beni patrimoniali”. Infatti, aggiunge, “i rischi di essere sottoposti a controlli sono aumentati e aumenteranno ancora”.

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Scudo fiscale: Casero, nessuna proroga

(ANSA) – ROMA, 29 SET – Il termine per aderire allo scudo fiscale ”e’ fissato al 15 dicembre. Non ci saranno proroghe”. Lo ribadisce il sottosegretario all’economia Casero a margine del convegno Gdf-Agenzia entrate su ‘Il destino dei paradisi fiscali’. Sull’ipotesi avanzata da molti analisti sul fatto che grazie allo scudo fiscale si possano recuperare circa 100 miliardi Casero commenta:”saremmo ben lieti,ma noi nella legge abbiamo messo solo un euro e non facciamo cifre”.

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SCUDO FISCALE: DI PIETRO, E’ RICICLAGGIO DI STATO

(AGI) – Roma, 29 set. – “Lo scudo fiscale e’ riciclaggio di Stato. Fino ad oggi i proventi di reati nascosti all’estero costituivano riciclaggio, come era previsto dalla legge. Da domani, da parte di questa maggioranza, di questo Parlamento e di questo governo ci sara’ un lavaggio industriale e si renderanno responsabili di un vero e proprio riciclaggio di Stato”. Lo ha detto il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, conversando con i giornalisti a Montecitorio.

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Tremonti: Paradisi, intese San Marino poco comprensibili

Roma, 29 set. (Apcom) – “Credo ci sia un deficit di comprensibilità nelle intese per lo scambio di informazioni in materia fiscale da San Marino con paesi come Monaco, Liechtenstein, Far Oer, Andorra, Groenlandia, Malesia e altri”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sottolineando che “per uscire dalla lista grigia dell’Ocse non conta solo il numero dei paesi con cui si siglano i trattati, ma anche la qualità”. La dichiarazione del ministro, rilasciata nel corso del convegno sui paradisi fiscali dell’Agenza delle entrate e della Guardia di finanza, riguarda le 12 intese sullo scambio di informazione fiscale siglate da San Marino con gli altri paesi, una condizione richiesta dall’Ocse per uscire dalla lista grigia dei paradisi fiscali.

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La Guardia di Finanza: “E’ l’ultima opportunità di mettersi in regola”

Lo scudo allargato (da Il Foglio)

Se si vogliono far rientrare i capitali, è scontata la sanatoria dei reati
Le disposizioni normative per il rientro dei capitali dall’estero appaiono come l’ultima opportunità di mettersi in regola. E’ quanto si legge nel comunicato stampa della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle entrate del convegno ‘Il destino dei paradisi fiscali’. In questi giorni le fiamme gialle stanno mettendo in campo mille verifiche fiscali, delle cinque mila in corso, dedicate al contrasto continuo dei fenomeni legati all’evasione fiscale internazionale: i fittizi trasferimenti all’estero delle residenze delle persone fisiche e giuridiche, la presenza nel nostro territorio di stabili organizzazioni, non dichiarate al fisco, di gruppi multinazionali esteri, le pratiche di transfer pricing, destinate a trasferire redditi in paesi con regimi fiscali di favore.

Dopo il voto della scorsa settimana lo scudo fiscale – fino ad ora limitato alle fughe di capitale delle persone fisiche – è stato esteso a quelle compiute dalle società. In effetti è difficile distinguere queste da quelle, poiché molte volte i denari imboscati all’estero da singoli individui provengono da loro società di comodo. E molti dividendi e rendite percepiti all’estero da persone fisiche vanno a finire in società finanziarie che, a loro volta, in tutto o in parte occultano i propri capitali nei paradisi fiscali. Dato questo intreccio, lo scudo fiscale per il rientro o la regolarizzazione dei capitali dall’estero, se limitato alle sole persone fisiche, rischiava di fallire in larga misura e di dare luogo a nuovi contenziosi. Dunque questa estensione era inevitabile.
Ci si può domandare, peraltro, perché non sia stata attuata prima, nel decreto fiscale, in cui è stato inserito questo condono, che dovrebbe collegarsi alle indagini a tappeto sulle evasioni e le frodi fiscali compiute mediante i conti cifrati e i depositi al portatore. E’ probabile che si sia deciso di rimandare per evitare il clamore che ciò avrebbe suscitato in Parlamento, dovuto al fatto che a questa estensione dello scudo si collega la sanatoria dei reati di falso in bilancio commessi in rapporto a queste evasioni.

Questa sanatoria, oltre che inevitabile, è anche necessaria, in quanto il far uscire clandestinamente dei capitali da società italiane o estere comporta sempre un’alterazione dei bilanci. E’ dunque una pura ipocrisia approvare l’estensione dello scudo alle società e allo stesso tempo opporsi alla sanatoria del falso in bilancio ad esso connessa. D’altra parte una volta che si sia adottato lo scudo fiscale anche per poter esercitare pressioni sugli stati che si prestano a queste evasioni affinché collaborino a sventarle, appare illogico non applicarlo alle società. Oltretutto ciò comporterebbe una discriminazione fra le diverse modalità con cui sono state compiute queste evasioni. Il vero punto del contendere non è questo. E’ se lo scudo costituisca davvero la premessa per rendere più trasparenti gli intrecci internazionali del capitalismo italiano.